le novità dalle risposte al ‘questionario’

Sinodo, comunione ai divorziati e accoglienza ai gay: le risposte dei fedeli al questionario

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<DATE LA COMUNIONE AI DIVORZIATI>

LE RICHIESTE DEI FEDELI A FRANCESCO 

 

così Giovanni Panettiere sintetizza le risposte al ‘questionario’ in preparazione al sinodo sulla famiglia previsto per il prossimo settembre: nonostante la scarsa convinzione dei vescovi italiani a sensibilizzare i singoli fedeli (così come voluto da papa Francesco) le risposte che sono arrivate sembrano richiedere poche ma chiare innovazioni soprattutto in riferimento all’accoglienza sacramentale ai divorziati e agli omosessuali:

Comunione ai divorziati risposati, accoglienza degli omosessuali, ma anche più attenzione alle coppie in crisi, dialogo con i conviventi e rafforzamento dei corsi pre-matrimoniali. Il papa interpella la Chiesa sulle sfide della famiglia e i cattolici italiani fanno sentire la loro voce, sottolineando le urgenze pastorali nelle risposte all’inedito questionario in vista del Sinodo di ottobre. Sono state trasmesse alla Segreteria generale della Conferenza episcopale italiana le sintesi elaborate dai 226 vescovi diocesani che nei loro territori hanno raccolto stimoli da parrocchie, associazioni e nuclei familiari. Oggi il Consiglio permanente della Cei (una sorta di cdm) esaminerà un testo d’insieme da inviare alla Segreteria generale del Sinodo come contributo finale della Chiesa italiana. In attesa del documento e di cifre ufficiali, alla luce di un’indagine sulle diocesi del nord, centro e sud del Paese, è possibile anticipare le priorità dei fedeli e tirare le somme di una consultazione fortemente voluta da Francesco.
Se il papa auspicava una diffusione capillare del questionario, nel Belpaese l’operazione è avvenuta solo in parte. Un po’ perché, come denunciato al Qn dal segretario generale del Sinodo, il cardinale in pectore Lorenzo Baldisseri, si sono avuti complessivamente dei ritardi nella distribuzione delle domande, un po’ perché nelle realtà più ampie — Torino e Bologna in testa — gli arcivescovi hanno preferito sensibilizzare per lo più il clero. È andata meglio nelle diocesi piccole, come per esempio Fidenza, Pavia, Lucca e Acireale, dove sono state coinvolte anche associazioni (Azione cattolica, Cl e Le Equipes Notre Dame). Ma non sempre la partecipazione è stata nelle attese a riprova di una certa immaturità del laicato italiano, quando si tratta di far sentire la propria opinione. «Non si è percepita l’importanza della richiesta di collaborazione», lamenta l’arcivescovo di Oristano, Ignazio Sanna.
Fra i temi maggiormente sentiti dalla base campeggia la situazione dei divorziati risposati che, diritto canonico alla mano, non possono accedere alla comunione, sempre che non si astengano dai rapporti sessuali. «La gente ci chiede di favorire l’accesso ai sacramenti per queste persone — avverte Sanna —. Se la voce è piuttosto unisona, qualcosa vorrà pure significare… Ci costringe a leggere il cambiamento con audacia e prudenza». Due parole care a Bergoglio che stigmatizza «la dogana spirituale» sui sacramenti. «Una maggiore attenzione ai casi concreti» è richiesta da monsignor Giovanni Giudici (Pavia), sebbene «non penso a una riforma».
Sull’omosessualità i fedeli invitano all’accoglienza, senza cedimenti, però, sulle nozze. «C’è un atteggiamento di motivato rifiuto rispetto a una legislazione che vorrebbe equiparare le unioni civili fra persone dello stesso sesso al matrimonio — si legge in una sintesi dei contributi arrivati al vescovo di Rovigo, Lucio Soravito De Franceschi —, mentre con le persone ci deve essere un atteggiamento di ascolto. Bisogna che la Chiesa accolga i figli senza alcuna remora e senza far differenze con gli altri». In sostanza, sintetizza monsignor Luciano Pacomio, biblista di fama e vescovo di Mondovì, «va superata, nel popolo di Dio come nella società, una cultura omofoba». Dalle risposte dei credenti si intravede anche lo ‘scisma sommerso’ fra le indicazioni morali del magistero e il comportamento dei coniugi sotto le lenzuola. Non lo nasconde monsignor Nino Raspanti, vescovo di Acireale, uno dei più giovani in Cei (è classe 1959), che ammette: «Capisco l’esigenza di una rivisitazione del concetto di natura. Va da sè che questo comporterebbe una qualche riconsiderazione delle linee operative dell’enciclica Humanae vitae, dedicata alla sessualità e ai contraccettivi». Si vedrà. Il Sinodo è lontano, ma in generale che cosa si aspettano i vescovi? «Spero in un’aria di Pentecoste. Occorre investire la Chiesa non di regole, bensì di Vangelo attraente», è l’augurio di monsignor Carlo Mazza (Fidenza). Chissà perché, a chilometri di distanza, a Santa Marta, Francesco sorride.

critiche al ‘questionario’

stella di natale

 

in genere il cosiddetto ‘questionario’ di preparazione al sinodo straordinario sulla famiglia ha avuto una accoglienza generalmente molto buona soprattutto nella base della chiesa ( sembra meno in ambienti gerarchici, a giudicare da silenzi eloquenti e ritardi che non sembrano innocenti, volti, sembra ad alcuni, a boicottare il ‘questionario’ stesso per la sua valenza innovativa)

anche da qualche ambiente della base vengono delle riflessioni critiche, come queste del progetto ecclesiale ‘chiccodisenape’ che vede in esso soprattutto un’ “antropologia sottesa alla formulazione delle domande  ancorata a modelli passati e inadatta a cogliere le istanze cruciali della contemporaneità”:

 

Inadeguatezze e ambiguità del Questionario

di Chiccodisenape – Torino

Chiccodisenape, un progetto ecclesiale nato nel 2007, ha apprezzato la decisione di procedere a un confronto aperto su questo tema cruciale per i credenti, perché ascoltare tutti è una qualità di Chiesa sinodale, indipendentemente dai risultati. Segnala, tuttavia, che il questionario dà l’idea di essere rivolto ai soli credenti praticanti, privandosi dei punti di vista di coloro che vivono esperienze più variegate. Chiccodisenape ha deciso di rispondere solamente alle domande che sono state oggetto della discussione all’interno della propria assemblea, inviando una prima sintesi – di cui si parla in questo articolo – alla Diocesi di Torino e preparando una riflessione più ampia da spedire alla segreteria del Sinodo.

Una antropologia inadeguata

Cominciamo dalla fine. Alla domanda se ci sono altre sfide e proposte urgenti riguardo ai temi trattati nel questionario (domanda 38), rispondiamo che l’antropologia sottesa alla formulazione delle domande sembra ancorata a modelli passati e inadatta a cogliere le istanze cruciali della contemporaneità. Sentiamo mancante una riflessione sulle donne di oggi in grado di accogliere i frutti dell’emancipazione del ‘900, che pure era stata salutata come uno dei segni dei tempi da Giovanni XXIII nella Pacem in terris.

Non solo la Chiesa non si è ancora fatta carico di una riflessione approfondita che sappia cogliere le istanze femminili di una partecipazione alla vita ecclesiale significativa senza ridurle a «forme di femminismo ostile», ma ancor più non ha portato un cambiamento di mentalità rispetto al ruolo delle donne nei confronti della famiglia, continuando a sostenere un immaginario tradizionale sempre più lontano dalla realtà. Allo stesso tempo, non è presente una riflessione sugli uomini contemporanei in grado di farsi carico del cambiamento nella società contemporanea dei ruoli di riferimento tradizionale.

Infine, in nessun punto del questionario ci si sofferma sul tema dell’affettività come esperienza dell’amore. In questo modo si perdono aspetti cruciali come la spiritualità vissuta dalla coppia; le dimensioni di ordine teologico, psicologico, antropologico che intervengono nella costruzione della famiglia; la donazione reciproca e la fedeltà come cardini del matrimonio. Appare, inoltre, una percezione della sessualità vincolata alle sole necessità procreative, senza cogliere, su questo argomento, la riflessione scientifica e quanto le coppie cristiane testimoniano (anche nelle varie forme associate). Per quanto giustificabile da una certa angolazione pastorale, non possiamo non osservare che l’approccio proposto fa emergere una maggiore attenzione alla regolazione dottrinale e canonica piuttosto che al vissuto umano e cristiano, autentico e travagliato delle persone che formano le famiglie.

Legge naturale, concetto ambiguo

Il tema della “legge naturale” in relazione al matrimonio (domande 5-7) è cruciale. L’idea di legge naturale può aver avuto un grande significato come istanza critica del diritto positivo e di salvaguardia di ciò che è indisponibile. Tuttavia è necessario che si chiarisca che cosa si intende per “legge naturale”: o la si intende in termini scientifici e allora serve una dimostrazione empirica (e quindi difficilmente il matrimonio potrebbe rientrarvi), o si deve pensare che si vuole parlare dell’originario disegno di Dio sull’uomo e sulla famiglia (e sappiamo che si tratta di un argomento largamente discusso a partire dai testi biblici di riferimento).

