contro le bugie raccontate contro i rom

VESNA VULETIC
Presidente Idea Rom Onlus

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MILLANTATORI E MENZOGNE SUI MATRIMONI FORZATI A 9 ANNI E SUI MOTIVI DELL’ABBANDONO SCOLASTICO DELLE BAMBINE ROM E SINTE

Sono in Italia da quando ero ragazzina e non ho mai visto il matrimonio di bambine Rom e Sinte di 9 anni, tantopiù con adulti.
Da oltre 25 anni mi occupo di Rom più o meno di tutte le comunità e anche in questo periodo non mi è mai successo di vedere matrimoni di questo tipo.
Da quasi 10 anni dirigo anche l’associazione Idea Rom di Torino (https://www.facebook.com/idearom.onlus) costituita da nostre donne di varie origini nazionali e, anche in questo caso, non abbiamo mai affrontato situazioni del genere.

I matrimoni più giovani di cui ho notizia o memoria risalgono a tanti anni fa e, comunque, riguardavano ragazzine e ragazzini, coetanei, di 15-16 anni.

Ma questi, che già erano casi eccezionali nei nostri paesi d’origine, nel tempo sono andati via via riducendosi anche in Italia, fin quasi a scomparire. Oramai la gran parte delle ragazze si sposano più grandi, tra i 17 e i 20-22 anni, scegliendo da sé il proprio sposo e la propria vita affettiva.

Quando i genitori si oppongono (ad esempio per pregressi litigi fra le famiglie), normalmente le ragazze scappano con i fidanzati, mettendoli di fronte al fatto compiuto.

La questione della dote che alcuni intendono o fraintendono come somma per l’acquisto della sposa sarebbe anche da spiegare meglio, poiché nella maggior parte dei casi è puramente simbolica, è circoscritta a pochissimi gruppi dove è praticata da neanche tutte le famiglie. Ci sono in ogni caso nostre comunità dove la tradizione della dote non è neppure mai esistita.

Il dato di riscontro è dato dall’assenza di denuncie e dall’esiguità di segnalazioni ai Tribunali dei Minori, obbligatorie nel casi di matrimoni (anche di fatto) fra minori di 15 anni.

A scanso di equivoci mi tocca precisare che non sono mai stata favorevole ai matrimoni combinati, figuriamoci a quelli forzati o a quelli fra bambini e adulti.

Però certe iniziative, che da alcuni mesi stanno propagandando una presunta emergenza relativa a questo tipo di matrimoni fra i Rom, mi stanno preoccupando perché possono diffondere un ulteriore e infondato pregiudizio sulle nostre comunità, dando spazio a strumentalizzazioni razziste contro tutto il nostro popolo.

Nel tentativo di approfondire e discutere l’argomento non posso inoltre nascondere una certa preoccupazione rispetto alla demonizzazione di cui sono stata oggetto provando a far presente le mie osservazioni.

Ho provato a discutere l’argomento con alcuni promotori del progetto Terni Bori che affronta il tema, registrando reazioni che quasi immediatamente sono scivolate nell’attacco personale, causando la mia immediata collocazione nella categoria di coloro che amano e difendono i matrimoni forzati fra bambini e adulti (!)

A Torino il prgetto Terni Bori è promosso da Stojanovic Vojislav, rappresentante di varie fantomatiche associazioni di cui non c’è alcuna traccia nei registri comunali, provinciali o nazionali (che prevedono revisioni periodiche sull’effettiva esistenza e sulla regolarità della gestione).

Stojanovic, oltre a agitare l’emergenza del problema dei matrimoni forzati fra bambine e adulti Rom, spiegherebbe con questo motivo la ragione dei tanti abbandoni scolastici da parte delle nostre ragazzine.

Peccato si tratti di una curiosa invenzione di Stojanovic, non supportata da alcun dato e o esperienza personale o lavorativa in ambito scolastico.

Da quel che invece ho potuto capire, sulla base di esperienze e progetti pluriennali, questa “emergenza” degli abbandoni scolastici da parte di bambine Rom costrette al matrimonio NON ESISTE.

Esiste piuttosto il serio problema della qualità degli apprendimenti a cui sono sottoposti i nostri bambini nelle scuole in cui siano “etichettati” come “nomadi”. E’ difatti molto diffusa la consuetudine di abbassare le aspettative formative nei loro confronti, relegati spesso al fondo dell’aula a disegnare dalla mattina alla sera (“perchè vengono a scuola solo per stare al caldo e mangiare un pasto regolare nella mensa”), senza compiti assegnati a casa (“perchè tanto non li farebbero”), senza convocazioni e colloqui con i genitori (“perchè tanto non verrebbero”), senza progettazioni di alcuna ambizione (“perchè l’istruzione scolastica non fa parte della cultura Rom”), ecc..

