contro le bugie raccontate contro i rom
VESNA VULETIC
Presidente Idea Rom Onlus
MILLANTATORI E MENZOGNE SUI MATRIMONI FORZATI A 9 ANNI E SUI MOTIVI DELL’ABBANDONO SCOLASTICO DELLE BAMBINE ROM E SINTE
Sono in Italia da quando ero ragazzina e… non ho mai visto il matrimonio di bambine Rom e Sinte di 9 anni, tantopiù con adulti.
Da oltre 25 anni mi occupo di Rom più o meno di tutte le comunità e anche in questo periodo non mi è mai successo di vedere matrimoni di questo tipo.
Da quasi 10 anni dirigo anche l’associazione Idea Rom di Torino (https://www.facebook.com/idearom.onlus) costituita da nostre donne di varie origini nazionali e, anche in questo caso, non abbiamo mai affrontato situazioni del genere.
I matrimoni più giovani di cui ho notizia o memoria risalgono a tanti anni fa e, comunque, riguardavano ragazzine e ragazzini, coetanei, di 15-16 anni.
Ma questi, che già erano casi eccezionali nei nostri paesi d’origine, nel tempo sono andati via via riducendosi anche in Italia, fin quasi a scomparire. Oramai la gran parte delle ragazze si sposano più grandi, tra i 17 e i 20-22 anni, scegliendo da sé il proprio sposo e la propria vita affettiva.
Quando i genitori si oppongono (ad esempio per pregressi litigi fra le famiglie), normalmente le ragazze scappano con i fidanzati, mettendoli di fronte al fatto compiuto.
La questione della dote che alcuni intendono o fraintendono come somma per l’acquisto della sposa sarebbe anche da spiegare meglio, poiché nella maggior parte dei casi è puramente simbolica, è circoscritta a pochissimi gruppi dove è praticata da neanche tutte le famiglie. Ci sono in ogni caso nostre comunità dove la tradizione della dote non è neppure mai esistita.
Il dato di riscontro è dato dall’assenza di denuncie e dall’esiguità di segnalazioni ai Tribunali dei Minori, obbligatorie nel casi di matrimoni (anche di fatto) fra minori di 15 anni.
A scanso di equivoci mi tocca precisare che non sono mai stata favorevole ai matrimoni combinati, figuriamoci a quelli forzati o a quelli fra bambini e adulti.
Però certe iniziative, che da alcuni mesi stanno propagandando una presunta emergenza relativa a questo tipo di matrimoni fra i Rom, mi stanno preoccupando perché possono diffondere un ulteriore e infondato pregiudizio sulle nostre comunità, dando spazio a strumentalizzazioni razziste contro tutto il nostro popolo.
Nel tentativo di approfondire e discutere l’argomento non posso inoltre nascondere una certa preoccupazione rispetto alla demonizzazione di cui sono stata oggetto provando a far presente le mie osservazioni.
Ho provato a discutere l’argomento con alcuni promotori del progetto Terni Bori che affronta il tema, registrando reazioni che quasi immediatamente sono scivolate nell’attacco personale, causando la mia immediata collocazione nella categoria di coloro che amano e difendono i matrimoni forzati fra bambini e adulti (!)
A Torino il prgetto Terni Bori è promosso da Stojanovic Vojislav, rappresentante di varie fantomatiche associazioni di cui non c’è alcuna traccia nei registri comunali, provinciali o nazionali (che prevedono revisioni periodiche sull’effettiva esistenza e sulla regolarità della gestione).
Stojanovic, oltre a agitare l’emergenza del problema dei matrimoni forzati fra bambine e adulti Rom, spiegherebbe con questo motivo la ragione dei tanti abbandoni scolastici da parte delle nostre ragazzine.
Peccato si tratti di una curiosa invenzione di Stojanovic, non supportata da alcun dato e o esperienza personale o lavorativa in ambito scolastico.