Se la Chiesa può individuare in un modello di matrimonio la forma più adeguata e conforme al disegno originario, questo non la autorizza a presentarlo come naturale, soprattutto per le ambiguità filosofiche e teologiche a cui questo concetto si presta. Ne consegue che non è del tutto appropriato vedere nella legge naturale il principio di regolazione del matrimonio, che è piuttosto un fatto culturale che si evolve nel corso nella storia. Si rischierebbe, inoltre, di dare più valore a un istituto che alla persona.

Uscire dalla dicotomia «sacramenti o niente»

Un secondo blocco di domande (15-17) riguarda le situazioni matrimoniali difficili come la convivenza ad experimentum, le unioni libere di fatto, i separati e i divorziati risposati. La sensazione è che queste situazioni e condizioni siano molto diffuse, ma è difficile poter ricavare dati statistici significativi partendo dalle esperienze dei singoli. Si tratta di individuare o, ancor più, favorire ricerche statistiche scientifiche che possano permettere di conoscere la situazione.

È evidente la tendenza di ampia parte delle nuove generazioni a non dare valore alle forme istituzionali, sia religiose che civili. Si attribuisce questo stato di cose alla condizione di precarietà in cui vivono e che rende difficile fare progetti a lungo termine (e tanto meno per l’intera vita), alla fragilità dei rapporti interpersonali, a una cultura che rifiuta scelte definitive, ma anche al debole richiamo che l’insegnamento tradizionale della Chiesa ha ormai verso gran parte delle persone. Eppure non siamo sicuri che queste altre forme di unione, anche quando non sono consolidate da una promessa di fedeltà così radicale, ma in cui comunque si sperimenta in modo autentico l’amore, non possano avere la possibilità di una qualche accoglienza nella Chiesa.

Il matrimonio cristiano, oggi inizio di una vita comune di coppia, potrebbe essere pensato come approdo responsabile e cosciente di cammini diversi (perché diverse sono le persone, la loro formazione, la loro storia, i contesti sociali), anche con una prassi pastorale in grado di uscire dalla dicotomia “o sacramenti o niente”. Infine, pensiamo che possa essere molto importante allearsi con il mondo civile per riconoscere il valore del matrimonio tout court, vedendo nel matrimonio civile un passo importante e magari preparatorio per il matrimonio religioso. La Chiesa dovrebbe comunque interessarsi alle persone che hanno percorsi diversi da quelli regolari e sperimentare pratiche di accoglienza e di accompagnamento spirituale. Se la Chiesa deve continuare a sostenere fortemente l’indissolubilità del matrimonio, non si può ignorare che in alcune situazioni la separazione non solo è inevitabile, ma anche necessaria, anche per il bene degli eventuali figli. Bisognerà immaginare percorsi di accompagnamento che aiutino a confrontarsi con l’esperienza che si vive (oltre che con il dolore esistenziale che la persona prova), in vista di una partecipazione piena ai sacramenti.

Annullamento, ma non basta

Lo snellimento della prassi canonica in ordine al riconoscimento della dichiarazione di nullità del vincolo matrimoniale (domanda 21) è necessario per far sì che più persone possano conoscere questa procedura e accedervi agevolmente. Ma è più urgente interrogarsi se l’annullamento sia il solo istituto a cui il credente praticante può ricorrere oppure se si possono trovare altre forme, come ad esempio quelle accettate nella Chiesa del primo millennio e che sono ancora in uso nelle Chiese orientali.

È opportuno reintrodurre il “principio di economia” che permette il recupero di persone che hanno avuto difficoltà matrimoniali. È altresì opportuno riprendere l’esame e l’approfondimento di alcune proposte di iter di reintegrazione, come quello della conferenza episcopale tedesca. Questa soluzione sarebbe feconda anche in una prospettiva ecumenica nei confronti delle Chiese con cui condividiamo la sacramentalità del matrimonio.

Una improbabile differenza

Un gruppo di domande sono relative alla paternità responsabile e alla contraccezione (domande 31-34). Pensiamo che l’Humanae vitae sia conosciuta, ma non accolta pienamente. L’aspetto che riteniamo più importante è la centralità data alla paternità e alla maternità responsabili, vale a dire la capacità dei credenti di fare scelte morali a partire dalla coscienza e dall’analisi del contesto in cui vivono. Questo richiede l’espressione dell’apertura generosa alla vita, ma, al contempo, la capacità di cogliere quando è necessario fare scelte differenti e ricorrere a pratiche contraccettive. Da questo punto di vista, riteniamo che non vi sia differenza sostanziale tra i presunti metodi naturali e gli altri strumenti di contraccezione (che sono ben diversi dalle pratiche abortive), sia da un punto di vista morale sia da un punto di vista pratico. Continuare a sostenere questa improbabile differenza rischia di allontanare dalla vita sacramentale, e non solo, coloro i quali hanno compiuto un’autentica e responsabile scelta morale.

* http://chiccodisenape.wordpress.com; l’articolo è stato redatto da Antonello Ronca

Adista Società Cooperativa a Responsabilità Limitata – via Acciaioli 7, 00186 Roma – P.I. 02139891002 – Iscrizione ROC N. 6977

a che punto è il ‘questionario’

Verso il Sinodo, a passo di lumaca

Le diocesi italiane rallentano la consultazione dei fedeli

sembra percepita anche da altri la sensazione di un rallentamento che le diocesi italiane operano nei confronti del ‘questionario’ composto di 38 domande che papa rancesco vuole in mano ad ogni fedele in vista del sinodo straordinario sulla famiglia

sembra addirittura quasi confermata dal segretario generale del sinodo mons. Baldisseri che in un’intervista confessa: “il testo non è stato subito distribuito”

dopo circa due mesi ancora in alcune diocesi le parrocchie non sono state ancora informate: dalle curie delle diocesi più grandi il ‘questionario’ è stato inviato solo pochi giorni fa; la diocesi di Bologna sembra aver operato perfino una ‘censura’ o quanto meno un elenco ‘selettivo’

fa un pregevole  punto della situazione Luca Kocci in un articolo che riproduco qui sotto:

“Adista”

n. 43, 7 dicembre 2013

Luca Kocci

Che in Italia la consultazione fra i cattolici in vista del Sinodo dei vescovi del prossimo ottobre sul tema della famiglia, tramite il questionario di 38 domande (più una di carattere generale) predisposto dalla Segreteria generale (v. Adista Notizie n. 40/13) proceda a rilento ormai lo ammette anche lo stesso mons. Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo, che, intervistato dal giornalista Giovanni Panettiere per il Quotidiano nazionale (25/11), confessa: «L’invio del testo agli episcopati è recentissimo e occorre il suo tempo per diffonderlo. In Italia non è stato subito distribuito. Ma adesso non risultano lentezze».

Le tappe sono ben scandite. Nella seconda metà di ottobre dal Vaticano è partita una lettera inviata alle Conferenze episcopali di tutto il mondo contenente il documento preparatorio – reso poi noto a tutto il mondo e pubblicato sul sito internet del Vaticano il 5 novembre – per la III Assemblea generale straordinaria del Sinodo dei vescovi, sul tema “Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione”, in programma dal 5 al 19 ottobre 2014.

Allegato al documento, un questionario di 38 domande che le Conferenze episcopali avrebbero inviato alle singole diocesi affinché, dopo una consultazione con la “base”, rispondessero alle domande anche su temi particolarmente spinosi, dai divorziati alle coppie omosessuali. Entro il 31 dicembre le singole diocesi dovranno inviare le riposte alle Conferenze episcopali le quali, a loro volta, entro il 31 gennaio predisporranno una sintesi da inviare alla Segreteria del Sinodo.

Le diocesi: senza fretta, in ordine sparso

Tempi strettissimi che, affinché la consultazione sia realmente capillare e partecipata, dovrebbero richiedere una particolare sollecitudine soprattutto da parte delle diocesi. Eppure le «lentezze» che, con un certo ottimismo, Baldisseri dice essere state superate continuano ad esistere in molte diocesi italiane. Il segretario generale dalla Conferenza episcopale italiana, mons. Mariano Crociata, il 23 ottobre ha inviato una lettera a tutti i vescovi delle 226 diocesi italiani per invitarli a promuovere la consultazione. Ma dal giorno dopo le diocesi si sono mosse in ordine sparso, come risulta da un “sondaggio” effettuato da Adista non sulla totalità delle curie ma su un campione ampiamente rappresentativo: una sparuta minoranza (inferiore al 10%) sì è attivata subito, sollecitando immediatamente i parroci ad avviare la consultazione; una metà delle diocesi se l’è presa con comodo, avvisando i parroci nella seconda metà del mese di novembre; ed il restante 40% è rimasto fermo, tenendo il questionario ben chiuso nei cassetti di qualche ufficio diocesano, tanto che diversi parroci interpellati da Adista hanno risposto di aver appreso dell’esistenza del questionario solo dalle notizie circolate sulla stampa.

A Milano, per esempio, diocesi guidata dal card. Angelo Scola, la lettera ai parroci è partita dalla curia il 18 novembre. A Genova, dove c’è il presidente della Cei, card. Angelo Bagnasco – che quindi avrebbe dovuto essere l’apripista –, solo il 20 novembre. A Roma, firmata dal vicario del papa, il card. Agostino Vallini, qualche giorno prima; così come a Firenze, dove c’è mons. Giuseppe Betori.