L’insuccesso e la dispersione scolastica dei nostri bambini, senza alcuna differenza fra maschi e femmine (se ci si riferisce ai dati e non alle fantasie), è dovuto alla bassa qualità degli apprendimenti ricevuti nella scuola dell’obbligo e che non consentono di affrontare con adeguate competenze alcun ciclo di studi superiori.

Senza voler trascurare altri problemi che meriterebbero una più approfondita analisi (dalle condizioni di vita nei campi nomadi al razzismo percepito e subito da questi bambini in tutte le situazioni della propria vita), il dato di riscontro è quello dei bambini che, pur avendo svolto in assoluta regolarità l’intero ciclo scolastico obbligatorio (magari dalle materne, con frequenze continuative del 100% e nessuna bocciatura), alla fine della terza media sanno a malapena leggere e scrivere (e in molti casi neanche quello).

In una città come Torino, dove dal 1978 il Comune e varie associazioni (comprese quelle che volevano e gestivano la “scuola degli zingari”) si sono occupate di scolarizzazione degli “alunni nomadi”, nessuno ancora si chiede come sia possibile che nessun Rom proveniente dai campi nomadi abbia mai conseguito un diploma superiore quinquennale e tanto meno laureato.

Adesso, invece, sarebbe arrivato Stojanovic a spiegare che i motivi dell’insuccesso scolastico delle bambine (e quello dei bambini?) stia tutto nei matrimoni precoci, forzati e brutali a cui sarebbero sottoposte dalle nostre famiglie…

Superficialità che purtroppo alimenta solo altro razzismo di cui, almeno in questo caso, potevamo farne a meno.

La fragilità degli argomenti è evidente nella fuga da qualsiasi confronto, anche su questi social network dove Stojanovic si adopera con “blocchi” e camuffamenti che impediscono qualsiasi confronto.

Curioso per chi ambisca e si presenti come paladino di cause collettive, soprattutto, se convinto dei propri argomenti sul tema. Invece tutta l’attività si limita a spacciare per incontri di presentazione del progetto alcune riunioni di commissioni comunali su tutt’altri temi, guarnendo il tutto con fotografie in cui ignari consiglieri comunali vengono immortalati in fotografie in cui afferrano borse di stoffa (con il logo del progetto) disseminate qua e là sui tavoli.

Cooptazioni inconsapevoli e strumentalizzazioni degne di un furbastro da strada, non di chi vorrebbe affrontare seriamente problemi seri.

Se questa difficoltà nel mettersi in discussione e queste modalità di strumentalizzazione sono il presupposto di un lavoro che vorrebbe condannare varie presunte colpe collettive dei Rom (dai matrimoni forzati all’abbandono scolastico, ad esempio), siamo a cavallo e non stiamo vedendo nulla di nuovo rispetto all’epoca delle associazioni pro-Rom che ci infangavano per poter meglio accreditare le loro lucrose mediazioni.

VESNA VULETIC
Presidente Idea Rom Onlus

un altro rom laureato

  giovane Rom cosentino consegue la laurea

fiore-manzo

“il risultato ottenuto dallo studente è motivo di orgoglio per tutta la città di Cosenza”

 

Festa grande per la comunità rom cosentina. Tanti sacrifici culminati in una tesi che li vede protagonisti dal titolo: Gli stanziali. Modelli di insediamento dei Rom a Cosenza. Uno studio che il dottor Manzo ha compiuto da vicino attraverso un’analisi che solo chi conosce la vita all’interno della comunità Rom cosentina avrebbe potuto svolgere con così tanta dovizia di particolari. Non è il primo Rom cosentino a diventare dottore, almeno in cinque lo hanno preceduto. Ma oggi anche Palazzo dei Bruzi, dopo aver esiliato in un parcheggio di cemento nei pressi della stazione per un’intera estate l’intera popolazione che abitava lungo il Crati, augura il meglio al neodottore della comunità Rom. “La laurea in Scienze dell’Educazione conseguita dal giovane Fiore Manzo è motivo di orgoglio non soltanto per la comunità Romanes di Cosenza ma per tutta la nostra città che, storicamente, ha fatto dell’integrazione e dell’inclusione i suoi cardini sociali”. Il sindaco Mario Occhiuto esprime le più sentite congratulazioni al neo laureato rom che è nato nella baraccopoli del quartiere Gergeri e che ha raggiunto oggi un importante traguardo, “un traguardo personale – afferma Occhiuto – che assume un significato collettivo contro ogni forma di pregiudizio. “I miei complimenti – aggiunge ancora il Sindaco – giungano a Fiore, alla sua famiglia e a tutti gli attivisti dell’associazione Lav Romanò per l’esempio di condivisione di un risultato che trasmette una palpabile fiducia nel futuro”.

da Cosenza.it

il presidente dell’ ‘Associazione 21 luglio’ scrive al nuovo sindaco di Roma

Rom e Roma

 si cominci chiedendo «scusa»

di Carlo Stasolla*

«Gentile sindaca, come presidente di un’organizzazione che si occupa della tutela e della promozione dei diritti delle comunità rom e sinti in Italia le formulo i migliori auguri di buon lavoro. Un lavoro che non sarà facile, ma sicuramente affascinante per le sfide che lei sarà chiamata ad affrontare e per le tante domande che oggi, nella città di Roma, attendono risposte.

