rischiamo davvero l’imbestialimento della politica

attenti ai lupi

così la politica in Italia ed Europa si bestializza


di Marco Morosini
linguaggi sempre più aggressivi e contenuti violenti
la nuova destra “istintiva” si batte contro i più poveri

Una manifestazione in Germania contro i migranti

una manifestazione in Germania contro i migranti

“Libera la bestia che c’è in te”. “Volete restare pecore? O volete diventare lupi e farli a pezzi? (i delinquenti tra i migranti, ndr) Aspettiamoli sotto casa. Occhio per occhio, dente per dente!”

Dobbiamo a due politici eletti, rispettivamente in Italia e in Germania, questi due incitamenti espliciti a “bestializzare” la politica. Non è folclore. Sono parole che dobbiamo prendere sul serio, perché è così che in Europa cominciarono derive che finirono in tragedie. Questi incitamenti potrebbero essere solo l’inizio di ciò che ci aspetta se i politici che attizzano l’odio diventassero egemoni in altri Paesi – oltre che già in Italia e Ungheria – e nel Parlamento Europeo. Le cause “scatenanti” di questo imbestialimento sono la paura – solo in parte comprensibile – e la reazione – sbagliata – al fenomeno di portata storica delle migrazioni verso l’Europa. La crescente esasperazione che esso genera in una parte degli europei è per certi aspetti paragonabile a quella provocata negli anni 20 e 30 dai rancori postbellici, dalla crisi economica del 1929 e dalla conseguente disoccupazione e povertà. Anche allora furono le estreme destre nazionaliste a profittare dell’astio di massa. Anche allora troppi dissero: non dobbiamo demonizzarli, se no facciamo il loro gioco. Si sa come andò a finire. Sta accadendo qualcosa di simile, ora?

Un ministro “fuori controllo”

Il motto “Libera la bestia che c’è in te” è riconducibile al Vicepresidente del Consiglio e Ministro degli Interni Matteo Salvini. Un’esortazione sorprendente da parte di chi è responsabile di mantenere l’ordine nel Paese. L’incitamento è nella testata de “Il populista”, il giornale on line della Lega fondato da Salvini (e diretto da Marco Dozio e Alessandro Morelli), e nell’immagine di copertina della sua pagina Facebook. La bestia da liberare è simbolizzata dalla fronte di un lupo dagli occhi gialli minacciosi, messo lì come un logo. Il sottotitolo de “Il populista” è: “Audace, istintivo, fuori controllo”. Il secondo incitamento «… o volete diventare lupi e farli a pezzi? Occhio per occhio, dente per dente! Aspettiamoli sotto casa!» è di David Köckert, il politico e consigliere comunale di un partito tedesco, che il 9 settembre ha arringato con queste parole una folla di 2.500 manifestati anti-immigrati nella cittadina tedesca di Köthen. Non è da meno un altro politico nelle istituzioni, il deputato leghista Giuseppe Bellachioma, che ha scritto rivolgendosi ai giudici: «Se toccate il Capitano (Salvini, ndr) vi veniamo a prendere sotto casa… occhio!».

Le violenze razziste

Chi pensasse “lupo che abbaia non morde” sbaglierebbe. In Italia, infatti, crescono da tre mesi le violenze razziste. Il giornalista Luigi Mastrodonato ha creato e aggiorna una carta interattiva dell’Italia (su Google Maps) con le “Aggressioni razziste dall’1 giugno 2018”. Vi si leggono i luoghi e gli articoli relativi a ogni episodio violento: finora due omicidi e 60 aggressioni. Ogni due giorni una o più persone, spesso extraeuropee e con la pelle scura, sono state aggredite con pugni, spranghe, armi, a volte anche al grido di “Salvini, Salvini”, come a Caserta l’11 giugno. A Macerata, il 3 febbraio, otto persone di colore sono state ferite a rivoltellate da Luca Traini, candidato leghista nel 2017. Sulle crescenti aggressioni razziste in Italia l’Onu sta aprendo un’inchiesta.