E poi ci sono i casi particolari. A Bologna, per esempio, il card. Carlo Caffarra ha operato una selezione “a monte”, inviando ai parroci, perché ne discutessero con i fedeli, non il questionario integrale di 38 domande predisposto dalla Segreteria del Sinodo, ma una forma brevis: censura preventiva oppure semplificazione di un questionario di cui molte domande sono scritte chiaramente pensando più agli uffici diocesani che ai fedeli?

A Venezia poi, dove c’è il ratzingeriano allievo del card. Siri, mons. Francesco Moraglia, la comunicazione ai parroci è arrivata solo il 27 novembre, pregandoli però di discutere le domande del questionario solo con un ristretto gruppo di parrocchiani.E alcuni vescovi delle Marche – dove la distribuzione è tutt’altro che omogenea – riferiscono che da fonti Cei siano arrivate indicazioni secondo le quali il questionario, e quindi la discussione, «si deve fermare ad un certo livello»: meglio non coinvolgere troppo la base e i laici, dai quali potrebbero arrivare delle sollecitazioni non perfettamente in linea con il magistero.

Gruppi di base: un’occasione da cogliere

Se la maggior parte delle diocesi frena e si mostra particolarmente prudente, molti gruppi di base – pur con qualche rilievo critico – hanno invece colto l’occasione e sono partiti con slancio appena la documentazione e il questionario sono stati pubblicati sul sito internet del Vaticano (il 5 novembre): si sono già svolti e si svolgeranno nei giorni successivi incontri informali di gruppi, associazioni e comunità per confrontarsi e in molti casi elaborare delle risposte collettive. Così come alcune riviste, ad esempio il quindicinale dei dehoniani Il Regno ha inseririto sul proprio sito internet la documentazione, sollecitando i lettori a rispondere.

Anche la nostra agenzia ha pubblicato il questionario (v. Adista Segni Nuovi n. 42/13) invitando i lettori a rispondere alle domande – singolarmente o in gruppo –, inviando poi le risposte al proprio vescovo diocesano e, chi lo desidera, ad Adista che eventualmente le pubblicherà in stralci o integralmente (e-mail: info@adista.it, fax 066865898).

Boicottaggio in atto?

«Il questionario predisposto per la consultazione del Popolo di Dio in preparazione del Sinodo sulla famiglia del prossimo ottobre è un fatto nuovo e molto positivo», scrive in comunicato del 25 novembre scorso il movimento Noi Siamo Chiesa. «Per la prima volta in modo formale e generalizzato si riconosce che queste tematiche devono essere affrontate a partire dal vissuto di tutti i credenti nell’Evangelo, donne, uomini e coppie, con le loro gioie e le loro sofferenze. La proposta di discutere di queste grandi questioni esistenziali, in particolare dei loro aspetti più difficili e controversi, apre il cuore alla speranza che finalmente non si proceda più nella Chiesa sulla vecchia strada di precetti imposti e astratti dalla realtà, ma su quella che inizia dalla volontà di ascolto».

La consultazione però, prosegue Noi Siamo Chiesa, non deve «essere ristretta agli organismi diocesani e neppure solo a quelli parrocchiali, ma coinvolgere la generalità dei credenti. Essa deve essere aperta anche ai cristiani e alle cristiane di altre Chiese nonché a donne e uomini di buona volontà, che siano sensibili alle tematiche relative alla spiritualità e interessati a offrire il loro apporto costruttivo su questioni che coinvolgono la vita e gli interrogativi etici di ogni persona. Per questo – ancora la sezione italiana di Nsc – ci sembrano saggi quei parroci che hanno deciso di mettere a disposizione nelle chiese i questionari e quei vescovi di altri Paesi che hanno chiesto risposte on-line al testo. Ci dispiace invece constatare che le strutture della Chiesa italiana si stanno muovendo con troppo ritardo e con evidenti reticenze».

«Un mese è stato perso, solo in questi giorni arrivano ai parroci indicazioni dalle Curie diocesane ed esse prevedono, a quanto ci risulta, l’intervento sul questionario al massimo degli organismi parrocchiali e, in certi casi, neanche di quelli»; il quotidiano Avvenire poi «tace completamente dall’inizio sulla consultazione mentre è ben noto come sia pronto e assillante in altre “campagne”. Tutto ciò non ci sembra casuale, indica il disorientamento di molti vescovi. I tempi sono strettissimi, l’Avvento e il periodo natalizio sono già densi di impegni di ogni tipo. Ci chiediamo, allora, se non ci si trovi di fronte a un vero e proprio strisciante boicottaggio del questionario o, nel migliore dei casi, alla convinzione che si tratti solo di un dovere burocratico, inutile o quasi, da mettere in coda a tutti gli altri, necessario solo per non dire di no apertamente al Vaticano».

«La nostra opinione – conclude il comunicato del movimento – è radicalmente diversa. Ogni sede del mondo cattolico, dalle associazioni alle riviste, ai siti internet, è buona per ricevere le risposte, per elaborarle correttamente o non elaborarle e trasmetterle direttamente alla segreteria generale del Sinodo, che è un terminale abilitato a ricevere i questionari anche dai singoli. La possibilità di inviare direttamente i questionari dovrebbe sempre essere fatta presente dai nostri vescovi. Sul questionario si pronuncino i teologi, le facoltà teologiche, gli insegnanti di religione, le comunità di religiose e di religiosi, anche i monasteri di clausura, ma soprattutto le madri e i padri di famiglia, le giovani e i giovani, gli appartenenti alle minoranze sessuali, le coppie di ogni tipo e tutti quanti vivono in prima persona le tematiche esistenziali poste dal questionario. Anche i cristiani e le cristiane delle altre Chiese offrano, in spirito ecumenico, il loro apporto.

“Noi Siamo Chiesa” per esempio «elaborerà in tempi rapidi una propria risposta al questionario, accogliendo così la richiesta di papa Francesco di una partecipazione la più ampia possibile a un’iniziativa di per sé storica».

 

il questionario per il sinodo

rinnovamento

il questionario per il sinodo sulla famiglia

Qui sotto il questionario che hanno ricevuto i vescovi di tutto il mondo allegato al documento preparatorio del Sinodo sulla famiglia che si terrà in Vaticano nel mese di ottobre 2014. I vescovi sono stati invitati anche a consultare su queste domande associazioni, movimenti e gruppi. Cosa ne pensate? Su alcune questioni fondamentali si potrebbe pensare anche di redigere delle risposte, raccogliere adesioni e inoltrarle ai nostri rispettivi vescovi.
Le seguenti domande permettono alle Chiese particolari di partecipare attivamente alla preparazione del Sinodo Straordinario, che ha lo scopo di annunciare il Vangelo nelle sfide pastorali di oggi circa la famiglia.

1 – Sulla diffusione della Sacra Scrittura e del Magistero della Chiesa riguardante la famiglia
a) Qual è la reale conoscenza degli insegnamenti della Bibbia, della “Gaudium et spes”, della “Familiaris consortio” e di altri documenti del Magistero postconcilare sul valore della famiglia secondo la Chiesa Cattolica? Come i nostri fedeli vengono formati alla vita familiare secondo l’insegnamento della Chiesa?
b) Dove l’insegnamento della Chiesa è conosciuto, è integralmente accettato? Si verificano difficoltà nel metterlo in pratica? Quali?
c) Come l’insegnamento della Chiesa viene diffuso nel contesto dei programmi pastorali a livello nazionale, diocesano e parrocchiale? Quale catechesi si fa sulla famiglia?
d) In quale misura – e in particolari su quali aspetti – tale insegnamento è realmente conosciuto, accettato, rifiutato e/o criticato in ambienti extra ecclesiali? Quali sono i fattori culturali che ostacolano la piena ricezione dell’insegnamento della Chiesa sulla famiglia?

2 – Sul matrimonio secondo la legge naturale
a) Quale posto occupa il concetto di legge naturale nella cultura civile, sia a livello istituzionale, educativo e accademico, sia a livello popolare? Quali visioni
dell’antropologia sono sottese a questo dibattito sul fondamento naturale della famiglia?
b) Il concetto di legge naturale in relazione all’unione tra l’uomo e la donna è comunemente accettato in quanto tale da parte dei battezzati in generale?
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c) Come viene contestata nella prassi e nella teoria la legge naturale sull’unione tra l’uomo e la donna in vista della formazione di una famiglia? Come viene proposta e approfondita negli organismi civili ed ecclesiali?
d) Se richiedono la celebrazione del matrimonio battezzati non praticanti o che si dichiarino non credenti, come affrontare le sfide pastorali che ne conseguono?

3 – La pastorale della famiglia nel contesto dell’evangelizzazione
a) Quali sono le esperienze nate negli ultimi decenni in ordine alla preparazione al matrimonio? Come si è cercato di stimolare il compito di evangelizzazione degli sposi e della famiglia? Come promuovere la coscienza della famiglia come “Chiesa domestica”?
b) Si è riusciti a proporre stili di preghiera in famiglia che riescano a resistere alla complessità della vita e della cultura attuale?
c) Nell’attuale situazione di crisi tra le generazioni, come le famiglie cristiane hanno saputo realizzare la propria vocazione di trasmissione della fede?
d) In che modo le Chiese locali e i movimenti di spiritualità familiare hanno saputo creare percorsi esemplari?
e) Qual è l’apporto specifico che coppie e famiglie sono riuscite a dare in ordine alla diffusione di una visione integrale della coppia e della famiglia cristiana credibile oggi?
f) Quale attenzione pastorale la Chiesa ha mostrato per sostenere il cammino delle coppie in formazione e delle coppie in crisi?