Era il maggio 2014 quando, presso la Sala del Campidoglio, fotografammo, con il rapporto ‘Campi Nomadi Spa’, quel «sistema campi» che nella città di Roma, da almeno due decenni, da una parte condanna le comunità rom in emergenza abitativa a vivere concentrate in ghetti etnici dove i diritti sono violati, dall’altra prevede l’erogazione di un flusso incontrollato di denaro pubblico che non raggiunge alcun risultato in termini di inclusione sociale. Fummo i primi a denunciare, nel solo 2013, la spesa di 22 milioni e mezzo di euro per mantenere il «sistema campi» attraverso affidamenti diretti a beneficio di vari enti, organizzazioni o uffici dipartimentali.

Oggi, a distanza di due anni, lo scenario è totalmente cambiato, in seguito al terremoto giudiziario che sta travolgendo più di cinquanta tra dirigenti e funzionari pubblici, cooperative e associazioni, sedicenti ‘rappresentanti rom’ e vigili urbani. Dalle inchieste degli inquirenti il quadro che attualmente emerge è desolante: i rappresentanti di 16 dei 31 enti che nel 2013 ruotavano attorno al «sistema campi» oggi sono agli arresti o sotto indagine e il 70% delle risorse destinate agli insediamenti per soli rom è stato per anni gestito da loro. La verità di Buzzi: «Gli zingari rendono più della droga!» sembrerebbe la stessa delle decine di persone che, utilizzando denaro pubblico hanno sino a oggi lucrato sulla pelle dei più deboli permettendo che migliaia di persone continuassero a vivere nel degrado, nella povertà, nell’emarginazione, indistintamente additati come asociali o criminali.

L’inganno è stato svelato e ora che è stata fatta tabula rasa è il momento propizio per iniziare un nuovo corso che ci auguriamo lei sappia incoraggiare, sostenere, portare a compimento. Una strada verso il superamento delle baraccopoli romane attraverso processi inclusivi, così come indicato dalle linee guida contenute nell’agenda ‘Oltre le baraccopoli’ che Le abbiamo presentato nel corso della campagna elettorale. Ma ancor prima di avviare un intervento in tal senso, riteniamo sia di fondamentale importanza da parte sua pronunciare una parola che aiuterebbe veramente a voltare pagina, una parola che sinora nessun amministratore ha avuto il coraggio di dichiarare pubblicamente: la parola ‘scusa’.

È fondamentale che la nuova Amministrazione da lei presieduta, possa e sappia riaprire il nuovo corso iniziando a chiedere ‘scusa’ per quanto compiuto dagli amministratori che l’hanno preceduta e per il «sistema campi» che con le loro scelte hanno fatto nascere e consolidato: scusarsi con quelle famiglie rom, discriminate e indigenti, che per anni sono state le ‘galline dalle uova d’oro’ utili per generare profitti illeciti; con quei cittadini e i Comitati di quartiere che hanno subìto la presenza di insediamenti abbandonati a se stessi, ormai vere e proprie baraccopoli; con quei dipendenti del Comune di Roma e quei lavoratori del sociale che hanno sempre operato onestamente, con passione e professionalità sulla ‘questione rom’ e che rischiano di vedere il loro lavoro gravemente compromesso dall’attività di colleghi senza scrupoli.

Chiedere ‘Scusa’ significa per un amministratore esprimere con fermezza la volontà che gli errori commessi nel passato non si ripetano, attraverso un nuovo rapporto di fiducia, fondato sull’onestà, la trasparenza e il rispetto dei diritti di tutti, che si potrà creare tra abitanti delle baraccopoli, cittadini delle periferie e istituzioni. Scusarsi è l’atteggiamento proprio degli umili e dei forti. E noi riteniamo che solo chi saprà essere umile e forte nell’amministrare questa bellissima città, potrà dare una risposta soddisfacente anche alle baraccopoli presenti nella città di Roma e a quanti le abitano, che potranno forse tornare a sognare in una città che li tratti diversamente, senza discriminazione. Auguri di buon lavoro».

*Presidente Associazione 21 luglio Onlus

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l’hotel gestito dai rom che diventa laboratorio di pace

Pristina

l’hotel dei Rom dove si costruisce la pace

Hotel Gracanica

nell’albergo lavorano insieme persone di etnie diverse: un simbolo di convivenza in una regione dal passato difficile

 

Un albergo gestito da Rom, persone ritenute nomadi e marginali, che in questo caso sono riusciti a trasformarsi in imprenditori stanziali in una parte d’Europa dove i Rom sono ancor meno amati e tollerati che altrove. Parliamo di Gracanica, alle porte della capitale del Kosovo Pristina, in una zona con splendidi monasteri da visitare. Ecco il sogno impossibile che due kosovari Rom, Hisen Gashnjani e Atlan Gidzic, aiutati da Andreas Wormser, un ex funzionario svizzero che ha lasciato la carriera per inseguire il sogno dell’albergo rom, e dallo scrittore ed ex pugile americano Paul Polansky. Insieme, stanno trasformando un sogno in realtà: scommettono sul futuro e rischiando in prima persona.