Il ruolo di Steve Bannon

Le estreme destre guadagnano consensi e puntano ora a conquistare l’Unione Europea per smantellarla dall’interno. L’orchestratore di questo disegno è lo statunitense Steve Bannon, ex-stratega di Donald Trump. Così come portò Trump alla Casa Bianca Bannon si è dato ora la missione di favorire la presa del potere in Europa delle destre estreme. Con questo dichiarato obiettivo ha aperto a Bruxelles l’agenzia politica “The Mouvement” per coordinare e consigliare i partiti nazionalisti. Secondo Bannon «I movimenti di destra populista e nazionalista vinceranno in Europa e governeranno. (…) È in Italia il cuore della nostra rivoluzione». Per questo è venuto più volte in Italia e ha incontrato Salvini e altri politici di governo. «Questo è un momento della Storia di cui si parlerà per 100 anni» ha detto Bannon. Ha ragione. Le reazioni politiche al fenomeno migratorio possono essere comprese solo in una prospettiva storica. L’impossibilità sia di fermare sia di accogliere completamente le crescenti migrazioni sta mettendo in gioco la convivenza nel continente. In pericolo è la stessa Unione Europea, l’istituzione che ha garantito sessant’anni di pace e sviluppo.

La copertina della pagina Facebook del 'Populista'

la copertina della pagina Facebook del “Populista”

Immaginare di poter impedire queste crescenti migrazioni, è come pensare di poter “vietare” l’alta marea dopo la bassa. Gli africani, oggi 1,2 miliardi, nel 2050 saranno 2,5 miliardi, mentre gli Europei resteranno 500 milioni. Come tra i vasi comunicanti, un travaso dall’Africa all’Europa sembra inevitabile. Non potendo impedirlo, occorrono in Africa e in Europa politiche che lo regolino e lo rendano fonte di benessere anziché di conflitto. Non basterà “aiutarli a casa loro”. Secondo Stephen Smith, uno studioso africanista franco-americano autore del libro “La corsa verso l’Europa”, in mancanza di altre strategie un lento innalzamento dei redditi in Africa porterà verso l’Europa più migranti, non meno. I migranti attuali, infatti, non sono gli africani più poveri. In buona parte, invece, sono quei giovani più intraprendenti che sanno racimolare i soldi per pagarsi l’odissea verso l’Europa. Secondo Smith il numero di costoro aumenterà quando gradualmente aumenterà il reddito in Africa. Questo fenomeno è drammatico specialmente per l’Africa, che perde così la parte potenzialmente più attiva dei suoi giovani. Ulteriori cause dei drammi dell’Africa sono corruzione, malgoverno, dittature, conflitti e cambiamenti climatici.

Da cittadini a consumatori

C’è però un altro fenomeno più recente che concorre a stimolare sia l’emigrazione dall’Africa sia la violenta ostilità di una minoranza di Europei verso i migranti: il consumismo nell’era di internet. Da alcuni anni, infatti, milioni di africani ammirano, grazie a internet, la vetrina di un Europa delle meraviglie. Lo spettacolo pubblicitario continuo di persone euforiche perché allietate da ogni sorta di mercanzia è una caricatura mendace della realtà.
La stessa messinscena consumistica che attira gli africani è quella che ha alterato la scala di valori in Europa. Eravamo cittadini, siamo diventati “consumatori”. La pubblicità, già onnipresente, cerca di infiltrarsi ulteriormente in ogni metro del nostro spazio e in ogni minuto del nostro tempo. Sempre più europei, specialmente i giovani, sono indifferenti e ignoranti della nostra storia, dei nostri valori comuni – libertà, democrazia, rispetto, tolleranza – e della necessità di difenderli. La cosa che più ci importa è consumare, è cercare identità e soddisfazione nelle merci, non nei valori, e tanto meno nelle persone. Come disse un grande regista, gli unici due valori rimasti all’Occidente sono comprare e vendere.

Consumatori contro consumati

Tra l’ascesa delle estreme destre nazionaliste negli anni 20 e 30 e quella attuale c’è tuttavia una grande differenza. L’animosità popolare che allora portò al potere i partiti totalitari era quella degli impoveriti contro gli arricchiti. Oggi, invece, accade il contrario: l’ostilità che nutre le destre estreme è quella dei ricchi (noi europei, se comparati con gli africani) contro i poveri e i disperati che noi stessi abbiamo contribuito a impoverire e che cercano ora di raggiungerci. È l’ostilità dei consumatori contro i consumati. È la gelosia di chi teme che altri, più poveri di lui, gli portino via “la roba”. È l’affermazione di una “libertà” sinistra (la mia libertà di avere tutto e subito), che sta eclissando la eguaglianza e la fraternità. Nella crisi crescente dell’immigrazione e nelle sue drammatiche conseguenze politiche, il consumismo conta più di quello che sembra. Molti non lo vedono, così come i pesci non vedono l’acqua. È una cecità fatale. Inebetiti da tanti mulini bianchi, non vediamo avvicinarsi i lupi neri.

