paese incattivito

rivolte anti immigrati

foto premio migranti

le associazioni: paese incattivito e chiuso in se stesso

scontri a Casale San Nicola, a nord della Capitale e a Quinto (Tv) per l’arrivo di alcuni richiedenti asilo. Sami (Unhcr): “Volontà politica di sfruttare le tensioni”. L’assessore Danese: “Solidarietà con i profughi assediati nel loro traguardo verso una vita migliore”. Caritas: “Clima d’odio che non s’era mai visto”

da: Redattore Sociale

 

 “E’ vergognoso quello che sta accadendo in queste ore a Roma e Treviso. E’ chiaro che c’è una volontà politica, da parte di alcuni gruppi, di sfruttare le tensioni presenti nella società italiana, ma questa strumentalizzazione è intollerabile”. Lo sottolinea Carlotta Sami, portavoce dell’Unhcr, in merito alle proteste anti immigrati esplose nelle due città italiane. Ieri a Quinto, in provincia di Treviso, dopo il trasferimento di circa 100 profughi, la palazzina in cui erano appena stati accolti è stata presa d’assalto. A guidare la spedizione alcuni residenti della zona e militanti di Forza nuova e Lega Nord. Scene simili si sono viste anche questa mattina a Casale San Nicola, a nord di Roma, dove un gruppo di abitanti e militanti di Casa pound ha manifestato contro l’arrivo, previsto per oggi, di un centinaio di profughi. Il sit in è ancora in corso e ci sono state anche cariche da parte della polizia.

“Queste manifestazioni di intolleranza vanno valutate per quello che sono: servono solo da un punto di vista politico e si basano sulla disinformazione– continua Sami – cioè sul far credere che chi scappa da una guerra o da una situazione di persecuzione venga accolto con maggiori privilegi rispetto a quelli che hanno gli italiani. Si fa pensare alla gente che la presenza dei rifugiati possa togliere qualcosa, mentre bisognerebbe spiegare che queste persone non solo non hanno nessun privilegio ma hanno situazioni terribili alle spalle. Inoltre, alcune volte possono anche rappresentare un’opportunità per noi: pensiamo solo ai tanti cittadini italiani impiegati nei centri di accoglienza”. La portavoce dell’Unhcr ricorda inoltre che i rifugiati e i richiedenti asilo hanno “diritto di essere accolti”. “La maggior parte di chi è soccorso dall’Italia se ne va – aggiunge – sono tanti i transitanti, queste paure non hanno ragione di esistere”.Sdegno per le proteste a Roma anche da parte dell’assessore capitolino alle Politiche sociali Francesca Danese, che esprime innanzitutto solidarietà ai rifugiati “assediati nel loro difficile cammino verso una vita migliore”. “Le immagini che arrivano da Casale San Nicola non rappresentano Roma, la nostra città è un’altra e si sta preparando a un modello di accoglienza diverso – spiega Danese – . Purtroppo, però, ci sono gruppi che strumentalizzano la situazione e intossicano la grande solidarietà che esiste nella Capitale. Non dobbiamo dimenticare – aggiunge – che i profughi sono persone che scappano da guerre e da situazioni di vita pesanti, sono quindi persone vulnerabili e non persone pericolose come si vorrebbe far passare. Si portano dietro un dolore inenarrabile, non a caso hanno bisogno di un’accoglienza e di un’assistenza a 360 gradi”. L’assessora si dice inoltre vicina alle persone che abitano a Casale San Nicola, al presidente del municipio e al poliziotto ferito durante i tafferugli di questa mattina, tra i manifestanti e le forze dell’ordine. Intanto da poco i richiedenti asilo sono entrati nella struttura di Casale San Nicola.“Dopo le difficoltà riscontrate questa mattina, le forze dell’ordine sono riuscite a far entrare i cittadini stranieri all’interno della struttura a loro riservata. Al momento, quattro agenti di polizia risultano feriti a seguito dei tafferugli”, fa sapere la Questura di Roma.

Tante le associazioni che hanno condannato le proteste anti immigrati. “Una città che non accoglie i migranti (famiglie e ragazzi in fuga da guerre, persecuzioni e povertà) è un popolo senza memoria, un agglomerato umano che non può dirsi comunità” -sottolinea in una nota la Caritas di Roma, che aggiunge: “Così anche il tema dell’accoglienza – le procedure di emergenza, l’individuazione dei luoghi – rischia di scontrarsi con egoismi, interessi e paure. Sentimenti di cui approfittano forze politiche senza scrupoli per incrementare un clima di odio che mai si era visto a Roma e in Italia”. Dello stesso parere anche Arci che parla di un “paese incattivito e chiuso in se stesso”. “E’ passata l’idea dell’invasione, di un paese in perenne emergenza per far fronte a un’immigrazione che ha numeri più contenuti che in altri paesi – sottolinea l’associazione -. Il tutto per giustificare, politicamente e moralmente, l’incapacità di gestire qualche migliaio di persone in fuga per la sopravvivenza”. L’Asgi (associazione studi giuridici sull’immigrazione) pone l’accento sulla mancanza di norme e regole chiare sull’accoglienza come causa dei conflitti sociali. “Gruppi di dichiarata ispirazione neofascista hanno abilmente strumentalizzato le paure e il disagio della popolazione residente – spiegano in una nota – Se nessuna violenza contro persone giunte nel nostro Paese in fuga da guerre e persecuzioni può essere mai tollerata, gli episodi accaduti a Roma e Treviso, pur nella loro diversità, vanno comunque tenuti in considerazione perché mettono in luce le gravi carenze del sistema di accoglienza vigente”. Infine il centro Astalli condanna la strumentalizzazione politica e mediatica di quanto accaduto: “Roma si trova ad accogliere persone che sono state costrette a lasciare la propria casa a causa di crisi umanitarie, conflitti o regimi dittatoriali – afferma padre Camillo Ripamonti – Si tratta mediamente di persone molto giovani e tra di loro tante sono le vittime di tortura. È da condannare ogni forma di strumentalizzazione costruita ad arte per creare pericolose tensioni e inutili allarmismi tra la popolazione”.