“Non so ancora se l’impresa riuscirà”, dice Gashnjani alla Sueddeutsche Zeitung, che all’albergo ha dedicato un ampio reportage multimediale. “Forse Andreas ha scelto me e Atlan, che pure non siamo manager alberghieri di professione, per dare un esempio. Per mostrare al governo del Kosovo e al mondo che uno svizzero, due rom, e dipendenti locali di etnia serba e albanese, possono lavorare insieme. Che la convivenza può funzionare, fino a trasformarsi in un buon affare”.

Hotel Gracanica1

L’albergo si chiama semplicemente Hotel Gracanica. E’un gioiello architettonico, modernista ed evocativo, in stile futurista. Wormser, con l’aiuto di Polansky, ha lanciato l’idea dopo aver lavorato per l’Onu in Kosovo. E si è deciso a rinunciare alla carriera e perfino ad affrontare un matrimonio a distanza visto che la moglie è rimasta a Berna. Certo, si tratta di una scommessa difficile: in Kosovo il turismo non è ancora decollato e finora l’albergo è occupato in media al 20 per cento delle sue capacità. Ma quest’estate, Gashnjani, Gidzic e il loro amico svizzero contano in più arrivi e pernottamenti, sperando di pareggiare il bilancio. I finanziamenti li hanno messi insieme alla meglio, indebitandosi.Hotel Gracanica2

Un destino che sembrava impensabile per Gashnjani e Gidzic, passati attraverso le guerre jugoslave/postjugoslave. Odiati in quanto rom, considerati nemici di tutti e perfino accusati di essere collaborazionisti subendo perfino incursioni e demolizioni di case. Tanto che ancora oggi, Gashnjani non entra nella vicina cittadina di Pomazatin, dove pure i suoi genitori avevano vissuto per 40 anni. Adesso lui, Gidzic e i loro due amici imprenditori, lo svizzero e l’americano sognano, di dare un segnale differente.

Sì, perché dei 125mila rom che vivevano in Kosovo prima della guerra, ne sono rimasti in loco appena un quarto. Ma ora l’Hotel Gracanica potrebbe dare un segnale diverso: quello di un luogo dove la gente può incontrarsi e dare vita a qualcosa di completamente diverso.

 

“siete trattati da far vergogna!”

Rom

la denuncia di Vallini:

“Una vergogna come vi trattano”

il Cardinale vicario del Papa lo dice nella visita all’insediamento romano al 26° km della via Pontina

«Il riscatto parte da di chi vive qui, ma bisogna liberarsi dai pregiudizi»

il cardinale Vallini

«Sento il dovere di sollecitare le istituzioni a superare al più presto questa vergogna»

Com queste parole, una denuncia ma anche una promessa, si è conclusa la visita del cardinale vicario di Roma, Agostino Vallini, all’insediamento al 26° chilometro della via Pontina, tra fango, topi e baracche rattoppate con legno e nastro adesivo. Il Cardinale vicario parla di «vergogna» e «abbandono» da superare: «Il riscatto parte dall’impegno di chi vive qui, ma i cittadini devono liberarsi dai pregiudizi», afferma a «Roma 7», il supplemento di Avvenire per la diocesi di Roma.  

«Provo una grande sofferenza nel vedere tante persone, genitori e soprattutto bambini, in una condizione di degrado inaccettabile. Ho visto però anche la volontà di riscatto e il loro desiderio di superare questa condizione. Si sentono abbandonati e lo sono. Quindi, dobbiamo prenderci carico di loro». 

Il racconto della visita di ieri, durata più di tre ore, all’insediamento al 26° chilometro della via Pontina, a poco più di venti chilometri dal centro di Roma, fotografa la drammatica situazione del campo, tra «”vie” fangose, topi e baracche rattoppate con legno e nastro adesivo». «Una situazione che fa vergogna al mondo, indegna di una città come Roma – afferma il Cardinale vicario – neanche dopo la guerra ho visto una cosa simile». Vallini, che ha parlato con molte famiglie del campo e si è informato sulla loro condizione, era accompagnato da monsignor Pierpaolo Felicolo, direttore dell’Ufficio diocesano per la pastorale delle migrazioni, e da alcuni volontari (Comunità di Sant’Egidio e parrocchie) impegnati accanto alle famiglie rom del campo. 

