il diario della piccola rom

 

Il diario di Sunita, scolara rom a Pisa diventa un libro – Repubblica.it

esce per Rizzoli la storia di una ragazzina che ha potuto studiare

la racconta Luca Randazzo, insegnante e scrittore

è una ribelle docile Sunita: «Questo diario è una cretinata. E’ un’idea della mia maestra per farmi scrivere. Ma io non scrivo niente ». Affida ai fogli di un quaderno il racconto delle sue giornate: «Me l’ero dimenticata la scuola, a furia di non andarci. Cioè, non dico il posto. Quello è sempre uguale, ma le materie

Sunita

Per esempio la matematica». Scanzonata, irriverente. Il suo campo è una baracca, fra i rom della Bigattiera, in mezzo alla pineta a Marina di Pisa: «Mia sorella Teodora non ha più vestiti. L’ho detto a Luca quando è venuto a prendermi. Praticamente fa troppo freddo e la mia mamma non può lavare». Perché al campo non c’è corrente elettrica e nemmeno una lavatrice da quando quel pezzo di terra è diventato un accampamento irregolare: «La mia mamma ha preso due pentoloni e li ha riempiti d’acqua. Meno male che ne usciva abbastanza dal tubo… Ha scaldato l’acqua sulla stufa… C’erano così tanti panni stesi che pareva un labirinto».

Sunita ha dieci anni quando comincia a scrivere il suo diario e quando Luca e Clelia la accolgono nella loro casa come affidatari. “La scuola è una pizza ma io ci vado lo stesso” è il sottotitolo del libro “Diario di Sunita” (pp. 251, euro 18) appena pubblicato da Rizzoli e firmato da Luca Randazzo. Maestro in una primaria di Pisa, nato a Milano, Randazzo abita a Pisa, città nella quale si è laureato in Fisica. «Sunita è una ragazzina che esiste per davvero e che ho incontrato nella scuola dove insegno, la Don Milani» racconta. Un giorno comincia a scrivere il suo diario: «Sì, è stato nell’anno in cui ha vissuto in casa nostra – riprende Randazzo che ha già pubblicato altri libri per ragazzi, “Le città parallele” (Salani 2008) e “L’estate di Giacomo” (Rizzoli 2014) – .

Sunita era in famiglia con mia moglie e le nostre figlie e nel fine settimana la riportavamo dalla sua vera famiglia». Il diario della ragazzina è ispirato a un quaderno pieno di note realmente esistito e custodito dal maestro. L’idea di Randazzo parte da lì ma la storia viene rielaborata: «Nella realtà Sunita è umbra, ma la sua famiglia è rom di origine macedone. Lei non è mai stata in Macedonia eppure appartiene a quella nazionalità». Il diario ripercorre la fatica di chi non ha diritti, di chi è invisibile, di un’infanzia cresciuta ai margini di tutto. Lo fa con un tono lieve e a tratti ironico. Lo sguardo di Sunita non è mai cupo: ma capace di stupirsi per una lezione di calcio, per aver imparato a scrivere in corsivo, per poter decidere di non mangiare i broccoli nella casa dei “gadze” come i rom chiamano gli altri, i “non rom”.

«I proventi del libro andranno tutti all’associazione Articolo 34 di Pisa » spiega l’autore impegnato a lavorare nel volontariato e nell’integrazione. Uno dei momenti più divertenti e amari al tempo stesso delle pagine di questo diario è quando la bambina viene portata dalla dentista e lei fa il confronto con la sua mamma (vera) che ha mille carie e dal dentista non ci è mai stata: «A casa dei gadze si lavano tutti i denti. Perfino Bianca che non ne ha ancora perso uno. (…) A me lavarmi i denti mi piace, anche se mi sembra strano. A casa mia non lo fa nessuno. A parte che non abbiamo lo spazzolino ». Un altro momento di ironia è quando fa il confronto tra la sua seconda famiglia dove tutti stanno a tavola per cena e la prima dove non c’è nemmeno una tavola: «Ieri mi sono messa sotto le coperte con tutta la testa. Non ho fatto nemmeno in tempo a coprirmi che Clelia aveva già tolto la coperta e si era seduta accanto a me.

Dice che in quella casa si mangia tutti insieme, che è un momento in cui ci si raccontano le cose (…). Ma che cretinata è dico io? Se non voglio mangiare cosa ci sto a fare a tavola?». E poi «che schifo la cucina di Luca » con i broccoli, Sunita li detesta, mentre ama quello che trova al campo «dove ognuno mangia quando vuole e ci sono sempre patatine e Coca-Cola». E adesso dov’è

 

Sunita e tutta la sua famiglia? “A casa mia – risponde lo scrittore – li ospito per qualche giorno fino a che non trovano una casa in affitto”. Ha un appartamento grande? “Centometri quadri, un solo bagno. Siamo in dodici”. Questione di generosità e di sentire addosso come un comandamento le parole di uno striscione in una delle tante proteste dopo lo sgombero del campo diventato abusivo a  Pisa, c’era scritto: “siamo umani”.