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© Copyright Redattore Sociale

il razzismo degli italiani

gli italiani non sono affatto brava gente anzi, sono i più razzisti del continente

  

Ci siamo sempre immaginati una realtà che così non è: che noi italiani siamo nella stragrande maggioranza tutt’altro che egoisti, che ci dimostriamo cordiali con le minoranze etniche, che siamo disposti ad aiutare chi è in difficoltà a prescindere dal colore della pelle e dal suo credo religioso. E giù con gli esempi, i soldati italiani benvoluti perfino quando sbarcavano per aggredire l’Albania o la Grecia, le mille vicende positive di integrazione di immigrati, le benemerite attività di decine di Onlus attive in Africa o nelle favelas sudamericane, i barconi stracarichi che si dirigono verso le nostre coste perché “voi ci accogliete bene”. La solita retorica.

Italians Most Critical of Muslims

Chi sa perfettamente che le cose stanno diversamente è Matteo Salvini, che non ha avuto alcuna remora a impostare la sua ultima campagna elettorale sulla paura dei diversi, a cominciare dai Rom, e sulla difesa del molto che ci resta, concupito a suo dire dalle orde di neri e arabi che spiaggiano sulle coste siciliane: sta costruendo un innegabile successo politico sul neorazzismo italiano, insomma. È stato Angelo Del Boca, quasi inascoltato, a raccontarci per decenni una storia che non coincide con la vulgata buonista.

Jews Widely Viewed Favorably

Nei suoi libri ha scritto dei massacri etnici piemontesi nel Sud dopo l’unità d’Italia, giustificati con la guerra al brigantaggio. Ha pubblicato le prove documentali dell’uso massiccio dell’iprite e di altre armi chimiche in Etiopia nel ’36 al fine di concludere senza problemi militari l’invasione fascista. Ha resocontato del massiccio collaborazionismo con i nazisti che costò la vita a migliaia di ebrei italiani dal ’43 al ’45. Sulla copertina di un suo libro del 2005 Del Boca s’era limitato ad aggiungere un punto interrogativo a “Italiani, brava gente”, titolo del popolare film di Giuseppe De Santis di cinquant’anni fa. Instillare il dubbio che fossimo un popolo tendenzialmente razzista era già, allora, un passo avanti. Dubbio che, adesso, dopo dieci anni di Nordafrica in fiamme e di crisi economica che colpisce le fasce più povere, trova conforto nei dati del report di un autorevole centro studi indipendente americano, il Pew, che nell’ambito di una ricerca sulle prospettive di un’Europa unita e solidale ha verificato come nei principali paesi Ue si vive il rapporto con alcune minoranze etcniche. I risultati sono, a mio modo di vedere, illuminanti.

Ecco alcuni numeri più che espliciti. Gli italiani hanno l’opinione più negativa nei confronti dei musulmani già presenti sul territorio nazionale: il 61% non li vorrebbe qui, contro il 56 dei polacchi e il 42 degli spagnoli. I paesi che ospitano comunità musulmane ben più numerose e hanno sofferto esplosioni di violenza terroristica di matrice islamica (si pensi al massacro di Charlie Hebdo lo scorso inverno) sono paradossalmente più tolleranti: solo il 24% di francesi e tedeschi e il 19 dei britannici danno un giudizio negativo sugli immigrati dall’area mediorientale o di religione musulmana. Stupisce che gli italiani siano tra i più antisemiti d’Europa, superati solo dai polacchi. Secondo il Pew Global Attitudes Survey, il 21% dei nostri connazionali non vede di buon occhio i concittadini ebrei, che peraltro sono qui da secoli o addirittura millenni. Gli spagnoli esprimono un’opinione negativa al 17%, mentre abbondantemente sotto il 10 sono gli antisemiti tedeschi, britannici e francesi. L’unica spiegazione è che gli italiani facciano confusione tra ebrei e israeliani, anche se non sarebbe una giustificazione accettabile.

Italians Overwhelmingly View Roma Unfavorably

La vera esplosione italorazzista riguarda tuttavia i Rom, pure presenti nelle nostre città in misura minore rispetto agli altri grandi paesi Ue. L’86% dei nostri concittadini – assicura il Pew – non vuole più saperne degli zingari, mentre solo il 60% dei francesi esprime analoghe opinioni. In Polonia, Regno Unito, Spagna e Germania il giudizio o pregiudizio anti-Rom è sotto quota 50%. Va sottolineato, per correttezza, che il Pew sostiene che la quota degli anti-nomadi è cresciuta quasi ovunque in Europa nel corso dell’ultimo anno, per ragioni diverse che andrebbero studiate con attenzione. Nelle proprie conclusioni, il Pew non appare preoccupato di questo quadro paneuropeo. Personalmente, invece, lo sono e ritengo urgenti interventi nazionali ed europei che agiscano sul terreno culturale ed economico per contrastare il neorazzismo. Soprattutto in Italia.

ma il vescovo emerito Casale non è del tutto d’accordo:

Accoglienza migranti: così non va

di Giuseppe Casale*
in “Settimana” n. 26 del 5 luglio 2015

Cara Settimana, no, non è vero che noi italiani siamo i più razzisti d’Europa, come titolava Repubblica lo scorso 14 giugno, in quarta pagina. In realtà, l’articolo di Chiara Saraceno è molto più oggettivo e sereno e contestualizza le emozioni raccolte da un istituto americano, il Pew, in una drammatica situazione che l’Italia sta vivendo. Le migliaia di profughi che approdano avventurosamente sulle nostre coste pongono gravi e delicati problemi a quanti hanno il compito di regolare un afflusso, che pure era stato previsto e che imponeva non una disordinata rincorsa tra le varie istituzioni politiche e civili, ma un razionale progetto di ripartizione di quanti giungono in Italia e chiedono asilo. Possiamo anche lamentarci per la grettezza dell’Europa e per i respingimenti in atto. Ma prima di fare la voce grossa con gli altri, mettiamo ordine in casa nostra. Non si può continuare ad accogliere migliaia di persone e lasciarle in campi che somigliano a veri lager, oppure farle morire di fame e di sete sui piazzali delle nostre stazioni. Quello che è avvenuto a Roma e a Milano è segno della nostra incapacità a superare i meschini calcoli politici di parte e a guardare ai bisogni di persone che vengono in cerca di libertà, di lavoro e di pane. Questo lo hanno capito per primi quei cittadini che a Ventimiglia, a Milano e a Roma sono accorsi in aiuto dei migranti rimasti abbandonati a se stessi. Non possiamo continuare a lanciare proclami, ad esprimere insoddisfazioni, a condannare l’Europa, quando noi non elaboriamo un piano ordinato e attento di accoglienza e prima sistemazione di quanti chiedono soltanto un po’ di pace e la serenità. Questo discorso vale anche per la Chiesa che, in questa vicenda, ha avuto una voce un po’ debole e ha affidato i vari interventi alla Caritas. Ma la Caritas da sola non può far fronte ad un evento epocale; c’è bisogno che tutte le comunità cristiane intervengano in questo dramma che è dramma di un’umanità oppressa e violentata. Non possiamo aspettare che il “mitico” convegno di Firenze ci indichi le vie del “nuovo umanesimo”. C’è un’umanità che soffre e implora di essere aiutata oggi da tutti i cristiani. Non da uffici che procedono burocraticamente, ma da comunità di credenti che si fanno carico dei problemi e delle sofferenze degli altri e li rendono partecipi della loro vita. Bisogna proporre alle autorità civili un tavolo permanente di collaborazione per poter prevenire e intervenire al momento opportuno per la collocazione ordinata di tanti fratelli e sorelle che chiedono soccorso. I centri di accoglienza e i campi rom devono sparire, non abbattuti dalle ruspe ma svuotati da un’intelligente opera di sistemazione dei profughi in case private, in gruppi disposti ad offrire accoglienza, in zone ormai spopolate dove esistono case vuote e necessità di lavoro, specie in agricoltura. La Chiesa non può limitarsi a flebili voci di condanna, ma deve alzare forte la voce soprattutto per richiamare tutti i cristiani al loro compito di servire l’uomo nella sua realtà concreta di fame e di bisogno. Non possiamo limitarci burocraticamente a raccogliere le indicazioni degli uffici e a collocare i profughi in località isolate senza consentir loro di entrare in relazione con la gente e senza aiutarli in una difficile ma necessaria opera di integrazione. Il problema si fa più grave giorno per giorno. È urgente porre mano ad un programma di interventi immediati per soccorrere quanti chiedono aiuto, lasciando ai politici le risposte a medio e lungo termine che implicano il superamento di pregiudizi, di veti, di interessi particolaristici e di annose divisioni tra i popoli. Come italiano e come vescovo della Chiesa cattolica rivolgo il mio invito a tutti gli uomini e a tutte le donne di buona volontà. *arcivescovo emerito di Foggia-Bovino

gli zingari … se non esistessero bisognerebbe inventarli!

Vorrei che gli zingari sparissero

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.

di Matteo Saudino*

Vorrei che per un mese sparissero tutti i rom presenti in Italia. Sarei curioso di vedere contro chi si scaglierebbero gli imprenditori della paura e gli sciacalli della politica per ottenere audience, voti e potere. Contro chi saranno diretti il nostro odio e le nostre paure per celare disoccupazione, salari bassi, tasse elevate, evasione fiscale, corruzione politica, speculazione finanziaria, criminalità organizzata, scarsa innovazione tecnologica, edilizia scolastica pericolante, malasanità?

In primis contro tutti i musulmani, poi contro i profughi, i migranti, gli ebrei, i gay, le prostitute, i poveri, gli anarchici, i giocolieri, gli atei, le persone con disabilità e alla fine, pur di non guardare con intelligenza la realtà complessa che vi è intorno a noi, saremo pronti ad indirizzare la nostra rabbia e ignoranza contro un’imminente invasione aliena. È la storia che drammaticamente si ripete uguale e diversa: il marginale come capro espiatorio utile per costruire consenso politico e per indirizzare il malcontento verso minoranze socialmente sgradite, senza che i veri problemi che affliggono i cittadini siano affrontati e risolti.

Chi in questi mesi sta seminando, attraverso ogni forma di media, odio politico e razziale è e sarà il principale responsabile del clima di intolleranza e violenza che si sta creando nelle nostre città e nelle comunità in cui viviamo; clima in cui i cittadini saranno sempre più duffidenti del prossimi e insicuri.

La Lega di Salvini è il fascismo del XXI secolo: con una mano appicca gli incendi e con l’altra si propone come il duro pompiere-sceriffo che spegnerà il fuoco e ripristinerà l’ordine. Un’ordine fondato sulla discriminazione etnica-religiosa e sulla violazione dei duritti umani. L’intelligenza e la violenza di tale progetto politico è pari alla stupidità e alla volgarità morale degli italiani che lo sostengono.

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In una democrazia seria e matura chi parla di ruspe contro campi nomadi ridendo e scherzando non troverebbe editorialisti pavidi e mediocri e giornalisti compiacenti. Quelle frasi e quelle magliette sono pietre lanciate contro chi ogni giorno prova faticosamente a costruire una società più giusta e integrata. Il diritto al razzismo e all’incitamento alla violenza non esistono, non sono libertà costituzionali. Essere silenti di fronte a tale barbarie significa essere complici.

 

P.s. Martedì 2 giugno a Roma due italiani hanno aggredito un rumeno e gli hanno tagliato due dita.