«Il riscatto – conclude il Vicario del Papa – parte dall’impegno di chi vive in questi campi, facendo in modo che non si trasformino in discariche, ma le istituzioni e i cittadini devono liberarsi dai preconcetti e dai pregiudizi».  

a Roma soldi a palate alle spalle dei rom: ‘maledetti rom’

tangenti sui campi rommaledetti rom

indagati 15 dirigenti del Campidoglio

 

la vicenda di Emanuela Salvatori: sotto accusa anche il marito. Accettarono soldi e favori da imprenditori delle cooperative. Coinvolti tre politici del Pdl. In tutto gli iscritti a «modello 21» sono 78, fra cui il presidente dell’Opera Nomadi

di Fulvio Fiano e Ilaria Sacchettoni

  

La sola preoccupazione di Emanuela Salvatori, la responsabile in Campidoglio per l’attuazione del piano d’integrazione dei rom, dirigente di uffici dal budget milionario, era trovare un buon posto alla figlia. Ma c’è di più nella denuncia dei carabinieri dell’Eur che ha portato all’arresto di titolari di cooperative e funzionari pubblici impegnati- secondo l’accusa – a lucrare sulle problematiche legate ai campi nomadi. Un dettaglio che va al di là del dato giudiziario e illumina un mondo in scala (quella Balduina un tempo vezzeggiata e oggi abbandonata alle sue stesse vie, rattoppate e impercorribili, così come denunciano da tempo i residenti sul profilo Facebook dedicato Sei di Balduina). Nell’elenco dei denunciati si legge il nome di Vito Derla, medico odontoiatra con due studi bene avviati a Monte Mario, e, a questo punto, sotto inchiesta per concorso in corruzione.

Secondo i pm De Santis, Golfieri, Lasperanza, Ielo e Tescaroli, Derla, avrebbe fatto pressioni perché gli imprenditori incaricati dal Campidoglio – fornitori delle coop come Buzzi ma anche come Roberto Chierici – assumessero la neolaureata figlia della Salvatori nelle coop o facessero pubblicità sulle tv locali «controllate» da Chierici alla sua attività. Il medico sarebbe stato anche a conoscenza delle nove buste con banconote in contanti versate da Chierici in persona (e dagli altri imprenditori coinvolti) alla Salvatori. Somme trascritte nel libro nero delle tangenti amministrato dalla contabile di fiducia della 29 giugno Nadia Cerrito e destinate dalla funzionaria capitolina a spese in famiglia.     

Attorno ai Salvatori-Derla si sarebbe coagulato un intero quartiere e una categoria di professionisti. Anche il medico di base della Salvatori è nell’elenco dei denunciati. Si tratta di Vincenzo Pazzetta, a sua volta specializzato in cure a domicilio o altri servizi, incluse le cure dentarie oltrefrontiera presso un suo ambulatorio in Croazia (è tutto sul suo sito online).

A questa fiera della micro corruzione i funzionari capitolini avrebbero partecipato in forze, così almeno si ricava dai numeri dell’informativa degli investigatori. Su 78 indagati complessivi, quindici sono funzionari capitolini e tre sono politici. Fra gli ultimi spiccano i nomi di Calogero «Gero» Nucera, capo staff del Pd all’assemblea capitolina, Francesco D’Ausilio ex capogruppo del Pd in Campidoglio, Enzo Foschi, capo segreteria di Ignazio Marino poi dimessosi. Il numero è provvisorio perché in quell’elenco ci sono 26 nomi secretati da omissis. E poiché gli investigatori hanno preso in esame soprattutto le delibere con gli stanziamenti fuori bilancio approvate in aula, è possibile che dagli omissis spunti qualche nome di politico. Tra gli imprenditori finiti in carcere c’è Salvatore Di Maggio del consorzio coop Bastiani.

Quanto ai dipendenti infedeli della macchina amministrativa, cinque sono dirigenti di primo livello. Poi ci sono quadri e impiegati. Fra questi c’è il caso di Alessandra Morgillo, collaboratrice della Salvatori alla quale si contesta un episodio simile. In cambio di una determinazione dirigenziale favorevole all’imprenditore Roberto Chierici, la Morgillo avrebbe chiesto a Chierici l’assunzione della figlia «presso un’impresa di servizi operante all’interno dell’aeroporto di Fiumicino». Fra gli altri funzionari Eliseo De Luca, Vito Fulco, Nicola Ciano, Claudio Verna (responsabile del centro di Accoglienza di via Salaria) Francesco Scollo, Francesco Gagliardi, Lucia Laccertosa, Claudio Zaccagnini, Giovanna Fornari, Elisabetta Marconi, Giacomo Zarelli. Mentre fra i dirigenti spunta il nome di Isabella Cozza, Ivana Bigari, Stefano Giulioli.

Nell’inchiesta, praticamente complementare al filone di Mafia Capitale che ricostruiva l’infiltrazione criminale nei ranghi dell’assessorato alle politiche sociali, c’è spazio anche per una riflessione su capipopolo e interlocutori della pubblica amministrazione. Come Kasim Cizmic che da carismatico vicepresidente dell’associazione Opera Nomadi aveva dato voce alle famiglie sgomberate dal campo di vicolo Salvini. Oggi, sempre secondo la procura, avrebbe invece orchestrato le emergenze per favorire alcuni fornitori di servizi ai campi rom.

