la lettera alla città e a papa Francesco del missionario che che si è fatto ultimo tra gli ultimi
“caro Francesco ti scrivo…”
Biagio Conte, che si appresta a passare la terza notte all’addiaccio, si appella a Papa Francesco per risolvere il problema dell’emergenza abitativa a Palermo
Gli occhi di Biagio Conte guardano il cielo. È un cielo uggioso, quello di Palermo, che inzuppa la città di quella pioggerellina che passa oltre i vestiti e inumidisce anche le ossa. “Trovo assurdo – continua a ripetere alla folla sparuta ma costante che si avvicina a lui, sotto i portici delle Poste – che 27 anni dopo io debba tornare in strada per le stesse battaglie. Questa città non può voltarsi ancora dall’altra parte”.
Ha scritto una nuova lettera, questo pomeriggio. C’è l’impegno del deputato Udc Vincenzo Figuccia di portarla all’Assemblea e leggerla ai 70 deputati che rappresentano i siciliani a Sala d’Ercole. “L’umanità – scrive Biagio Conte nella missiva – deve essere solidale verso chi è privo di beni essenziali e muore di fame, verso chi profugo dalla patria, cerca un rifugio per sé e per i suoi bambini, che saranno gli uomini e le donne del futuro. Ogni essere vivente deve avere la sua identità, un riconoscimento, un documento, una residenza, una integrazione per poter ricominciare una nuova vita”.
“È nostro dovere – aggiunge, di suo pugno, la penna blu, le mani spaccate dal freddo – ascoltare il grido di chi è rimasto senza occupazione e vede pericolosamente minacciato il proprio domani, la perdita della casa, della propria famiglia e della sua dignità”.
Così l’appello si allarga. E arriva fino a Papa Francesco: “Fratel Biagio pieno di speranza invita il nostro Papa, il nostro vescovo, le varie religioni, il nostro sindaco, il nostro presidente della Regione, il nostro presidente dello Stato e tutti i cittadini a rispondere al male con la preghiera, il digiuno e le opere, prima che sia troppo tardi”. Firmato “Pace e speranza, Fratel Biagio, piccolo servo inutile”.
fratel Biagio invita all’accoglienza
lettera aperta alla città
Biagio Conte, dopo l’ultima morte di freddo avvenuta a Palermo di Giuseppe, che era stato portato in ospedale dai suoi volontari della missione ‘Speranza e Carità’, ha deciso di dormire per strada, scrivendo una lettera aperta alla città, da cui ha lanciato un grido di allarme contro l’indifferenza:
“Vivo un profondo disagio: non riesco a essere tranquillo, non dormo e non riesco a mangiare, sapendo che ancora ad oggi tante persone vivono per strada. Tante famiglie sono sfrattate e non hanno la casa, tante persone non hanno lavoro. La forte indifferenza e il profondo egoismo ancora oggi sono molto diffusi, mi inducono a rispondere al male con il bene.
Per queste ingiustizie mi abbandono anch’io per strada, per solidarizzare con chi è morto per strada, per chi ancora dorme per strada. Mi sosterranno la preghiera e il digiuno, affinché i cuori e le coscienze si scuotano e si sensibilizzino verso i più bisognosi”.
Biagio Conte ha spiegato il suo gesto nella lettera: “Non riesco ancora ad accettare che ci possano essere tanti ancora che vivono queste profonde sofferenze nella loro vita dovuti principalmente all’indifferenza e che continuano a vivere e morire per strada non riesco ancora ad accettare l’idea che tanti ancora siano senza lavoro, senza casa e devono morire per strada, voglio condividere questa vita con loro, stare insieme a loro, così è nata la Missione di Speranza e Carità e questo è il cammino che sento di portare avanti”.
Biagio Conte è consapevole che nella missione ‘Speranza e Carità’ sono ospitate tante persone, ma moltissime non possono essere accolte: “I fratelli e le sorelle sono al riparo nella struttura della Missione che è pienissima e i bisogni sono tanti ma molti ancora sono per strada c’è bisogno di aiuto, c’è bisogno di sostegno profondo, vero, sincero, ognuno deve fare la sua parte prima che sia troppo tardi”.
Quindi nella sua missiva ha lanciato un appello: “Il povero ha bisogno di noi, ma anche noi abbiamo bisogno di loro ‘ricchi e poveri insieme’, chi ha e non dona nulla al bisognoso, al più debole e all’indigente, non può essere un uomo o una donna di giustizia, di pace e di speranza.
Autorità e singoli cittadini, chi ha la possibilità di donare una casa, è doveroso donarla in modo di aiutare chi non ha un riparo, un tetto. Chi non dona e non aiuta contribuisce all’impoverimento della nostra società: è urgentissimo rispondere ai bisogni della gente. Questo prezioso appello è rivolto a tutte le città e a tutte le regioni d’ Italia”.
E durante il suo pellegrinaggio nelle città italiane a settembre fratel Biagio aveva visitato Amatrice ed Arquata del Tronto, raccogliendo il grido di dolore degli abitanti colpiti dal terremoto, ed ha invitato gli italiani a non dimenticare le sofferenze di queste popolazioni.