 

* docente di storia e filosofia a Torino

 

i soldi valgono più dei poveri

IL NAUFRAGIO DELL’EUROPA 

“E’ inaccettabile che merci e capitali 

godano di più diritti dei poveri

 per entrare in un Paese”

 di Alex Zanotelli
 
 
Con il naufragio di oltre 700 migranti vicino alle coste libiche, nella notte tra il 18 e il 19 aprile, è naufragata anche l’Unione Europea come patria dei diritti umani. L’Unione Europea è diventata una Fortezza che respinge i ‘naufraghi dello sviluppo’, il frutto di un Sistema economico dove pochi (il 20% della popolazione del mondo consuma il 90% dei beni prodotti).
Questo sterminio di innocenti, questo genocidio dura da 18 anni. Nel 2014 sono morti 3.500 migranti, nel 2013 oltre 600 e nel 2012 più di 500!
Il giornalista Gianpaolo Visetti di la Repubblica ha calcolato che dal 2000 al 2012 potrebbero essere periti nel Mediterraneo 42.000 persone. E’ un’ecatombe! Altro che Mare Nostrum, è un Cimiterium Nostrum!
..
L’Italia si troverà così da sola ad affrontare l’emergenza che si profila per questa estate. Ma ancora più grave è la decisione di distruggere le imbarcazioni , che la Libia interpreterà come un atto di guerra. E questo dopo la guerra del 2011 che ha creato il caos libico di oggi. “Vergognoso colpire le imbarcazioni”, ha reagito giustamente padre G. Perego della Migrantes.
Siamo in guerra contro gli impoveriti del Sistema, che è la causa del loro Esodo biblico. Ed è solo l’inizio: aumenteranno gli esodi in massa, perché provocati anche dal surriscaldamento.
Come credente e come discepolo di Gesù non posso accettare tali barbarie.
….
E’ inaccettabile che una decisione politica vada riempiendo di tombe il cammino che i poveri percorrono con la forza di una speranza. E’ inaccettabile che merci e capitali godano di più diritti dei poveri per entrare in un Paese. E’ inaccettabile che si rivendichino frontiere per i pacifici della terra e si tollerino frontiere permeabili al denaro, alla corruzione, al turismo sessuale, alla tratta delle persone e al commercio delle armi.”
un NO chiaro ad un’altra guerra per distruggere le imbarcazioni.
 

noi italiani siamo i più razzisti in Europa

rom

non è un mistero che il razzismo sia, in Italia, diffuso e pervasivo, soprattutto negli ultimi tempi
il Pew-Research Center di Washington ci inchioda: siamo i più razzisti in Europa.
lo dice un rapporto, Faith in European Project Reviving, condotto dal think tank americano in Francia, Germania, Italia, Spagna, Polonia e Gran Bretagna, tra il 7 aprile e il 13 maggio del 2015.

Il nostro Paese viene fuori malissimo dalla parte del rapporto che tratta l’Anti-Minority Sentiment, monitorando il grado di ostilità rispetto ad alcune minoranze. L’Italia è, tra i sei grandi paesi considerati, quello più ostile ai musulmani. Il 61% degli italiani hanno un’opinione negativa dei musulmani: gli altri sono meno intolleranti e vanno dal 56% dei polacchi al 42% degli spagnoli, al 24% di tedeschi e francesi e al 19% degli inglesi.

Meno grave la situazione nei confronti delle minoranze ebraiche: il 28% dei polacchi ha un’opinione negativa degli ebrei, seguito da italiani (21%), spagnoli (17%), tedeschi (9%), inglesi e francesi (7%).

Quelli che proprio non vanno giù agli italiani sono i rom e gli zingari. L’86% degli italiani ha un’opinione negativa dei rom, visti in modo meno sfavorevole dagli altri: dal 60% di sgradimento dei francesi al 48% dei polacchi, al 37% degli inglesi, al 35% degli spagnoli per finire col 34% dei tedeschi. Solo il 9% degli italiani gradisce i rom, mentre il restante 5% preferisce non rispondere.

Numeri allarmanti, che non sono, però, il prodotto della campagna d’odio di cui si è resa protagonista, negli ultimi tempi, la Lega di Salvini. Anzi: l’Italia starebbe impercettibilmente migliorando, visto che il rapporto del Pew-Research Center l’anno scorso regalava dati peggiori: il gradimento dei rom è peggiorato di un punto, scendendo dal 10% al 9%, in compenso è cresciuto del 6% il gradimento degli ebrei e del 3% quello dei musulmani. La strada è lunga, insomma, ma stiamo imparando. a prendercela soprattutto con i rom. Il rapporto ancora precedente, datato 2009, ci dipingeva ancora più beceri: 21% di gradimento dei musulmani, 9% dei rom (come adesso), 52% degli ebrei.

Passi avanti quasi confortanti in tema di antisemitismo, meno rilevanti rispetto ai musulmani, ristagno dell’odio verso gli zingari. In un quadro del genere va rivista la posizione degli xenofobi in politica: più che fomentare l’odio, cavalcano l’onda offrendo agli italiani i capri espiatori che vanno cercando. Rom su tutti: il 30% non li gradisce, il 56% li odia.

Il resto del rapporto dice che siamo un paese moderatamente ottimista e filoeuropeo. La faccia brutta degli italiani, insomma, viene fuori con le minoranze. Bella figura…

di Pancrazio Anfuso

 