Infine Massimo Converso, responsabile di Opera Nomadi. Già chiacchierato per i campi autogestiti e per la disinvoltura con cui avrebbe organizzato i lavori di pulizia e manutenzione senza pagare (o pagati con gran ritardo) i lavoratori, ora è nel mirino dei magistrati per concorso in corruzione. Nell’inchiesta sono state coinvolte anche sette cooperative sociali, oltre alla Domus Caritatis (citata in mafia Capitale) compaiono anche Bottega Solidale tramite il suo legale rappresentate Mario Ubaldo Pucci Barlaam e la cosiddetta «unità di strada» San Saturnino, gestita da Alessandro Giorgio Prosposito. Infine, Roman Obradovic gestore di fatto del Centro di Accoglienza di via Visso.

i rom scrivono al nuovo sindaco di Roma

 

LETTERA APERTA A VIRGINIA RAGGI SINDACO DI ROMA CAPITAL

‘nazione rom’

Sindaco Virgina Raggi, chiediamo il rispetto della legalità: unitamente a questa lettera le inviamo “la bozza di delibera”. Chiediamo alla sua autorità di varare il Tavolo RSC, un organismo di governo democratico e con regole chiare e trasparenti per tutti. Il denaro pubblico stanziato dall’UE all’Italia (32 miliardi di euro per il periodo 2014 – 2020 di cui il 20% destinato al sociale) deve essere speso nel modo giusto, corretto e secondo quanto scritto nei programmi finanziati . Il resto è ancora Mafia Capitale

Virginia Raggi Sindaco di Roma Capitale
https://www.youtube.com/watch?v=B2wvN1ZXk2M

Gentile Virginia Raggi,

 

vogliamo farle i nostri complimenti per la vittoria elettorale a Sindaco di Roma Capitale, più che una vittoria un vero e proprio plebiscito. Appena eletta dai cittadini lei ha dichiarato “si apre una nuova era, sarò il sindaco di tutti”.
 
Da oggi lei assume la responsabilità di amministrare la città nel rispetto di leggi e regole. Vogliamo condividere con lei e con l’intero nuovo Consiglio Comunale un cammino da fare insieme, passo dopo passo. E’ ora di lavorare per ricostruire Roma.
 
Negli ultimi anni la città è caduta nelle mani della mafia che ha fatto affari sopra la pelle di tutti i cittadini, soprattutto sopra la pelle e la vita dei più poveri, degli esclusi, degli emarginati. Da anni chiediamo a Roma Capitale di rispettare le regole e gli accordi quadro strutturali di inclusione dei Rom, Sinti e Caminanti (RSC).
 
 
Roma Capitale – Campidoglio
 
 
Da quegli accordi è stata varata una Strategia Nazionale con l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali UNAR (Presidenza del Consiglio dei Ministri) punto di contatto nazionale. Questa strategia prevede precisi schemi di governance. In pratica a Roma Capitale e nelle città di Napoli, Milano, Torino, Venezia dovevano nascere dei Tavoli di Inclusione composti dai rappresentanti delle amministrazioni e dai rappresentanti RSC. Questi organismi istituzionali avrebbero dovuto decidere le politiche di inclusione su casa, lavoro, scuola e sanità permettendo il superamento dei campi e la piena inclusione sociale. Avrebbero dovuto, perchè, a distanza di quattro anni, questi tavoli non sono mai nati.
 
 
schema di governance della strategia nazionale di inclusione
dei Rom, Sinti e Caminanti – Unar
 
 
Ci ha provato la precedente giunta del Sindaco Ignazio Marino: per mesi, dopo lo scandalo di Mafia Capitale, l’Assessorato al Sociale di Francesca Danese ha lavorato con i nostri delegati per approntare la delibera che avrebbe istituito il tavolo. Il Partito Democratico non ha permesso a quella giunta di votare la sua istituzione, hanno però votato la decadenza del Sindaco eletto dai cittadini.
 
Subito dopo è stato chiesto al Commissario Prefettizio Francesco Paolo Tronca di approvare questo documento urgente. Nessuna risposta è giunta alla nostra richiesta. Nei mesi successivi Roma Capitale ha messo al bando la somma di 8,5 milioni di euro per riperpretare il sistema dei campi. Abbiamo formalmente diffidato il Commissario a proseguire preannunciando azioni legali presso l’Autorità Nazionale Anticorruzione e presso la Commissione Europea.
 
 
legittima rappresentanza dei Rom, Sinti e Caminanti
 
 
Sindaco Virgina Raggi, chiediamo il rispetto della legalità: unitamente a questa lettera le inviamo “la bozza di delibera”. Chiediamo alla sua autorità di varare il Tavolo RSC, un organismo di governo democratico e con regole chiare e trasparenti per tutti. Il denaro pubblico stanziato dall’UE all’Italia (32 miliardi di euro per il periodo 2014 – 2020 di cui il 20% destinato al sociale) deve essere speso nel modo giusto, corretto e secondo quanto scritto nei programmi finanziati . Il resto è ancora Mafia Capitale.