4 – Sulla pastorale per far fronte ad alcune situazioni matrimoniali difficili
a) La convivenza ad experimentum è una realtà pastorale rilevante nella Chiesa particolare?
In quale percentuale si potrebbe stimare numericamente?
b) Esistono unioni libere di fatto, senza riconoscimento né religioso né civile? Vi sono dati statistici affidabili?
c) I separati e i divorziati risposati sono una realtà pastorale rilevante nella Chiesa particolare? In quale percentuale si potrebbe stimare numericamente? Come si fa fronte a questa realtà attraverso programmi pastorali adatti?
d) In tutti questi casi: come vivono i battezzati la loro irregolarità? Ne sono consapevoli? Manifestano semplicemente indifferenza? Si sentono emarginati e vivono con sofferenza l’impossibilità di ricevere i sacramenti?
e) Quali sono le richieste che le persone divorziate e risposate rivolgono alla Chiesa a proposito dei sacramenti dell’Eucaristia e della Riconciliazione? Tra le persone che si trovano in queste situazioni, quante chiedono questi sacramenti?
f) Lo snellimento della prassi canonica in ordine al riconoscimento della dichiarazione di nullità del vincolo matrimoniale potrebbe offrire un reale contributo positivo alla soluzione delle problematiche delle persone coinvolte? Se sì, in quali forme?
g) Esiste una pastorale per venire incontro a questi casi? Come si svolge tale attività pastorale? Esistono programmi al riguardo a livello nazionale e diocesano? Come viene annunciata a separati e divorziati risposati la misericordia di Dio e come viene messo in atto il sostegno della Chiesa al loro cammino di fede?

5 – Sulle unioni di persone della stesso sesso
a) Esiste nel vostro paese una legge civile di riconoscimento delle unioni di persone dello stesso sesso equiparate in qualche modo al matrimonio?
b) Quale è l’atteggiamento delle Chiese particolari e locali sia di fronte allo Stato civile promotore di unioni civili tra persone dello stesso sesso, sia di fronte alle persone coinvolte in questo tipo di unione?
c) Quale attenzione pastorale è possibile avere nei confronti delle persone che hanno scelto di vivere secondo questo tipo di unioni?
d) Nel caso di unioni di persone dello stesso sesso che abbiano adottato bambini come comportarsi pastoralmente in vista della trasmissione della fede?

6 – Sull’educazione dei figli in seno alle situazioni di matrimoni irregolari
a) Qual è in questi casi la proporzione stimata di bambini e adolescenti in relazione ai bambini nati e cresciuti in famiglie regolarmente costituite?
b) Con quale atteggiamento i genitori si rivolgono alla Chiesa? Che cosa chiedono? Solo i sacramenti o anche la catechesi e l’insegnamento in generale della religione?
c) Come le Chiese particolari vanno incontro alla necessità dei genitori di questi bambini di offrire un’educazione cristiana ai propri figli?
d) Come si svolge la pratica sacramentale in questi casi: la preparazione, l’amministrazione del sacramento e l’accompagnamento?

7 – Sull’apertura degli sposi alla vita
a) Qual è la reale conoscenza che i cristiani hanno della dottrina della Humanae vitae sulla paternità responsabile? Quale coscienza si ha della valutazione morale dei differenti metodi di regolazione delle nascite? Quali approfondimenti potrebbero essere suggeriti in materia dal punto di vista pastorale?
b) È accettata tale dottrina morale? Quali sono gli aspetti più problematici che rendono difficoltosa l’accettazione nella grande maggioranza delle coppie?
c) Quali metodi naturali vengono promossi da parte delle Chiese particolari per aiutare i coniugi a mettere in pratica la dottrina dell’Humanae vitae?
d) Qual è l’esperienza riguardo a questo tema nella prassi del sacramento della penitenza e
nella partecipazione all’eucaristia?
e) Quali contrasti si evidenziano tra la dottrina della Chiesa e l’educazione civile al riguardo? f) Come promuovere una mentalità maggiormente aperta alla natalità? Come favorire la crescita delle nascite?

8 – Sul rapporto tra la famiglia e persona
a) Gesù Cristo rivela il mistero e la vocazione dell’uomo: la famiglia
è un luogo privilegiato perché questo avvenga?
b) Quali situazioni critiche della famiglia nel mondo odierno possono diventare un ostacolo all’incontro della persona con Cristo?
c) In quale misura le crisi di fede che le persone possono attraversare incidono nella vita familiare?

9 – Altre sfide e proposte
Ci sono altre sfide e proposte riguardo ai temi trattati in questo questionario, avvertite come urgenti o utili da parte dei destinatari?

il ‘questionario’ di papa Francesco

 

 

Udienza Generale del mercoledì di Papa Francesco

LE SFIDE PASTORALI SULLA FAMIGLIA NEL CONTESTO DELL’EVANGELIZZAZIONE

Documento preparatorio

 

Città del Vaticano

2013

 

I – Il Sinodo: famiglia ed evangelizzazione

La missione di predicare il Vangelo a ogni creatura è stata  affidata direttamente dal Signore ai suoi discepoli e di essa la Chiesa è  portatrice nella storia. Nel tempo che stiamo vivendo l’evidente crisi sociale e  spirituale diventa una sfida pastorale, che interpella la missione  evangelizzatrice della Chiesa per la famiglia, nucleo vitale della società e  della comunità ecclesiale.

Proporre il Vangelo sulla famiglia in questo contesto risulta  quanto mai urgente e necessario. L’importanza del tema emerge dal fatto che il  Santo Padre ha deciso di stabilire per il Sinodo dei Vescovi un itinerario di  lavoro in due tappe: la prima, l’Assemblea Generale Straordinaria del 2014,  volto a precisare lo “status quaestionis” e a raccogliere testimonianze e  proposte dei Vescovi per annunciare e vivere credibilmente il Vangelo per la  famiglia; la seconda, l’Assemblea Generale Ordinaria del 2015, per cercare linee  operative per la pastorale della persona umana e della famiglia.

Si profilano oggi problematiche inedite fino a pochi anni fa,  dalla diffusione delle coppie di fatto, che non accedono al matrimonio e a volte  ne escludono l’idea, alle unioni fra persone dello stesso sesso, cui non di rado  è consentita l’adozione di figli. Fra le numerose nuove situazioni che  richiedono l’attenzione e l’impegno pastorale della Chiesa basterà ricordare:  matrimoni misti o inter-religiosi; famiglia monoparentale; poligamia; matrimoni  combinati con la conseguente problematica della dote, a volte intesa come prezzo  di acquisto della donna; sistema delle caste; cultura del non-impegno e della  presupposta instabilità del vincolo; forme di femminismo ostile alla Chiesa;  fenomeni migratori e riformulazione dell’idea stessa di famiglia; pluralismo  relativista nella concezione del matrimonio; influenza dei media sulla cultura  popolare nella comprensione delle nozze e della vita familiare; tendenze di  pensiero sottese a proposte legislative che svalutano la permanenza e la fedeltà  del patto matrimoniale; diffondersi del fenomeno delle madri surrogate (utero in  affitto); nuove interpretazioni dei diritti umani. Ma soprattutto in ambito più  strettamente ecclesiale, indebolimento o abbandono della fede nella  sacramentalità del matrimonio e nel potere terapeutico della penitenza  sacramentale.

Da tutto questo si comprende quanto urgente sia che l’attenzione  dell’episcopato mondiale “cum et sub Petro” si rivolga a queste sfide. Se ad  esempio si pensa al solo fatto che nell’attuale contesto molti ragazzi e  giovani, nati da matrimoni irregolari, potranno non vedere mai i loro genitori  accostarsi ai sacramenti, si comprende quanto urgenti siano le sfide poste  all’evangelizzazione dalla situazione attuale, peraltro diffusa in ogni parte  del “villaggio globale”. Questa realtà ha una singolare rispondenza nella vasta  accoglienza che sta avendo ai nostri giorni l’insegnamento sulla misericordia  divina e sulla tenerezza nei confronti delle persone ferite, nelle periferie  geografiche ed esistenziali: le attese che ne conseguono circa le scelte  pastorali riguardo alla famiglia sono amplissime. Una riflessione del Sinodo dei  Vescovi su questi temi appare perciò tanto necessaria e urgente, quanto doverosa  come espressione di carità dei Pastori nei confronti di quanti sono a loro  affidati e dell’intera famiglia umana.

II – La Chiesa e il vangelo sulla famiglia

La buona novella dell’amore divino va proclamata a quanti vivono  questa fondamentale esperienza umana personale, di coppia e di comunione aperta  al dono dei figli, che è la comunità familiare. La dottrina della fede sul  matrimonio va presentata in modo comunicativo ed efficace, perché essa sia in  grado di raggiungere i cuori e di trasformarli secondo la volontà di Dio  manifestata in Cristo Gesù.

Circa il richiamo delle fonti bibliche su matrimonio e famiglia,  in questa sede si riportano solo i riferimenti essenziali. Così pure per i  documenti del Magistero sembra opportuno limitarsi ai documenti del Magistero  universale della Chiesa, integrandoli con alcuni testi del  Pontificio Consiglio  della Famiglia e rimandando ai Vescovi partecipanti al Sinodo il compito di dar  voce ai documenti dei loro rispettivi organismi episcopali.