a proposito della canea razzista anti rom …

Zingari, giudei, buonisti e cattivisti

di Moni Ovadia

Ovadia
in “il manifesto” del 30 maggio 2015

Il tema politico sociale incandescente degli ultimi giorni ha preso avvio da un tragico fatto di cronaca. A Roma, un’auto sulla quale viaggiavano, stando a quanto riferito dalla stampa, tre persone della comunità rom, non ha rispettato l’alt della polizia ed è fuggita a velocità folle travolgendo e uccidendo un donna filippina e ferendo, anche gravemente, altre otto persone che si trovavano sul suo cammino. Come era prevedibile si è scatenata la usuale canea razzista contro i rom in quanto tali guidata dal leader della Lega Nord, Matteo Salvini e da tutta la galassia nera dei nazifascisti. Il tutto condito dall’inevitabile folklore mediatico. Ieri mattina, il giornalista di Libero Piero Giacalone, nel corso della trasmissione di attualità politica de La 7, con puntuale chiarezza, ha inquadrato la questione nei termini della legalità affermando un valore imprescindibile delle civiltà democratiche, ovvero che tutti i cittadini e gli esseri umani in generale, davanti alla legge, sono uguali. Giacalone ha proseguito il suo ragionamento con sapidità ironica prendendo a bersaglio due categorie di persone contrapposte: «buonisti» e «cattivisti» i quali, a suo parere, si limitano a recitare le loro parti in commedia. Ora, appartenendo io alla categoria dei primi, proverò a rintuzzare, almeno in parte, la pur legittima stigmatizzazione ironica di Giacalone. Se è pur vero che fra i buonisti si incontrano talora persone superficiali inclini a generici embrassons nous, coloro che vengono spesso definiti con sprezzo «buonisti» sono in linea di principio esseri umani che si pongono il problema dell’altro, delle minoranze e si ritengono responsabili del «volto altrui», per dirla con il filosofo Levinas, o mettono in pratica il dettato evangelico: «Ciò che fai allo straniero lo fai a me». Del resto, la questione dell’accoglienza dell’altro è la madre di tutte le questioni, quella la cui mancata soluzione è causa di ogni violenza e di tutte le infamie che devastano la convivenza delle comunità umane. Nel mio caso, appartengo ad una ulteriore fattispecie, sono un ex «altro» entrato nel salotto dei privilegiati. Io sono ebreo e so che significa essere gravato da pregiudizi, calunniato, perseguitato, deriso, massacrato e sterminato. Oggi, molti cattivisti vi diranno che l’ebreo non è come il rom. Oggi ve lo dicono, ma in passato i «perfidi giudei» erano trattati allo stesso modo, con una sola differenza che i rom non ricevevano l’accusa di essere deicidi, in quanto cristiani o mussulmani. Credete che l’antisemitismo abbia perso aggressività a causa dell’orrore provocato dalla Shoà? Non è così, anche rom e sinti hanno subito lo stesso destino. La vera ragione è che oggi esiste uno stato ebraico ( la definizione è di Teodor Herzel, suo Ideologo, das Juden Staat ) con un esercito, un governo e servizi segreti che sanno essere molto «cattivisti». Per rom e sinti non c’è nessuno Stato che parli e agisca, nessuno li difende da posizioni di forza e gli attacchi razzisti contro di loro sono solo azioni di vigliacchi. È razzista chiunque attribuisca reati di individui all’intera comunità. Ma io, che appartengo simultaneamente anche ad un altra categoria, i settantenni, ho buona memoria. E che c’entra con l’argomento in discussione? C’entra! Ricordo quando sui muri della prospera «Padania», della sua capitale «morale» c’erano le infami scritte razziste «via i meridionali dalle nostre città!», «non si affitta ai terroni!». Mi ricordo dell’eco di Marcinelle quando i nostri italiani più poveri, trattati come bestie in quanto italiani, venivano venduti come schiavi da miniera perché tutta l’Italia avesse carbone. Mi ricordo delle scritte «vietato agli italiani e ai cani» nel civile Nord Europa.
Allora gli zingari eravamo noi. Salvini se lo ricorda? Ma cosa volete che si ricordi un populista demagogo alla ricerca di voti? A lui, a quelli come lui, i voti non servono per fare politica, ma per fare un mestiere, quello del nazionalista da piccola patria, come i Karadzic, gli Arkan, i Mladic e i loro omologhi croati, gli sterminatori della ex Jugoslavia. Un mestiere molto redditizio che si nutre di odio, approfitta della paura dei più fragili, garantisce posti nei parlamenti e gratificante visibilità mediatica. C’è un solo nome per chi approfitta di un fatto efferato — commesso questa volta da rom, ma decine e decine di altre volte da italiani, padani compresi — per seminare odio: sciacallo.

la crisi fa crescere il razzismo

 

 

razzismo

“la crisi fa aumentare la xenofobia”

rom, ebrei e migranti i più discriminati

 

il “Terzo Libro bianco sul razzismo in Italia”, che l’associazione Lunaria ha presentato a Milano, mette in luce l’aumento degli atti discriminatori in Italia. Tra le violenze: aggressioni verbali e fisiche, ma anche danneggiamenti a luoghi simbolici o di proprietà di migranti

di Elisa Murgese 

7 febbraio 2015

 

Gli italiani sono sempre più tolleranti di fronte alle discriminazioni razziali. Gli atti di razzismo (verbali e fisici) sono passati da 156 nel 2011 a 998 nel 2014. Tra le motivazioni, la crisi economica che “rende agli italiani insostenibile supportare politiche che favoriscano gli immigrati”. A dirlo è il “Terzo Libro bianco sul razzismo in Italia”, rapporto che l’associazione Lunaria ha presentato a Milano giovedì 5 febbraio. A distanza di quasi tre anni dal Secondo Libro bianco, l’ong ripercorre “le cronache di ordinario razzismo” – come sono definite dal titolo – che attraversano la vita pubblica e sociale nel nostro paese, “questa volta, allungando lo sguardo verso l’Europa – si legge sul report – di cui le elezioni svolte nel maggio scorso hanno svelato le pulsioni nazionaliste, xenofobe e populiste”. Evento trainante, secondo la presidente di Lunaria Grazia Naletto, è stata proprio la crisi economica che “ha permesso di legare, tanto in Italia quando in Europa, al tema dell’euroscetticismo quello della xenofobia. Un meccanismo – racconta Naletto a ilfattoquottidiano.it – che in Italia ha determinato un aumento di consenso per Lega Nord”.

 Tra il 1 settembre 2011 e il 31 luglio 2014 sono stati registrati 2.566 casi discriminatori, documentati in un database online “creato dalle segnalazioni che riceviamo dalla nostra rete di associazioni, ma anche monitorando quotidianamente giornali e siti d’informazione, nonché tenendo d’occhio i social network – precisa la presidente dell’associazione – che oggi sono l’arma più usata per veicolare messaggi razziali”. Tra le violenze: aggressioni verbali (2110 in quattro anni) e fisiche (195), ma anche 242 episodi di discriminazione e 19 danneggiamenti a luoghi simbolici o di proprietà di migranti, cittadini stranieri stabilmente residenti e profughi. Tra i gruppi bersaglio delle violenze in prima linea i rom (con un forte aumento degli episodi di razzismo, da 11 casi nel 2011 a 171 nel 2014). Seguono le persone di fede ebraica. E mentre nel 2013 gli episodi a danno degli ebrei costituivano un numero maggiore rispetto a quelli contro i musulmani (rispettivamente 64 e 40 casi), nel 2014 si è avuta un’inversione di tendenza, con 78 casi a danno di membri della comunità musulmana rispetto ai 34 subiti dalla realtà ebraica.