la scuola e i bambini rom: più di qualcosa non va

minori rom

la scuola che fallisce

LUCA LIVERANI
 Un altro spreco di denaro pubblico per un’integrazione mai verificata nei risultati. Tra 2002 e 2015 il Comune di Roma ha speso 27 milioni di euro per la scolarizzazione dei minori rom. Ma uno su 5 non si è mai presentato in classe, 9 su 10 non hanno frequentato regolarmente, uno su due è in ritardo scolastico e frequenta una classe non conforme alla sua età, e sui 1.800 bambini rom iscritti, solo 198 hanno frequentato almeno i tre quarti dell’orario scolastico.
Dati allarmanti, raccolti ed elaborati dall’Associazione 21 luglio nel dossier Ultimo banco. A presentare lo studio il presidente dell’associazione Carlo Stasolla, assieme al direttore dell’Unar Francesco Spano e l’ex assessore alla scuola di Roma Marco Rossi Doria. In tredici anni dunque il Campidoglio ha speso nel ‘Progetto Scolarizzazione Rom di Roma Capitale’ circa 27 milioni di euro, attraverso bandi e proroghe, a quattro organizzazioni (Opera Nomadi, Arci Solidarietà, Capodarco/Ermes, Casa dei diritti sociali) coinvolgendo un numero tra i 500 e i 2.000 minori rom degli insediamenti formali della Capitale. Un investimento importante e a lungo termine, ma su cui non sono mai stati rilevati dati ufficiali circa la valutazione dei risultati e la qualità degli interventi. E dal dossier dell’Associazione 21 luglio emerge un divario drammatico tra i minori rom e gli altri studenti.A frequentare con regolarità le lezioni è solo il 12% dei rom (il 99% tra i non rom), dato crollato addirittura al 7,4% nell’anno scolastico 2012/2013 che ha coinciso con il periodo più intenso degli sgomberi dei ‘campi abusivi’ e ‘tollerati’ in linea con l’’Emergenza nomadi’ decretata allora dal governo. Differenze enormi anche nel ritardo scolastico: il 50% tra i ragazzini rom (contro una media del 13% tra i non rom) e un abbandono della scuola in età dell’obbligo del 18% (quasi 100 volte di più rispetto allo 0,2% dei non rom).

Nell’ultimo anno scolastico monitorato, 2014/15, nella baraccopoli istituzionale di Castel Romano la frequenza regolare è crollata al 3,1%. Impietosa l’analisi. «La politica di scolarizzazione dei minori rom a Roma si riduce al servizio di trasporto degli alunni» e «il monitoraggio della frequenza scolastica si trasforma, in realtà, in frequenza delle presenze sullo scuolabus». Non solo: «il numero di bus è eccessivamente inferiore» e ciascun mezzo «ogni mattina, in media si reca presso 9 scuole differenti». Tra la prima e l’ultima passa «oltre un’ora e mezzo che alcuni alunni trascorrono sul pullman anziché a scuola».

E visto che il bus parte dai campi attorno alle 7,40, «diversi alunni entrano in classe dopo la prima o addirittura dopo la seconda ora».

Le responsabilità? Per il dossier sono imputabili alla politica e all’amministrazione, alle competenze degli enti affidatari, al contesto socio- economico dei rom, alle politiche abitative e di sgombero. Perché «alla base di tutto c’è la segregazione abitativa all’interno delle baraccopoli, istituzionali e non, che incide in maniera determinante».
Perché «un bambino nato e cresciuto in un contesto di emergenza abitativa» parte «in una condizione di oggettiva penalizzazione»: non ha «servizi igienici adeguati», non ha «spazi di studio per i compiti», quasi sempre i genitori «sono privi di strumenti e capacità per sostenerlo», il trasporto scolastico insufficiente e da periferie estreme istituzionalizza entrate in ritardo e uscite anticipate. E allora, dice Stasolla, «è dal superamento delle baraccopoli che il nuovo sindaco dovrà ripartire per salvaguardare un’infanzia il cui futuro è già compromesso».

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i rom e i sinti questi sconosciuti e discriminati

Rom e Sinti

da sempre perseguitati

e non sono nomadi per scelta

un buon articolo, che fa senz’altro bene leggere, ancorché non senza qualche generalizzazione e asserzione apodittica tipiche di un taglio un pochino idealizzante

 

“La nostra patria è solo in cielo, solo Dio ci capisce” sussurra S. nei momenti di scoramento, quando vede il suo futuro incerto e nero. I rom sono il popolo più disperso, martoriato e odiato nella storia, ma da parte loro non hanno mai mosso guerra, depredato, saccheggiato, sterminato nessun altro popolo. De André diceva che a questo popolo andrebbe il Nobel per la pace. Due mesi fa, nella mia città alcuni bambini, in un tranquillo parco pubblico, si misero a gridare “Aiuto!! gli zingari! Ci rubano, ci rapiscono!” e corsero terrorizzati dalle mamme. Non era successo niente,  un bimbo rom si era solo avvicinato loro, sperando di poter giocare. Se ne tornò indietro mogio mogio, nonostante io e mio figlio provassimo a richiamarlo.