attenti al pallone … non sembra ma è pericoloso!

pallone gonfiato

«I 1000 individui più ricchi del mondo hanno un patrimonio netto di poco inferiore al doppio del patrimonio totale dei 2,5 miliardi di individui più poveri»

Luciano Gallino

 

Finalmente sono iniziate le partite del mondiale di calcio

Così posso distrarmi dai problemi personali e sociali, ma soprattutto identificarmi con vincenti, milionari e stelle del firmamento. Questo evento cambia davvero la mia capacità di percezione del mondo. Nei giorni del torneo mi sembra tutto più bello, significativamente diverso, vedo le cose con occhi nuovi.

L’attività compiuta dalla camorra in discariche abusive non mi appare più come sversamento di rifiuti tossici, pericolosi per la salute dei cittadini presenti e futuri, ma come deposito prolungato e sistematico di materiale ecologico riutilizzabile, dopo qualche anno, per la fangoterapia nei centri benessere.

Il colore rosso nell’aria di Taranto e quella sensazione di respirare ferro non mi appaiono più come conseguenze dell’inquinamento industriale, ma come il risultato della simultanea e multiforme accensione di fumogeni a scopo celebrativo.

La fila multioraria al pronto soccorso non mi appare più come una disfunzione, generata dalla politica, del sistema sanitario pubblico, ma come un tentativo di organizzare spazi di socializzazione, di condivisione delle preoccupazioni legate alla salute e di scambio di informazioni su diagnosi e cure.

La precarietà di milioni di persone non mi appare più come un fenomeno endemico ad un sistema economico-sociale basato sullo sfruttamento della manodopera, ma come opportunità di festeggiamento, ogni 15 giorni circa, per la firma di un nuovo contratto di lavoretto.

La disoccupazione di milioni di persone non mi appare più come tragedia determinata dalla politica che si inginocchia (per tornaconto) davanti al Capitale, ma come occasione di tempo libero per visitare centri per l’impiego, siti internet con offerte di lavoro, e per perfezionarsi nella compilazione del CV.

Grazie al pallone gonfiato nulla è come sembra.

rischiamo il carcere ma vogliamo ugualmente aiutare i profughi

migranti

nella valle degli angeli che accolgono i profughi

“noi qui li aiutiamo e rischiamo il carcere”

di Massimo Calandri
in “la Repubblica” del 13 gennaio 2017


Teresa è una giovane maestra di origine italiana. La sua prima volta è stata la primavera scorsa. «Ero in auto coi miei bambini. Ho incrociato la gendarmerie, poco dopo ho intravisto tre ragazzini nascosti dietro un albero. Terrorizzati». Ha accostato, aperto la portiera. «Presto, salite. Vi porto a casa». Li ha ospitati una settimana. «Mi chiamavano mamma, avevano 16 anni». Un mese più tardi i tre erano mille chilometri più lontano. Calais. «Un giorno mi hanno scritto su Facebook. Da Liverpool. Avevano raggiunto i parenti, ce l’avevano fatta». Da allora, Teresa ha accolto non meno di venti migranti. In questi giorni a casa ne nasconde due, fratello e sorella, eritrei, anche loro minorenni, entrati in Francia dopo essere sbarcati in Italia da qualche settimana. Poi c’è Thibaut, contadino. Lui ha cominciato un anno fa: «Anche io li ho trovati sulla strada, subito dopo il confine. Pioveva fitto. Avevano freddo, morivano di fame. Lo sapevo che era un reato, che avrei dovuto segnalarli alla polizia: ma voi non avreste fatto lo stesso?». Gibì, pensionato, è stato arrestato venerdì scorso con altri 3 compaesani: rischiano 5 anni di galera e 35.000 euro di multa secondo la “legge Sarkozy”, che punisce chi agevola l’ingresso o la circolazione di immigrati irregolari. «Ne stavamo accompagnando un gruppo verso una stazione ferroviaria più sicura, ormai non potevano più restare lì dove li avevamo messi». Josianne, allevatrice, racconta che è normale: «Qui nella valle è sempre successo: un secolo fa ospitavamo i migranti italiani che andavano a lavorare a Nizza, a Marsiglia. Una mia bisnonna ne sposò uno. Nel dopoguerra siamo stati noi, da sfollati, ad essere accolti a Torino. Partigiani dell’umanità. E la storia continua». La storia della Val Roia, risalendo il fiume che sfocia a Ventimiglia nei pressi della frontiera. Sei piccoli Comuni francesi abbarbicati sulle montagne (Tenda, Briga, Saorge, Fontan, Sospel, Breilsur-Roya) per meno di seimila abitanti in tutto, un’enclave aspra e solidale come questa terra. Che dal 2015, da quando sono ripresi i controlli alle frontiere, infischiandosene della legge e della possibile galera ospita nelle proprie case migliaia di persone. Migranti. Uomini, donne, soprattutto minori che in attesa di chiarire la loro posizione non dovrebbero lasciare il Paese europeo dove sono stati identificati – l’Italia -, invece varcano comunque il confine in cerca di un’altra vita. Per evitare gli stretti controlli lungo i varchi a ridosso del mare, percorrono a piedi la Statale 20 parallela al fiume o se ne vanno per i binari del treno che viaggia verso Cuneo. E dopo cinque ore di cammino ecco la Francia, i boschi rocciosi delle Alpi Marittime, però non lontano dal Colle di Tenda e nuovamente dal territorio italiano, dove a volte nel loro disperato peregrinare finiscono per errore, sfortuna, destino. «Vado a Parigi ». «Londra». «Stoccolma».