Sono i politici i responsabili di più del 30% delle discriminazioni, ed è Lega Nord a guadagnarsi la maglia nera in tutti e quattro gli anni del rapporto (dai 23 episodi nel 2011, fino ad arrivare ai 200 nel 2013 e 396 nel 2014), seguita da Pdl (83 casi dal 2011 al 2014) e Pd (17 in totale). “In un periodo di crisi alcuni messaggi di certi politici hanno una chiara presa sull’opinione pubblica”, racconta Naletto, sottolineando come “la retorica della Lega, ad esempio, con gli anni sia passata dall’offesa rozza ad un lavoro più sofisticato che cerca di legittimarsi utilizzando i dati. Se non fosse che i dati spesso sono manipolati”.

Per quanto riguarda le tifoserie, nell’8% dei casi i responsabili sono proprio personaggi dello sport e tifosi, che comunque “fanno meno danni” dei giornalisti cui dal 2011 al 2014 sono attribuiti 399 episodi discriminatori. Tra i moventi delle violenze, al primo posto le origini nazionali o etniche della vittima: 801 casi nel 2014, in netto aumento rispetto ai 92 episodi del 2011. Al secondo posto l’appartenenza religiosa, 117 casi nel 2014 mentre quattro anni prima gli episodi registrati sono stati 19.

Episodi di razzismo che secondo Lunaria non accennano a diminuire. “Si corre il rischio che ci sia un processo di legittimazione del razzismo sempre più forte”, racconta la presidente dell’ong. Tra le cause, la rappresentazione mediatica dei migranti. “I media in molti casi si limitano a riprodurre le dichiarazioni dei politici – è precisato nella seconda parte del report – Gli immigrati appaiono sui media soprattutto in articoli di cronaca (in particolare nera) e di politica interna. In quest’ultimo caso sono oggetto del dibattito, quasi sempre senza voce, mentre nella cronaca diventano soggetti attivi, in chiave prevalentemente negativa”. Quotidiani che riportano la nazionalità di chi compie reati come prassi ordinaria per rimodulare la notizia in maniera “sensazionalistica e voyeuristica”, secondo l’ong in linea con le logiche di mercato: “La cronaca vende di più”.

 

basta una foto con dei rom per scatenare il razzismo!

 

Enrico Rossi pubblica una foto con una famiglia rom: boom di commenti razzisti

di F. Q. | 1 dicembre 2014

 

 Rossi e i rom
Tanti utenti online criticano l’immagine postata dal presidente della Regione Toscana sul social network. Ai commenti negativi lui replica: “Non tutti gli italiani sono mafiosi. Non tutti i rom sono ladri”

“Vi presento i miei vicini. Siamo sul marciapiede davanti alle nostre case”. Inizia così il post pubblicato domenica 30 novembre dal presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, accompagnato da una foto con una famiglia rom che abita nel Fiorentino. Voleva essere un messaggio di solidarietà e invece ha scatenato una serie di commenti razzisti a seguito dei quali il governatore è intervenuto nella discussione: “Non tutti gli italiani sono mafiosi. Non tutti i rom sono ladri”, ha scritto.

In poche ore sotto la foto postata da Rossi sono comparsi oltre 3.500 commenti. “Attento al portafogli”, “vada a farsi fotografare con quelli a cui gli zingari hanno svaligiato la casa”, “poi ti rubano in casa” o “che schifo”, scrivono molti utenti. Tanti l’hanno interpretata come una provocazione nei confronti degli “italiani che lavorano”, altri come un tentativo di stimolare “il razzista che c’è in ognuno di noi”. C’è anche chi, invece, ha apprezzato il gesto del presidente Rossi (oltre 2.500 i “mi piace” al post) e ha visto nella decisione di pubblicare la foto un modo per stemperare le tensioni nate nelle ultime settimane, dopo le visite dei rappresentanti della Lega Nord, tra cui anche il leader Matteo Salvini, in un campo rom vicino a Bologna. Polemiche che si sono trascinate nel dibattito politico nelle settimane successive e che hanno riportato in primo piano il tema dell’integrazione.

Per dimostrare la sua solidarietà al governatore, poi, c’è anche chi cita Bertold Brecht:

“Prima di tutto vennero a prendere gli zingari e fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti e io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me e non c’era rimasto nessuno a protestare” (B. Brecht)

razzismo anti rom

Giornalisti e politici i più “anti-ziganisti”

 

 Un Rapporto dell’Associazione “21 luglio” analizza gli episodi di intolleranza verso gli “zingari”. Ne emerge un quadro sconfortante: sono centinaia i casi di incitamento all’odio. Gli esponenti della Lega sono in testa per affermazioni xenofobe e razziste. Ma anche i cronisti si macchiano con grande frequenza di “informazione scorretta”.

Quando si parla di rom, si è tutti bravi a urlare, a chiedere sgomberi e a confinare. Si dimentica che sono prima di tutto persone, appena 160 mila, non più nomadi, la metà ragazzini, la metà di tutti addirittura italiani.

Anche se magari non ce ne accorgiamo, in Italia molti abitano in casa. Altri invece vivono confinati nei cosiddetti “campi nomadi” (per famiglie che da generazioni non sono più nomadi), oppure, spesso per povertà, nelle baraccopoli ai margini delle nostre città.

Ma i ghetti non sono solo quelli fisici, sono anche quelli mentali. Secondo l’Eurobarometro, solo il 7% degli italiani risponde positivamente alla domanda: “Sei disponibile ad avere amici rom?”. È uno dei valori più bassi in tutta Europa.

Le ragioni sono molteplici, ma stampa e politica hanno una responsabilità decisiva. L’Osservatorio dell’Associazione “21 luglio” ha recentemente presentato il rapporto “Antiziganismo 2.0”, secondo il quale ogni giorno in Italia si registrano 1,43 casi di incitamento all’odio e discriminazione nei confronti di rom e sinti, per lo più attraverso dichiarazioni di esponenti politici diffuse da giornali, siti web e social network.