Da quel che invece ho potuto capire, sulla base di esperienze e progetti pluriennali, questa “emergenza” degli abbandoni scolastici da parte di bambine Rom costrette al matrimonio NON ESISTE.
Esiste piuttosto il serio problema della qualità degli apprendimenti a cui sono sottoposti i nostri bambini nelle scuole in cui siano “etichettati” come “nomadi”. E’ difatti molto diffusa la consuetudine di abbassare le aspettative formative nei loro confronti, relegati spesso al fondo dell’aula a disegnare dalla mattina alla sera (“perchè vengono a scuola solo per stare al caldo e mangiare un pasto regolare nella mensa”), senza compiti assegnati a casa (“perchè tanto non li farebbero”), senza convocazioni e colloqui con i genitori (“perchè tanto non verrebbero”), senza progettazioni di alcuna ambizione (“perchè l’istruzione scolastica non fa parte della cultura Rom”), ecc..
L’insuccesso e la dispersione scolastica dei nostri bambini, senza alcuna differenza fra maschi e femmine (se ci si riferisce ai dati e non alle fantasie), è dovuto alla bassa qualità degli apprendimenti ricevuti nella scuola dell’obbligo e che non consentono di affrontare con adeguate competenze alcun ciclo di studi superiori.
Senza voler trascurare altri problemi che meriterebbero una più approfondita analisi (dalle condizioni di vita nei campi nomadi al razzismo percepito e subito da questi bambini in tutte le situazioni della propria vita), il dato di riscontro è quello dei bambini che, pur avendo svolto in assoluta regolarità l’intero ciclo scolastico obbligatorio (magari dalle materne, con frequenze continuative del 100% e nessuna bocciatura), alla fine della terza media sanno a malapena leggere e scrivere (e in molti casi neanche quello).
In una città come Torino, dove dal 1978 il Comune e varie associazioni (comprese quelle che volevano e gestivano la “scuola degli zingari”) si sono occupate di scolarizzazione degli “alunni nomadi”, nessuno ancora si chiede come sia possibile che nessun Rom proveniente dai campi nomadi abbia mai conseguito un diploma superiore quinquennale e tanto meno laureato.
Adesso, invece, sarebbe arrivato Stojanovic a spiegare che i motivi dell’insuccesso scolastico delle bambine (e quello dei bambini?) stia tutto nei matrimoni precoci, forzati e brutali a cui sarebbero sottoposte dalle nostre famiglie…
Superficialità che purtroppo alimenta solo altro razzismo di cui, almeno in questo caso, potevamo farne a meno.
La fragilità degli argomenti è evidente nella fuga da qualsiasi confronto, anche su questi social network dove Stojanovic si adopera con “blocchi” e camuffamenti che impediscono qualsiasi confronto.
Curioso per chi ambisca e si presenti come paladino di cause collettive, soprattutto, se convinto dei propri argomenti sul tema. Invece tutta l’attività si limita a spacciare per incontri di presentazione del progetto alcune riunioni di commissioni comunali su tutt’altri temi, guarnendo il tutto con fotografie in cui ignari consiglieri comunali vengono immortalati in fotografie in cui afferrano borse di stoffa (con il logo del progetto) disseminate qua e là sui tavoli.
Cooptazioni inconsapevoli e strumentalizzazioni degne di un furbastro da strada, non di chi vorrebbe affrontare seriamente problemi seri.
Se questa difficoltà nel mettersi in discussione e queste modalità di strumentalizzazione sono il presupposto di un lavoro che vorrebbe condannare varie presunte colpe collettive dei Rom (dai matrimoni forzati all’abbandono scolastico, ad esempio), siamo a cavallo e non stiamo vedendo nulla di nuovo rispetto all’epoca delle associazioni pro-Rom che ci infangavano per poter meglio accreditare le loro lucrose mediazioni.
VESNA VULETIC
Presidente Idea Rom Onlus