I ragazzi li incontri a tutte le ore percorrendo la statale: si confessano con una ingenuità disarmante, un’insopprimibile luce di ottimismo nello sguardo. Per i gendarmi è un gioco prenderli, riportarli in Liguria. Ma il giorno dopo ecco che tornano a camminare verso nord, cocciuti. Fino a quando non passa qualcuno come Teresa, Thibaut, Gibé, Josianne. Qualcuno che li nasconde, li cura, li sfama, dà loro vestiti e nuova speranza. Per un paio di settimane al massimo. In qualche modo, quelli della valle riescono poi a farli salire su di un treno diretto verso la capitale. «E dopo, si vedrà». Cedric Herrou, che vive a Breil, è diventato il simbolo della valle. L’altra settimana il tribunale di Nizza lo ha condannato a 8 mesi con i benefici di legge. Per “trasporto di migranti” che aveva anche ospitato nella sua cascina. «Continuerò a farlo. Cioè, a fare il mio mestiere: l’agricoltore, quello che dà da mangiare alla gente. Senza preoccuparsi del colore della pelle o dei documenti». Nello stesso giorno è stato assolto un professore universitario di Nizza, Pierre-Alain Mannoni, che a sua volta aveva dato un passaggio dal Roia oltre la frontiera a tre giovani eritree: «Il giudice ha citato la convenzione dei Diritti dell’Uomo, sostenendo che era un mio dovere aiutare delle persone in pericolo». Però la Procura ha presentato appello. Qualche ora più tardi, a Sospel, la polizia ha  fermato 3 auto con a bordo 9 migranti (ma una è riuscita a passare): Gibì e Dan, più due amici, sono stati fermati. Gli stranieri che erano con loro, rispediti in Italia. «Siamo stati rilasciati dopo 24 ore. E nel frattempo alcuni dei ragazzi erano già di nuovo dalle nostre parti».

In questa regione, Provenza-Costa Azzurra – si vota l’ultradestra. Ma non nella Val Roia e meno che mai a Saorge, la “rossa”. Le notizie degli arresti – e qualche delazione, dicono, perché c’è sempre una pecora “nera” – non hanno spaventato nessuno, anzi. “Roya Citoyen”, associazione che distribuisce alimenti e vestiti ai rifugiati – assicurando ogni giorno 200 pasti a chi è rimasto a Ventimiglia – ha cominciato a ricevere aiuti da tutta la Francia. E altri ancora aprono la porta di casa. «A volte accade che in famiglia non si sia tutti d’accordo. Allora, quando il marito in quel momento non c’è, ecco che la moglie ospita qualcuno, o viceversa. Tanto, il coniuge che torna non ha mai il coraggio di mandarli via», spiega Elisabetta. Che non ha paura a parlare, o a farsi fotografare. «Non mi interessa la politica, non faccio parte di movimenti. Come gli altri, non ho una soluzione per quello che accadrà domani. Ma so che devo fare qualcosa per questi ragazzi. Ora. E non credo proprio di violare la legge, anzi. L’umanità non è un delitto».

image_pdfimage_print

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fonire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o clicchi su "Accetta" permetti al loro utilizzo.

Chiudi