Nei lager nazisti morirono mezzo milione di rom e sinti: fu il porrajmos, la grande distruzione. I libri di scuola iniziarono a parlarne solo dal 1994. Gli “zingari” furono perseguitati, sterilizzati in massa, usati come cavie per esperimenti, ed infine destinati alle camere a gas. Oltre 20.000 vennero uccisi nel solo Zigeunerlager, il campo loro riservato ad Auschwitz-Birkenau, tra il febbraio 1943 e l’agosto 1944. Nessun superstite venne chiamato a testimoniare nei processi ai gerarchi nazisti, neppure a Norimberga. Quando in Germania alcuni sopravvissuti si decisero a chiedere un risarcimento, questo fu loro negato con il pretesto che le persecuzioni subite non erano motivate da ragioni razziali ma dalla loro “asocialità”.

Dopo la guerra, la discriminazione continuò. In Svizzera, fino al 1980, un’organizzazione caritatevole finanziata con fondi statali attuò un vero e proprio programma di pulizia etnica: centinaia di bimbi Jenisches furono strappati a forza dalle loro mamme, messi in orfanotrofi o ospedali psichiatrici, molti di loro subirono violenze e sevizie. Verrebbe da chiedersi… chi è che rapisce i bambini? Solo nel 1987 la Confederazione Elvetica ammise le proprie colpe. In Italia gli “zingari” (termine carico di pregiudizi razziali) sono obbligati a vivere in campi nomadi in condizioni igienico sanitarie pessime, spesso vittime di razzismo: attacchi incendiari, picchetti razzisti, insulti. L’Italia è stata duramente criticata dalla Commissione Europea contro il razzismo per le condizioni critiche dei campi nomadi, per le schedature etniche, per gli sgomberi forzati, illegali, senza preavviso. Spostati di continuo, senza nessun progetto di integrazione, senza alcuna attenzione alla frequenza scolastica del bambini. Anche il rapporto di Amnesty è molto duro a riguardo.

Rom e sinti non sono nomadi per scelta, ma per disperazione. Alcuni hanno la cittadinanza italiana, e vivono in Italia da sempre, altri sono profughi scappati dall’Est Europa. In ogni caso sono esseri umani e hanno diritto ad essere accolti dignitosamente. Lo Stato deve rimuovere, non aumentare, gli ostacoli di ordine sociale ed economico che impediscono l’uguaglianza. “Sono scappato dal campo nomadi di T… perché le condizioni erano invivibili, topi ovunque, litigi, violenze. Sono scappato con mia madre malata, mia figlia neonata, mia moglie. Nei treni, senza biglietto. Dormivamo davanti alle chiese, sperando nella carità” mi confida M., di etnia rom khorakhanè. Ho imparato a conoscerli, aiuto i loro bambini nei compiti, li ospito a casa mia, giocano coi miei figli. Ho imparato ad apprezzare la loro lingua, meravigliosa ed arcaica: la lingua romanì, che non ha ancora spazio nella legge che difende le minoranze linguistiche, benché sia parlata in Italia dal 1390.

“Perché li aiuti?” mi dicono “gli zingari sporcano e rubano!”. Gli stessi pregiudizi rincorrevano gli italiani emigrati in America, considerati sporchi, ladri e stupratori. Ovviamente non lo erano tutti, ma i pregiudizi a volte sono profezie che si auto-avverano. L’emarginazione e la ghettizzazione sono un pericoloso terreno per la devianza, per qualsiasi etnia o popolo. L’ipocrisia della nostra società opulenta è disgustosa. Si emarginano i poveri e si adulano i veri ladri: i ricchi, gli speculatori, i politici corrotti, coloro che nascondono le loro fortune nei paradisi fiscali o che investono nelle banche armate. I comuni hanno buttato milioni di euro per rendere “sicuri” i campi nomadi, per sgomberarli quando davano fastidio. Con molti meno soldi, avrebbero garantito un percorso di integrazione abitativa e lavorativa a tutti i nuclei rom. Nella mia città, nonostante tante criticità, si sta iniziando su questo percorso. Ma c’è ancora tanta paura, da noi come altrove, di andare contro il razzismo radicato nelle menti degli elettori.

il telegiornale dei rom

 

 

 

 

con l’edizione n. 1 – 7 maggio 2016 inizia il telegiornale dei rom

come  ogni neonato arricchisce la vita di tutti

come ogni neonato fa tenerezza

 come ad ogni neonato si fa spontaneamente gli auguri che cresca al meglio e dia il meglio di sé

AUGURISSIMI!

 

Edizione n. 1 – 7 Maggio 2016

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