In ogni tempo e nelle più diverse culture non è mai mancato né  l’insegnamento chiaro dei pastori né la testimonianza concreta dei credenti,  uomini e donne, che in circostanze molto differenti hanno vissuto il Vangelo  sulla famiglia come un dono incommensurabile per la vita loro e dei loro figli.  L’impegno per il prossimo Sinodo Straordinario è mosso e sostenuto dal desiderio  di comunicare a tutti, con incisività maggiore, questo messaggio, sperando così  che «il tesoro della rivelazione, affidato alla Chiesa, riempia sempre più il  cuore degli uomini» (DV 26).

Il progetto di Dio Creatore e Redentore

La bellezza del messaggio biblico sulla famiglia ha la sua  radice nella creazione dell’uomo e della donna fatti entrambi a immagine e  somiglianza di Dio (cf. Gen 1,24-31; 2, 4b-25). Legati da un vincolo  sacramentale indissolubile, gli sposi vivono la bellezza dell’amore, della  paternità, della maternità e della dignità suprema di partecipare così alla  opera creatrice di Dio.

Nel dono del frutto della loro unione assumono la responsabilità  della crescita e dell’educazione di altre persone per il futuro del genere  umano. Attraverso la procreazione l’uomo e la donna compiono nella fede la  vocazione all’essere collaboratori di Dio nella custodia del creato e nella  crescita della famiglia umana.

Il Beato  Giovanni Paolo II ha commentato quest’aspetto nella Familiaris Consortio: «Dio ha creato l’uomo a sua immagine e somiglianza (cf.  Gen 1,26s): chiamandolo all’esistenza per amore, l’ha chiamato nello stesso  tempo all’amore. Dio è amore (1Gv 4,8) e vive in se stesso un mistero di  comunione personale d’amore. Creandola a sua immagine e continuamente  conservandola nell’essere, Dio iscrive nell’umanità dell’uomo e della donna la  vocazione, e quindi la capacità e la responsabilità dell’amore e della comunione  (cf. Gaudium et Spes, 12). L’amore è, pertanto, la fondamentale e nativa  vocazione di ogni essere umano» (FC, n. 11).

Questo progetto di Dio creatore, che il peccato originale ha  sconvolto (cf. Gn 3, 1-24), si è manifestato nella storia attraverso le vicende  del popolo eletto fino alla pienezza dei tempi, allorché, con l’incarnazione il  Figlio di Dio non solo confermò la volontà divina di salvezza, ma con la  redenzione offrì la grazia di obbedire a questa medesima volontà.

Il Figlio di Dio, Verbo fatto carne (cf. Gv 1,14) nel grembo  della Vergine Madre è vissuto e cresciuto nella famiglia di Nazaret, e ha  partecipato alle nozze di Cana di cui ha arricchito la festa con il primo dei  suoi “segni” (cf. Gv 2,1-11). Egli ha accettato con gioia l’accoglienza  familiare dei suoi primi discepoli (cf. Mc 1,29-31; 2,13-17) e ha consolato il  lutto della famiglia dei suoi amici a Betania (cf. Lc 10,38-42; Gv 11,1-44).

Gesù Cristo ha ristabilito la bellezza del matrimonio  riproponendo il progetto unitario di Dio, che era stato abbandonato per la  durezza del cuore umano persino all’interno della tradizione del popolo di  Israele (cf. Mt 5,31-32; 19.3-12; Mc 10,1-12; Lc 16,18). Tornando all’origine  Gesù ha insegnato l’unità e la fedeltà degli sposi, rifiutando il ripudio e  l’adulterio.

Proprio attraverso la straordinaria bellezza dell’amore umano –  già celebrata con accenti ispirati nel Cantico dei Cantici, e del legame  sponsale richiesto e difeso da Profeti come Osea (cf. Os 1,2-3,3) e Malachia (cf.  Ml 2,13-16) –, Gesù ha affermato l’originaria dignità dell’amore dell’uomo e  della donna.

L’insegnamento della Chiesa sulla famiglia

Anche nella comunità cristiana primitiva la famiglia apparve  come la «Chiesa domestica» (cf. CCC,1655): Nei cosiddetti “codici  familiari” delle Lettere apostoliche neotestamentarie, la grande famiglia del  mondo antico è identificata come il luogo della solidarietà più profonda tra  mogli e mariti, tra genitori e figli, tra ricchi e poveri (cf. Ef 5,21-6,9;  Col 3,18-4,1; 1Tm 2,8-15; Tt 2,1-10; 1Pt 2,13-3,7; cf. inoltre anche la Lettera a  Filemone). In particolare, la Lettera agli Efesini ha individuato nell’amore  nuziale tra l’uomo e la donna «il mistero grande», che rende presente nel mondo  l’amore di Cristo e della Chiesa (cf. Ef 5,31-32).

Nel corso dei secoli, soprattutto nell’epoca moderna fino ai nostri giorni, la  Chiesa non ha fatto mancare un suo costante e crescente insegnamento sulla  famiglia e sul matrimonio che la fonda. Una delle espressioni più alte è stata  proposta dal  Concilio Ecumenico Vaticano II, nella Costituzione pastorale Gaudium et Spes,  che trattando alcuni dei problemi più urgenti dedica un intero capitolo alla  promozione della dignità del matrimonio e della famiglia, come appare nella  descrizione del suo valore per la costituzione della società: «la famiglia,  nella quale le diverse generazioni si incontrano e si aiutano vicendevolmente a  raggiungere una saggezza umana più completa e ad armonizzare  i diritti della persona con le altre esigenze della vita sociale, è veramente il  fondamento della società» (GS 52). Di speciale intensità è l’appello a  una spiritualità cristocentrica per gli sposi credenti: «i coniugi stessi,  creati ad immagine del Dio vivente e muniti di un’autentica dignità personale,  siano uniti da un uguale mutuo affetto, dallo stesso modo di sentire, da comune  santità, così che, seguendo Cristo principio di vita nelle gioie e nei  sacrifici della loro vocazione, attraverso il loro amore fedele possano  diventare testimoni di quel mistero di amore che il Signore ha rivelato al mondo  con la sua morte e la sua risurrezione» (GS 52).

Anche i Successori di Pietro dopo il  Concilio Vaticano II hanno arricchito con  il loro Magistero la dottrina sul matrimonio e sulla famiglia, in particolare  Paolo VI con la Enciclica Humanae vitae,  che offre specifici insegnamenti di principio e di prassi. Successivamente il Papa Giovanni Paolo II nella  Esortazione Apostolica Familiaris Consortio volle insistere nel proporre  il disegno divino circa la verità originaria dell’amore sponsale e della  famiglia: «Il “luogo” unico, che rende possibile questa donazione secondo  l’intera sua verità, è il matrimonio, ossia il patto di amore coniugale o scelta  cosciente e libera, con la quale l’uomo e la donna accolgono l’intima comunità  di vita e d’amore, voluta da Dio stesso (cfr. Gaudium et Spes, 48), che  solo in questa luce manifesta il suo vero significato. L’istituzione  matrimoniale non è una indebita ingerenza della società o dell’autorità, né  l’imposizione estrinseca di una forma, ma esigenza interiore del patto d’amore  coniugale che pubblicamente si afferma come unico ed esclusivo perché sia  vissuta così la piena fedeltà al disegno di Dio Creatore. Questa fedeltà, lungi  dal mortificare la libertà della persona, la pone al sicuro da ogni  soggettivismo e relativismo, la fa partecipe della Sapienza creatrice»(FC 11).

Il Catechismo della Chiesa Cattolica raccoglie questi  dati fondamentali: «L’alleanza matrimoniale, mediante la quale un uomo e una  donna costituiscono fra loro un’intima comunione di vita e di amore, è stata  fondata e dotata di sue proprie leggi dal Creatore. Per sua natura è ordinata al  bene dei coniugi così come alla generazione e all’educazione della prole. Tra  battezzati essa è stata elevata da Cristo Signore alla dignità di sacramento [cf.  Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et Spes, 48;  Codice di Diritto Canonico, 1055, 1]»  (CCC 1660).

La dottrina esposta nel Catechismo tocca sia i principi  teologici sia i comportamenti morali, trattati sotto due titoli distinti: Il  sacramento del matrimonio (nn. 1601-1658) e Il sesto comandamento (nn.  2331-2391). L’attenta lettura di queste parti del Catechismo procura una  comprensione aggiornata della dottrina della fede a sostegno dell’azione della  Chiesa davanti alle sfide odierne. La sua pastorale trova ispirazione nella  verità del matrimonio visto nel disegno di Dio che ha creato maschio e femmina e  nella pienezza del tempo ha rivelato in Gesù anche la pienezza dell’amore  sponsale elevato a sacramento. Il matrimonio cristiano fondato sul consenso è  anche dotato di propri effetti quali sono i beni e i compiti degli sposi,  tuttavia non è sottratto al regime del peccato (cfr. Gen 3,1-24) che può  procurare ferite profonde e anche offese alla dignità stessa del sacramento.