Trecentosettanta casi di incitamento all’odio, 482 casi di informazione scorretta

Stereotipi e pregiudizi verso tali comunità, del resto, sono alimentati da una media giornaliera di 1,86 episodi di informazione scorretta ad opera di giornalisti di testate locali e nazionali. Spiega l’Associazione: «Ai rom si associano indistintamente e automaticamente degrado, incuria, malvivenza, pericolosità sociale, incapacità genitoriale, inadeguatezza sociale, rifiuto consapevole delle regole e una “genetica” attitudine alla delinquenza e alla non-integrazione». Si ripetono pregiudizi assurdi come per esempio che “i rom rubano i bambini”, dimenticando come una recente ricerca dell’Università di Verona, finanziata dalla Fondazione Migrantes, abbia analizzato scientificamente tutti i casi di denuncia nei confronti di rom come presunti responsabili di sparizioni di bambini, dimostrando che negli ultimi 25 anni nessuno di questi era fondato.

Dal 1 settembre 2012 al 15 maggio 2013, il monitoraggio dell’Osservatorio 21 luglio, effettuato su circa 140 fonti, ha rilevato 370 casi di incitamento all’odio e discriminazione e 482 casi di informazione scorretta in grado di alimentare il cosiddetto antiziganismo, definito dalla Commissione Europea contro il Razzismo e l’Intolleranza come «una forma di razzismo particolarmente persistente, violenta, ricorrente e comune che viene espressa, tra gli altri, attraverso violenza, discorsi d’odio, sfruttamento, stigmatizzazione e attraverso le più evidenti forme di discriminazione».

Il 59% delle segnalazioni razziste si riferisce a iscritti a un partito di destra o centro-destra

Nei 370 casi analizzati, 281 (il 75% del totale) sono riconducibili ad esponenti politici, 58 a privati cittadini e 20 a giornalisti. I giornalisti sono rivelati il principale strumento di diffusione (234 casi), seguiti da siti internet (51), Twitter (23) e Facebook (10). Il titolo “Antiziganismo 2.0” richiama il ruolo dei social network, che hanno offerto una nuova “bacheca”, ma purtroppo l’antiziganismo non è un fenomeno nuovo. Fin dall’inizio, alla presenza di rom in Europa si sono accompagnate ondate di persecuzione. Non è facile individuare un’altra minoranza – se non, con ovvie differenze, gli ebrei – che per un periodo tanto lungo, e in maniera costante, sia stata ovunque colpita da misure vessatorie caratterizzate da una così acuta violenza e da un tanto palese disprezzo dei diritti umani.

Dal rapporto emerge che il 59% delle segnalazioni si riferisce a iscritti a un partito di destra e di centro destra: «In 90 casi, l’autore di una dichiarazione discriminatoria e incitante all’odio è stato un esponente della Lega Nord; seguono il Popolo della Libertà (74), La Destra (30) e Forza Nuova (11). In 9 casi l’autore è stato invece un esponente del Partito Democratico».

Cosa fare? L’Associazione 21 luglio ha intrapreso 135 azioni correttive, tra cui 75 segnalazioni all’Unar (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali), 29 lettere di diffida, 10 esposti al Consiglio dell’Ordine dei Giornalisti, 7 segnalazioni all’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori di Polizia di Stato e Carabinieri (Oscad). Tra i risultati ottenuti, la chiusura di due blog e la rettifica dei contenuti di un paragrafo della guida National Geographic su Roma che criminalizzava indistintamente i rom.

Seppur in questi casi la via legale debba essere percorsa, certo il problema è culturale e legato ai “ghetti mentali”. Va affrontato con un approccio “globale”: «È necessario», conclude l’Associazione, «contrastare questi stereotipi e pregiudizi, alimentati da dichiarazioni di esponenti politici che intendono parlare alla pancia del proprio elettorato e da notizie giornalistiche incapaci di approfondimento e di analisi complessa, attraverso tutte le forme possibili, istituzionali e governative, attraverso il diritto e la produzione intellettuale, nella lotta politica e nel lavoro nei territori, nei media, a scuola e in strada. Si potrebbe cominciare dal linguaggio: i termini “nomadi” e “zingari” denotano una connotazione negativa e pertanto non andrebbero più utilizzati, né dai politici né dai giornalisti».

03/10/2013 

 

tante scuse per nascondere il nostro razzismo

le 9 balle sull’immigrazione

(smentite dai numeri)

in un momento che registra  quotidianamente tanta intolleranza nei confronti di immigrati o rom non è male riflettere, magari in modo un po’ semplificato come nelle nove scansioni di A. Colasuonno qui sotto riportate, su quanti e quali stereotipi, pregiudizi o vere e proprie balle con i quali copriamo le nostre forme di razzismo:

immigrato

 

 Negli ultimi tempi fra le provocazioni di Salvini, i blitz di Borghezio e Casapound, le aggressioni in autobus o per strada ai danni di africani accusati di portare l’Ebola, gli scontri di Tor Sapienza, le esternazioni di Grillo circa il trattamento da riservare a chi arriva dal mare, il clima attorno agli stranieri si è di nuovo fatto abbietto e a tratti pericoloso. Ho voluto allora confutare punto per punto le argomentazioni più usate dai razzisti a vario titolo, tanto per fare chiarezza e dimostrare che il razzismo rimane un basso istinto che va semplicemente educato e soppresso e non ha alcuna ragione razionale per essere professato:

1) “Vengono tutti in Italia”

Gli stranieri in Italia sono poco più di 5 milioni e mezzo, ossia l’8% della popolazione. Solo 300 mila sono gli irregolari. Il Regno Unito è il paese europeo al primo posto per numero di nuovi immigrati con circa 560.000 arrivi ogni anno. Seguono la Germania, la Spagna e poi l’Italia. La Germania è invece il paese Ue con il maggior numero di stranieri residenti con 7,4 milioni di persone. Segue la Spagna e poi l’Italia. Siamo sesti inoltre per numero di richieste d’asilo (27.800). Da notare che il paese col più alto numero di immigrati è anche l’unico che in questo momento sta crescendo economicamente.