La recente Enciclica di  Papa Francesco, Lumen Fidei,  parla della famiglia nel suo legame con la fede che rivela «quanto possono  essere saldi i vincoli tra gli uomini quando Dio si rende presente in mezzo ad  essi» (LF 50). «Il primo ambito in cui la fede illumina la città degli  uomini si trova nella famiglia. Penso anzitutto all’unione stabile dell’uomo e  della donna nel matrimonio. Essa nasce dal loro amore, segno e presenza  dell’amore di Dio, dal riconoscimento e dall’accettazione della bontà della  differenza sessuale, per cui i coniugi possono unirsi in una sola carne (cf. Gn 2,24) e sono capaci di generare una nuova vita, manifestazione della bontà del  Creatore, della sua saggezza e del suo disegno di amore. Fondati su quest’amore,  uomo e donna possono promettersi l’amore mutuo con un gesto che coinvolge tutta  la vita e che ricorda tanti tratti della fede. Promettere un amore che sia per  sempre è possibile quando si scopre un disegno più grande dei propri progetti,  che ci sostiene e ci permette di donare l’intero futuro alla persona amata» (LF 52). «La fede non è un rifugio per gente senza coraggio, ma la dilatazione della  vita. Essa fa scoprire una grande chiamata, la vocazione all’amore, e assicura  che quest’amore è affidabile, che vale la pena di consegnarsi ad esso, perché il  suo fondamento si trova nella fedeltà di Dio, più forte di ogni nostra  fragilità» (LF 53).

III – Questionario

Le seguenti domande permettono alle Chiese particolari di  partecipare attivamente alla preparazione del Sinodo Straordinario, che ha lo  scopo di annunciare il Vangelo nelle sfide pastorali di oggi circa la famiglia.

1 – Sulla diffusione della Sacra Scrittura e del Magistero  della Chiesa riguardante la famiglia

a) Qual è la reale conoscenza degli insegnamenti della Bibbia,  della “Gaudium et Spes”,  della “Familiaris Consortio” e di altri documenti del Magistero  postconcilare sul valore della famiglia secondo la Chiesa Cattolica? Come i  nostri fedeli vengono formati alla vita familiare secondo l’insegnamento della  Chiesa?

b) Dove l’insegnamento della Chiesa è conosciuto, è integralmente accettato? Si  verificano difficoltà nel metterlo in pratica? Quali?

c) Come l’insegnamento della Chiesa viene diffuso nel contesto dei programmi  pastorali a livello nazionale, diocesano e parrocchiale? Quale catechesi si fa  sulla famiglia?

d) In quale misura – e in particolari su quali aspetti – tale insegnamento è  realmente conosciuto, accettato, rifiutato e/o criticato in ambienti extra  ecclesiali? Quali sono i fattori culturali che ostacolano la piena ricezione  dell’insegnamento della Chiesa sulla famiglia?

2 – Sul matrimonio secondo la legge naturale

a) Quale posto occupa il concetto di legge naturale nella cultura civile, sia a  livello istituzionale, educativo e accademico, sia a livello popolare? Quali  visioni dell’antropologia sono sottese a questo dibattito sul fondamento  naturale della famiglia?

b) Il concetto di legge naturale in relazione all’unione tra l’uomo e la donna è  comunemente accettato in quanto tale da parte dei battezzati in generale?

c) Come viene contestata nella prassi e nella teoria la legge naturale sull’unione  tra l’uomo e la donna in vista della formazione di una famiglia? Come viene  proposta e approfondita negli organismi civili ed ecclesiali?

d) Se richiedono la celebrazione del matrimonio battezzati non praticanti o che si  dichiarino non credenti, come affrontare le sfide pastorali che ne conseguono?

3 – La pastorale della famiglia nel contesto  dell’evangelizzazione

a) Quali sono le esperienze nate negli ultimi decenni in ordine alla preparazione  al matrimonio? Come si è cercato di stimolare il compito di evangelizzazione  degli sposi e della famiglia? Come promuovere la coscienza della famiglia come  “Chiesa domestica”?

b) Si è riusciti a proporre stili di preghiera in famiglia che riescano a resistere  alla complessità della vita e della cultura attuale?

c) Nell’attuale situazione di crisi tra le generazioni, come le famiglie cristiane  hanno saputo realizzare la propria vocazione di trasmissione della fede?

d) In che modo le Chiese locali e i movimenti di spiritualità familiare hanno  saputo creare percorsi esemplari?

e) Qual è l’apporto specifico che coppie e famiglie sono riuscite a dare in ordine  alla diffusione di una visione integrale della coppia e della famiglia cristiana  credibile oggi?

f) Quale attenzione pastorale la Chiesa ha mostrato per sostenere il cammino delle  coppie in formazione e delle coppie in crisi?

4 – Sulla pastorale per far fronte ad alcune situazioni  matrimoniali difficili

a) La convivenza ad experimentum è una realtà pastorale rilevante nella  Chiesa particolare? In quale percentuale si potrebbe stimare numericamente?

b) Esistono unioni libere di fatto, senza riconoscimento né religioso né civile? Vi  sono dati statistici affidabili?

c) I separati e i divorziati risposati sono una realtà pastorale rilevante nella  Chiesa particolare? In quale percentuale si potrebbe stimare numericamente? Come  si fa fronte a questa realtà attraverso programmi pastorali adatti?

d) In tutti questi casi: come vivono i battezzati la loro irregolarità? Ne sono  consapevoli? Manifestano semplicemente indifferenza? Si sentono emarginati e  vivono con sofferenza l’impossibilità di ricevere i sacramenti?

e) Quali sono le richieste che le persone divorziate e risposate rivolgono alla  Chiesa a proposito dei sacramenti dell’Eucaristia e della Riconciliazione? Tra  le persone che si trovano in queste situazioni, quante chiedono questi  sacramenti?

f) Lo snellimento della prassi canonica in ordine al riconoscimento della  dichiarazione di nullità del vincolo matrimoniale potrebbe offrire un reale  contributo positivo alla soluzione delle problematiche delle persone coinvolte?  Se sì, in quali forme?

g) Esiste una pastorale per venire incontro a questi casi? Come si svolge tale  attività pastorale? Esistono programmi al riguardo a livello nazionale e  diocesano? Come viene annunciata a separati e divorziati risposati la  misericordia di Dio e come viene messo in atto il sostegno della Chiesa al loro  cammino di fede?

5 – Sulle unioni di persone della stesso sesso

a) Esiste nel vostro paese una legge civile di riconoscimento delle unioni di  persone dello stesso sesso equiparate in qualche modo al matrimonio?

b) Quale è l’atteggiamento delle Chiese particolari e locali sia di fronte allo  Stato civile promotore di unioni civili tra persone dello stesso sesso, sia di  fronte alle persone coinvolte in questo tipo di unione?

c) Quale attenzione pastorale è possibile avere nei confronti delle persone che  hanno scelto di vivere secondo questo tipo di unioni?

d) Nel caso di unioni di persone dello stesso sesso che abbiano adottato bambini  come comportarsi pastoralmente in vista della trasmissione della fede?

6 – Sull’educazione dei figli in seno alle situazioni di  matrimoni irregolari

a) Qual è in questi casi la proporzione stimata di bambini e adolescenti in  relazione ai bambini nati e cresciuti in famiglie regolarmente costituite?

b) Con quale atteggiamento i genitori si rivolgono alla Chiesa? Che cosa chiedono?  Solo i sacramenti o anche la catechesi e l’insegnamento in generale della  religione?

c) Come le Chiese particolari vanno incontro alla necessità dei genitori di questi  bambini di offrire un’educazione cristiana ai propri figli?

d) Come si svolge la pratica sacramentale in questi casi: la preparazione,  l’amministrazione del sacramento e l’accompagnamento?

7 – Sull’apertura degli sposi alla vita

a) Qual è la reale conoscenza che i cristiani hanno della dottrina della Humanae vitae sulla paternità responsabile? Quale coscienza si ha della valutazione  morale dei differenti metodi di regolazione delle nascite? Quali approfondimenti  potrebbero essere suggeriti in materia dal punto di vista pastorale?

b) È accettata tale dottrina morale? Quali sono gli aspetti più problematici che  rendono difficoltosa l’accettazione nella grande maggioranza delle coppie?

c) Quali metodi naturali vengono promossi da parte delle Chiese particolari per  aiutare i coniugi a mettere in pratica la dottrina dell’Humanae vitae?

d) Qual è l’esperienza riguardo a questo tema nella prassi del sacramento della  penitenza e nella partecipazione all’eucaristia?

e) Quali contrasti si evidenziano tra la dottrina della Chiesa e l’educazione  civile al riguardo?

f) Come promuovere una mentalità maggiormente aperta alla natalità? Come favorire  la crescita delle nascite?

8 – Sul rapporto tra la famiglia e persona

a) Gesù Cristo rivela il mistero e la vocazione dell’uomo: la famiglia è un luogo  privilegiato perché questo avvenga?

b) Quali situazioni critiche della famiglia nel mondo odierno  possono diventare un ostacolo all’incontro della persona con Cristo?

c) In quale misura le crisi di fede che le persone possono  attraversare incidono nella vita familiare?

9 – Altre sfide e proposte

Ci sono altre sfide e proposte riguardo ai temi trattati in  questo questionario, avvertite come urgenti o utili da parte dei destinatari?

apprezzamenti e critiche ‘laiche’ sul ‘questionario’ di papa Francesco

bel giglio

una voce laica sul singolare e inaspettato ‘questionario’ che papa Francesco vuole divulgato capillarmente nella chiesa per sentire cosa pensa il popolo di Dio su tanti problemi della vita quotidiana che tradizionalmente sono stati troppo pudicamente messi nel silenziatoio o trattati con arroganza e saccenteria clericale e moralistica: l’opinione di Stefano Ceccanti (in “Europa” del 7 novembre 2013):

Che penso del questionario del sinodo sulla famiglia

di Stefano Ceccanti*

Il questionario in preparazione del Sinodo straordinario relativo alla famiglia, convocato da papa Francesco nel 2014, è meritorio nel metodo innovativo e non elusivo nel merito, non sto quindi a ripetere qui quanto esso porti una boccata d’aria nuova dato che l’hanno già detto in molti con argomenti condivisibili. Mi concentro quindi esclusivamente sulle poche riserve critiche che mi vengono di getto. 1. Non è ben chiaro perché si debba partire dal grado di conoscenza della Sacra Scrittura e del Magistero anziché dalla lettura dei cambiamenti per poi tentare di valutarli a partire da quella conoscenza. Il punto di partenza rischia di condizionare l’esito in modo non del tutto fecondo. Sacra Scrittura e Magistero non sono un sistema chiuso, c’è un problema di lettura dei segni dei tempi che può far progredire e crescere la comprensione di entrambi (Dei Verbum 8 b) e che può far valutare diversamente le difficoltà pratiche. 2. Il paragrafo 2 sembra voler ricondurre il senso della Sacra Scrittura e del Magistero al concetto di legge naturale. Tuttavia l’allora cardinale Ratzinger nel noto dialogo con Habermas riteneva lui per primo che il diritto naturale fosse uno strumento inservibile nelle società odierne. Per molti versi, in realtà, il messaggio cristiano è una sfida alla natura, a certezze consolidate, il suo fascino sta nella sfida. Peraltro nelle società tradizionali in cui si trovano ancor ad operare alcune comunità ecclesiali quel concetto è ancora usato in senso tradizionalistico, teso pericolosamente a negare l’uguaglianza tra uomo e donna nella famiglia. 3. La famiglia si trova all’incrocio tra Chiesa e società, come luogo di discernimento tra dentro e fuori: non è solo significativa rispetto alla Chiesa, ma anche come luogo di educazione alla coscienza civile e all’impegno nello studio, lavoro e nelle realtà secolari. Non si tratta quindi di «resistere alla complessità della vita e  della cultura attuale», definizione che rischia di sfociare in modelli spiritualistici e integristi, ma di affrontare quella complessità con adeguati criteri di discernimento personale e comunitario. 4. Le situazioni cosiddette “irregolari” (sia le convivenze ad experimentum, sia l’incremento delle separazioni e dei divorziati risposati) non sono solo il prodotto di scelte individuali ma anche di alcuni fenomeni sociali di per sé ambigui o comunque irreversibili come, nelle società più avanzate, l’ampliamento del periodo di adolescenza prolungata tra la maturità sessuale (anticipata) e l’inserimento lavorativo più o meno stabile (ritardato) e, ancor più, la maggiore dignità assunta dalla donna nel matrimonio, non più disponibile ad accettare condizioni anti-umane e anti-cristiane nella coppia. Si può e si deve riproporre certo l’indissolubilità come impegno serio invitando ad evitare o a ridurre la durata delle convivenze ad experimentum, ma ciò è credibile solo se si ha coscienza di questi mutamenti e se si evitano quindi giudizi semplicistici e moralistici che ignorano quei mutamenti collettivi. Lo stesso per “lo snellimento” delle procedure canoniche sulla nullità del matrimonio che va vista in relazione alla coscienza del vincolo che si contrae: una coscienza che, per quanto aiutata pastoralmente, spesso non è (e non sarà) obiettivamente proporzionale all’impegno che si assume. Per prevenire le nullità appare più opportuno insistere sul legame col sacramento del matrimonio e sul rinnovo simbolico periodico delle promesse insieme ad iniziative che non abbandonino le persone dopo la celebrazione del matrimonio anziché insistere, come nel testo, sui sacramenti dell’eucarestia e della riconciliazione. 5. Questo paragrafo consente opportunamente distinguere tra posizione delle Chiese particolari sulla regolamentazione legislativa sulle unioni di persone dello stesso sesso e atteggiamento verso le persone. Tuttavia vi è il rischio di sottovalutare che quelle unioni rispondono a modelli tra loro molto diversi: un conto è il ricondurle tout court al matrimonio e un altro adottare modelli legislativi diversi, che mantengano una distinzione. I giudizi delle Chiese particolari non dovrebbero appiattire le differenze tra questi modelli, cosa ancora non chiara nel dibattito ecclesiale
recente. Altra cosa ancora, a prescindere dalle leggi sulle unioni e dall’attenzione alle persone, dovrebbe essere la solenne condanna alle forme di discriminazione e di repressione verso le persone omosessuali. In generale può esservi nelle coppie di persone omosessuali una fecondità sociale diversa da quella fisica che può meritare anche forme di riconoscimento giuridico. Spesso il tentativo in sé condivisibile di criticare le semplificazioni delle teorie del gender finisce per scivolare in forme di opposizione radicale che possono anche sfociare in legittimazione dell’omofobia e comunque in chiavi di lettura umane e cristiane altrettanto unilaterali quanto quelle che si intendono criticare. Si veda invece un recente equilibrato intervento francese:: http://www.reseaux-parvis.fr/chretiens-en-liberte/la-revue/46-prntation-de-la-revue/537-pour-une– approche-chretienne-du-genre 6. Qualsiasi richiesta che vada nel senso dell’apertura della comunità ecclesiale ai propri figli dovrebbe essere a priori accolta. L’onere della prova deve sempre spettare a chi intenda porre condizioni, che però devono andare pur sempre nell’interesse educativo dei figli. Attenzione poi anche al linguaggio: irregolari sono definibili le situazioni, non le persone o le coppie. In termini cristiani siamo tutti “irregolari” perché la regola eccede di gran lunga i nostri limiti. 7. Qui si è ricondotti alla questione della visione personalistica della sessualità che dovrebbe essere legata alla fecondità del matrimonio nel suo insieme, in chiave teleologica, come in termini pastorali avviene già largamente di fatto, anziché inseguire in modo deontologico e invasivo i singoli atti e i singoli metodi, trattando in quel caso i coniugi, e specialmente le donne, come minorenni nella fede e nella vita.
*www.landino.it

verso una maggiore democrazia nella chiesa? un questionario significativo

 

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 non è chi non veda l’importanza di un questionario destinato a tutti i fedeli della chiesa cattolica, nella nuova radicale ‘svolta’ impresale da papa Francesco, per sentire il parere di tutti i membri della chiesa su tematiche di natura morale in vista del sinodo straordinario proprio su tali tematiche volto a superare una sorta di ‘scisma sommerso ‘di buona parte  del popolo cristiano e una gerarchia che mette da tempo puntini ‘giuridici’ fermissimi sulle ‘i’, ma lontanissima da una lettura ‘spirituale’ e liberante della fede cristiana

così puntualizza L. Kocci della redazione di Adista su ‘il Manifesto’:

Famiglia, il questionario in vista del Sinodo

Quantcast

di Luca Kocci

 in “Il manifesto” del 2 novembre 2013

Il tema è uno di quelli maggiormente dibattuti all’interno della Chiesa cattolica: la famiglia, con la questione delle convivenze, delle coppie omosessuali e dei divorziati che, se hanno intrapreso una nuova relazione, sono esclusi dai sacramenti, come ha ribadito pochi giorni fa la Congregazione per la dottrina della fede. Si tratta, insieme al capitolo contraccezione e rapporti sessuali, di un argomento su cui da anni è in atto uno “scisma sommerso”: da un lato il magistero; dall’altro molti cattolici che, vista la «non negoziabilità» dei principi, scelgono di non seguire le direttive ecclesiastiche, talvolta con la condiscendenza dei preti (una minoranza, non però così irrilevante) che in pubblico tacciono – anche per evitare censure e punizioni – ma in privato accompagnano le scelte di “disobbedienza” dei fedeli o semplicemente chiudono gli occhi.

È proprio per questo che, in vista del Sinodo straordinario dei vescovi sulla famiglia, in programma nell’ottobre 2014, dal Vaticano è partita una lettera inviata alle Conferenze episcopali di tutto il mondo (i vertici delle Chiese nazionali) contenente, oltre ad una premessa sulle nuove problematiche della famiglia – dalla fecondazione assistita alle forme di femminismo «ostile alla Chiesa» – e una summa degli insegnamenti della Chiesa, un questionario con 38 domande. Le Conferenze episcopali lo invieranno alle singole diocesi che a loro volta, con un processo partecipativo inevitabilmente a macchia di leopardo – alcune diocesi allargheranno la consultazione anche alle parrocchie, altre lo affideranno a qualche ufficio di curia –, risponderanno ai quesiti.

Le domande, in più di qualche caso, sono retoriche, contengono la risposta già nella premessa. Un esempio per tutti, a proposito dei separati e dei divorziati: «Come vivono la loro irregolarità? Ne sono consapevoli?». Mentre altre toccano temi sensibili in maniera neutra: i divorziati «si sentono emarginati e vivono con sofferenza l’impossibilità di ricevere i sacramenti? Quali richieste rivolgono alla Chiesa?». Oppure, per quanto riguarda i conviventi, etero ed omosessuali: «Quale attenzione pastorale è possibile avere nei confronti delle persone che hanno scelto di vivere secondo questo tipo di unioni? Nel caso di persone dello stesso sesso che abbiano adottato bambini come comportarsi pastoralmente in vista della trasmissione della fede?». E poi altre domande sulla «famiglia naturale», matrimonio, contraccezione, natalità.