2) “Li manteniamo con i nostri soldi”

Gli stranieri con il loro lavoro contribuisco al Pil italiano per l’11% , mentre per loro lo stato stanzia meno del 3% dell’intera spesa sociale. Inoltre gli immigrati ci pagano letteralmente le pensioni. L’età media dei lavoratori non italiani è 31 anni, mentre quella degli italiani 44 anni. Bisognerà aspettare il 2025 perché gli stranieri pensionati siano uno ogni 25, mentre gli italiani pensionati sono oggi 1 su 3. Ecco che i contributi versati dagli stranieri (circa 9 miliardi) oggi servono a pagare le pensioni degli italiani.

3) “Ci rubano il lavoro”

“La crescita della presenza straniera non si è riflessa in minori opportunità occupazionali per gli italiani”, è la Banca d’Italia a parlare. Il lavoro straniero in Italia ha colmato un vuoto provocato da fattori demografici. Prendiamo il Veneto. Fra il 2004 e il 2008 ci sono stati 65.000 nuovi assunti all’anno, 43.000 giovani italiani e 22.000 giovani stranieri. Nel periodo in cui i nuovi assunti sono presumibilmente nati, negli anni dal 1979 al 1983, la natalità è stata di 43.000 unità all’anno. È facile vedere allora che se non ci fossero stati gli immigrati, 22.000 posti di lavoro sarebbero rimasti vacanti. Questo al Centro-Nord. La situazione è un po’ più problematica al Sud, perché in un’economia fragile e meno strutturata spesso gli stranieri accettano paghe più basse e condizioni lavorative massacranti, rubando qualche posto agli italiani. A livello nazionale, ad ogni modo, il fenomeno non è apprezzabile.

4) “Non rispettano le leggi”

Negli ultimi 20 anni la presenza di stranieri in Italia è aumentata vertiginosamente, fra il 1998 e 2008 del 246% dice l’Istat. Eppure la delinquenza non è aumentata, ha avuto solo trascurabili variazioni: nel 2007 il numero dei reati è stato simile al 1991. Di solito si ha una percezione distorta del fenomeno perché si considerano fra i reati degli stranieri quelli degli irregolari che all’87% sono accusati di reato di clandestinità il quale consiste semplicemente nell’aver messo piede su territorio italiano.

5) “Portano l’Ebola”

L’Africa è un continente enorme, non una nazione. Le zone in cui l’Ebola ha maggiormente colpito sono Liberia e Sierra Leone. Da queste zone non giungono immigrati in Italia dove invece arrivano da Libia, Eritrea, Egitto e Somalia. I sintomi dell’Ebola poi si manifestano in 3 o 4 giorni e un migrante contagiato non potrebbe mai viaggiare per settimane giungendo fino a noi. Infine il caso ebola è scoppiato ad aprile 2014, nei primi 8 mesi del 2014 in Italia sono arrivati circa 100 mila immigrati e neanche uno che ci abbia trasmesso l’Ebola.

6) “Aiutiamoli a casa loro”

È la frase con cui i razzisti di solito si autoassolvono, come se aiutarli a casa loro non abbia dei costi e dei rischi, e come se i nostri governi non abbiano già lavorato per affossare questa possibilità. Nel 2011 il governo italiano ha operato un taglio del 45% ai fondi destinati alla cooperazione allo sviluppo, stanziando effettivamente 179 milioni di euro, la cifra più bassa degli ultimi 20 anni. Destiniamo a questo ambito lo 0,2 del Pil collocandoci agli ultimi posti per stanziamenti fra i paesi occidentali. Nel 2013 il Servizio Civile ha messo a disposizione 16.373 posti di cui solo 502 all’estero, in sostanza il 19% di posti finanziati in meno rispetto al bando del 2011.

7) “Sono avvantaggiati nelle graduatorie per la casa

Ovviamente fra i criteri per l’assegnazione delle case popolari non compare la nazionalità. I parametri di cui si tiene conto sono il reddito, numero di componenti della famiglia se superiore a 5 unità, l’età, eventuali disabilità. Gli immigrati di solito sono svantaggiati perché giovani, in buona salute e con piccoli gruppi famigliari (poiché non ricongiunti). Nel bando del 2009 indetto dal comune di Torino il 45% dei richiedenti era straniero, solo il 10% di essi si è visto assegnare una casa. Nel comune di Genova, su 185 abitazioni messe a disposizione, solo 9 sono andate ad immigrati. A Monza su 100 assegnazioni solo 22 agli stranieri. A Bologna su 12.458 alloggi popolari assegnati, 1.122 agli stranieri.

8) “Prova a costruire una chiesa in un paese islamico”

È l’argomento che molti usano perché non si costruiscano moschee in Occidente o perché si lasci il crocifisso nei luoghi pubblici. È un argomento davvero bislacco: per quale motivo se gli altri sono incivili dovremmo esserlo anche noi? E comunque gli altri non sono incivili. In Marocco i cattolici sono meno dello 0,1% della popolazione eppure ci sono 3 cattedrali e 78 chiese. Si contano 32 cattedrali in Indonesia, 1 cattedrale in Tunisia, 7 cattedrali in Senegal, 5 cattedrali in Egitto, 4 cattedrali e 2 basiliche in Turchia, 4 cattedrali in Bosnia, 1 cattedrale negli Emirati Arabi Uniti, 3 monasteri in Siria, 7 cattedrali in Pakistan e così via.

9) “I musulmani ci stanno invadendo”

Al primo posto fra gli stranieri presenti in Italia ci sono i rumeni che sono oltre un milione. I rumeni per la maggior parte sono ortodossi. In seconda posizione ci sono gli albanesi, quasi 600 mila, per il 70% non praticanti (lascito della dominazione sovietica) e, fra i rimanenti, al 60% musulmani e al 20% ortodossi. Seguono i marocchini, quasi 500 mila, quasi totalmente musulmani, e ancora i cinesi, circa 200 mila, quasi tutti atei. Dunque in larga parte gli stranieri in Italia sono cristiani, oppure atei, solo in piccola parte professanti l’Islam. “Un buon capro espiatorio vale quasi quanto una soluzione”.

Andrea Colasuonno 

 

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