Un’iniziativa inedita, perlomeno nelle intenzioni di dare vita ad una consultazione capillare, in linea con il nuovo corso introdotto da papa Bergoglio di una pastorale più inclusiva e meno rigida, senza modificare la dottrina. Che tuttavia presenta delle “falle” che potrebbero renderla poco efficace. A cominciare dai tempi stretti, come ammette lo stesso segretario del Sinodo, mons. Baldisseri: entro il 31 dicembre le diocesi devono consegnare le risposte alle Conferenze episcopali, che a loro volta inviano una sintesi alla segreteria del Sinodo entro gennaio. Sulla base di questo materiale verrà preparato l’Instrumentum laboris, la traccia per il Sinodo. Difficile quindi che in due mesi possano essere coinvolte le parrocchie e i fedeli di tutto il mondo. Più facile che a rispondere al questionario siano gli uffici diocesani. Resta poi il fatto che il Sinodo dei vescovi non ha funzione deliberativa ma è un organo consultivo, le cui conclusioni – come peraltro già accaduto in passato –, se sgradite, possono essere derubricate ad opinioni. Tanto che in molti, soprattutto nella Chiesa di base, chiedono che ai Sinodi siano assegnati poteri decisionali.

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Il questionario

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Qui sotto il questionario che hanno ricevuto i vescovi di tutto il mondo allegato al documento preparatorio del Sinodo sulla famiglia che si terrà in Vaticano nel mese di ottobre 2014. I vescovi sono stati invitati anche a consultare su queste domande associazioni, movimenti e gruppi. Cosa ne pensate? Su alcune questioni fondamentali si potrebbe pensare anche di redigere delle risposte, raccogliere adesioni e inoltrarle ai nostri rispettivi vescovi.

Le seguenti domande permettono alle Chiese particolari di partecipare attivamente alla preparazione del Sinodo Straordinario, che ha lo scopo di annunciare il Vangelo nelle sfide pastorali di oggi circa la famiglia.

1 – Sulla diffusione della Sacra Scrittura e del Magistero della Chiesa riguardante la famiglia

a) Qual è la reale conoscenza degli insegnamenti della Bibbia, della “Gaudium et spes”, della “Familiaris consortio” e di altri documenti del Magistero postconcilare sul valore della famiglia secondo la Chiesa Cattolica? Come i nostri fedeli vengono formati alla vita familiare secondo l’insegnamento della Chiesa?

b) Dove l’insegnamento della Chiesa è conosciuto, è integralmente accettato? Si verificano difficoltà nel metterlo in pratica? Quali? c) Come l’insegnamento della Chiesa viene diffuso nel contesto dei programmi pastorali a livello nazionale, diocesano e parrocchiale? Quale catechesi si fa sulla famiglia?

d) In quale misura – e in particolari su quali aspetti – tale insegnamento è realmente conosciuto, accettato, rifiutato e/o criticato in ambienti extra ecclesiali? Quali sono i fattori culturali che ostacolano la piena ricezione dell’insegnamento della Chiesa sulla famiglia?

2 – Sul matrimonio secondo la legge naturale

a) Quale posto occupa il concetto di legge naturale nella cultura civile, sia a livello istituzionale, educativo e accademico, sia a livello popolare? Quali visioni dell’antropologia sono sottese a questo dibattito sul fondamento naturale della famiglia? b) Il concetto di legge naturale in relazione all’unione tra l’uomo e la donna è comunemente accettato in quanto tale da parte dei battezzati in generale?

6 c) Come viene contestata nella prassi e nella teoria la legge naturale sull’unione tra l’uomo e la donna in vista della formazione di una famiglia? Come viene proposta e approfondita negli organismi civili ed ecclesiali? d) Se richiedono la celebrazione del matrimonio battezzati non praticanti o che si dichiarino non credenti, come affrontare le sfide pastorali che ne conseguono?

3 – La pastorale della famiglia nel contesto dell’evangelizzazione

a) Quali sono le esperienze nate negli ultimi decenni in ordine alla preparazione al matrimonio? Come si è cercato di stimolare il compito di evangelizzazione degli sposi e della famiglia? Come promuovere la coscienza della famiglia come “Chiesa domestica”? b) Si è riusciti a proporre stili di preghiera in famiglia che riescano a resistere alla complessità della vita e della cultura attuale? c) Nell’attuale situazione di crisi tra le generazioni, come le famiglie cristiane hanno saputo realizzare la propria vocazione di trasmissione della fede? d) In che modo le Chiese locali e i movimenti di spiritualità familiare hanno saputo creare percorsi esemplari? e) Qual è l’apporto specifico che coppie e famiglie sono riuscite a dare in ordine alla diffusione di una visione integrale della coppia e della famiglia cristiana credibile oggi? f) Quale attenzione pastorale la Chiesa ha mostrato per sostenere il cammino delle coppie in formazione e delle coppie in crisi?

4 – Sulla pastorale per far fronte ad alcune situazioni matrimoniali difficili

a) La convivenza ad experimentum è una realtà pastorale rilevante nella Chiesa particolare?

In quale percentuale si potrebbe stimare numericamente? b) Esistono unioni libere di fatto, senza riconoscimento né religioso né civile? Vi sono dati statistici affidabili? c) I separati e i divorziati risposati sono una realtà pastorale rilevante nella Chiesa particolare? In quale percentuale si potrebbe stimare numericamente? Come si fa fronte a questa realtà attraverso programmi pastorali adatti? d) In tutti questi casi: come vivono i battezzati la loro irregolarità? Ne sono consapevoli? Manifestano semplicemente indifferenza? Si sentono emarginati e vivono con sofferenza l’impossibilità di ricevere i sacramenti? e) Quali sono le richieste che le persone divorziate e risposate rivolgono alla Chiesa a proposito dei sacramenti dell’Eucaristia e della Riconciliazione? Tra le persone che si trovano in queste situazioni, quante chiedono questi sacramenti? f) Lo snellimento della prassi canonica in ordine al riconoscimento della dichiarazione di nullità del vincolo matrimoniale potrebbe offrire un reale contributo positivo alla soluzione delle problematiche delle persone coinvolte? Se sì, in quali forme? g) Esiste una pastorale per venire incontro a questi casi? Come si svolge tale attività pastorale? Esistono programmi al riguardo a livello nazionale e diocesano? Come viene annunciata a separati e divorziati risposati la misericordia di Dio e come viene messo in atto il sostegno della Chiesa al loro cammino di fede?

5 – Sulle unioni di persone della stesso sesso

a) Esiste nel vostro paese una legge civile di riconoscimento delle unioni di persone dello stesso sesso equiparate in qualche modo al matrimonio? b) Quale è l’atteggiamento delle Chiese particolari e locali sia di fronte allo Stato civile promotore di unioni civili tra persone dello stesso sesso, sia di fronte alle persone coinvolte in questo tipo di unione?

c) Quale attenzione pastorale è possibile avere nei confronti delle persone che hanno scelto di vivere secondo questo tipo di unioni? d) Nel caso di unioni di persone dello stesso sesso che abbiano adottato bambini come comportarsi pastoralmente in vista della trasmissione della fede?

6 – Sull’educazione dei figli in seno alle situazioni di matrimoni irregolari

a) Qual è in questi casi la proporzione stimata di bambini e adolescenti in relazione ai bambini nati e cresciuti in famiglie regolarmente costituite? b) Con quale atteggiamento i genitori si rivolgono alla Chiesa? Che cosa chiedono? Solo i sacramenti o anche la catechesi e l’insegnamento in generale della religione? c) Come le Chiese particolari vanno incontro alla necessità dei genitori di questi bambini di offrire un’educazione cristiana ai propri figli? d) Come si svolge la pratica sacramentale in questi casi: la preparazione, l’amministrazione del sacramento e l’accompagnamento?

7 – Sull’apertura degli sposi alla vita

a) Qual è la reale conoscenza che i cristiani hanno della dottrina della Humanae vitae sulla paternità responsabile? Quale coscienza si ha della valutazione morale dei differenti metodi di regolazione delle nascite? Quali approfondimenti potrebbero essere suggeriti in materia dal punto di vista pastorale?

b) È accettata tale dottrina morale? Quali sono gli aspetti più problematici che rendono difficoltosa l’accettazione nella grande maggioranza delle coppie? c) Quali metodi naturali vengono promossi da parte delle Chiese particolari per aiutare i coniugi a mettere in pratica la dottrina dell’Humanae vitae?

d) Qual è l’esperienza riguardo a questo tema nella prassi del sacramento della penitenza e

nella partecipazione all’eucaristia? e) Quali contrasti si evidenziano tra la dottrina della Chiesa e l’educazione civile al riguardo? f) Come promuovere una mentalità maggiormente aperta alla natalità? Come favorire la crescita delle nascite?

8 – Sul rapporto tra la famiglia e persona

a) Gesù Cristo rivela il mistero e la vocazione dell’uomo: la famiglia è un luogo privilegiato perché questo avvenga? b) Quali situazioni critiche della famiglia nel mondo odierno possono diventare un ostacolo all’incontro della persona con Cristo?

8 c) In quale misura le crisi di fede che le persone possono attraversare incidono nella vita familiare?

9 – Altre sfide e proposte

Ci sono altre sfide e proposte riguardo ai temi trattati in questo questionario, avvertite come urgenti o utili da parte dei destinatari?

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