 

la presenza dei rom al CCIT 2016 a Esztgom in Ungheria

sono stati il colore, il gusto, il sapore del CCIT 2016

sono stati molto presenti, accompagnandoci in tutto lo svolgimento del CCIT, ancorché con molta discrezione senza minimamente interferire nei lavori, accogliendoci anzi come ‘padroni di casa’ cercando di farci trovare sempre a nostro agio

sono stati:

 

  • la colonna sonora del CCIT

  • gruppo rom suontori

 

 

 

 

 

  •  la leggerezza e l’eleganza giovanile

  • ballerine

 aiuto nella animazione liturgica nella forma anche di teatro sacro

 

sacra rappresentazione

 

 

 

 

 

 

 

 

 

padre nostrodacci oggi

  • la gentilezza di una cena preparata per noi con dedizione e squisito senso di accoglienza

 

 

cena rom1

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

GRAZIE CARISSIMI ROM UNGHERESI!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

la ragazza rom di Roma che studia alla Sorbona da avvocato

 

da un campo rom a Roma all’università La Sorbona

dal sito www.romatoday.it

Da un “campo rom” a Roma, dove per sopravvivere la sua famiglia si vedeva costretta a chiedere l’elemosina per strada, all’università La Sorbona di Parigi, una delle più prestigiose d’Europa, dove studia per diventare magistrato.

È la storia di Anina Ciuciu, giovane rom rumena di 26 anni, che nei prossimi giorni, dopo ben 19 anni, rimetterà piede a Roma per partecipare ad alcuni eventi organizzati da Associazione 21 luglio in occasione della Giornata Internazionale dei Rom e Sinti, che si celebra l’8 aprile di ogni anno.

 

Venerdì 8 aprile, in Senato, nel corso di un dibattito che seguirà la proiezione al pubblico del film “Gitanistan. Lo Stato immaginario delle famiglie rom salentine”  – Sala dell’Istituto Santa Maria in Aquiro, Piazza Capranica 72, Roma, ore 18.30 – Anina racconterà la sua storia

 

Parlerà della vita di stenti che ha dovuto affrontare quando, all’età di sette anni, è dovuta scappare dal suo Paese, la Romania, per raggiungere l’Italia e Roma. Parlerà di come si sentiva a ritrovare la sua vita, la sua infanzia e i suoi sogni soffocati, seppur per qualche mese, nella dinamica ghettizzante e discriminatoria del “campo rom”. Chissà, se fosse rimasta in quella baraccopoli probabilmente avrebbe continuato a mendicare per sopravvivere, condannata a una esistenza di difficoltà e degrado, di esclusione sociale e rinuncia ai propri sogni e alle proprie aspirazioni.

Andrà ascoltata con attenzione la testimonianza di Anina, la cui autobiografia dal titolo “Je suis Tzigane et je le reste” è già stata pubblicata in Francia, perché ci dimostra che vivere in un ghetto quale è un “campo rom” non è frutto della scelta e dei desideri di una famiglia rom, bensì l’effetto devastante di politiche discriminatorie su base etnica che in Italia, e nella Capitale in particolare, sono state ritagliate su misura per i rom, basandole sul presupposto infondato del presunto nomadismo di famiglie che non vorrebbero vivere come tutti gli altri, in una casa, nella societ

Da quella baraccopoli romana, nel lontano 1997, Anina e la sua famiglia riuscirono ad andar via e a trasferirsi in Francia dove, grazie all’iniziale aiuto di due donne, trovarono un appartamento. Anina è andata a scuola, ha studiato il francese, si è laureata in giurisprudenza e ora frequenta un master alla Sorbona. Dice di sentirsi profondamente francese, oltre che rom e rumena. Europea nell’essenza, insomma.  

Ha avuto una opportunità Anina e l’ha colta al volo. Così come l’ha colta la sua famiglia. Quelle stesse opportunità che invece la politica della ghettizzazione nelle baraccopoli romane annienta in modo inesorabile. E con esse i sogni, le speranze e il futuro delle persone

 

 

ben oltre cento casi di sterilizzazione forzata di donne Rom in ospedali pubblici della Slovacchia

LE STERILIZZAZIONI FORZATE DELLE DONNE ROM

La situazione delle comunità Rom dell’Europa centro-orientale è oggetto di interesse per Bruxelles dagli anni del processo di avvicinamento dei Paesi dell’area all’Unione europea. In quel periodo la Commissione europea ha infatti più volte rivolto un appello ai Paesi interessati per fare di più contro l’emarginazione sociale dei membri di questa minoranza. Qualcosa è stato fatto ma evidentemente mai abbastanza e i problemi continuano a esistere.

romnia

La minoranza Rom in Ungheria conta, secondo diverse stime, da 600mila a 800mila membri. Le valutazioni sono approssimative ma mettono in luce il fatto che si tratta di una comunità ben numerosa. La maggiore minoranza etnica del Paese dal punto di vista numerico. Il grosso dei suoi appartenenti vive nelle regioni nord-orientali, quelle più depresse dal punto di vista economico. Disoccupazione, abbandono scolastico, tassi di mortalità più alti della media, caratterizzano la situazione di questa realtà che lamenta oltretutto lo stato di discriminazione in cui si trova da tempo.

Un fenomeno che a quanto pare inizia negli anni della scuola: diverse sono infatti le storie che raccontano di classi separate per i bambini Rom nelle scuole ungheresi, slovacche, ceche, romene. Si tratta di storie tristi che accomunano il vissuto di queste comunità nei vari Paesi dell’area. A queste si aggiungono i resoconti riguardanti la situazione delle donne Rom ancora più alle prese con i problemi legati alla disoccupazione e all’emarginazione sociale.

Ma c’è in particolare un fenomeno che mette in causa il problema di un certo tipo di violenza subita da diverse donne Rom e denunciata in questi anni dalle medesime e da organizzazioni per i diritti umani. Una violenza fisica e psicologica che nega qualsivoglia diritto alla dignità. Quella riguardante casi non infrequenti di donne Rom sterilizzate contro la loro volontà. A questo proposito si può menzionare l’inchiesta intitolata “Corpo e anima: casi di sterilizzazione forzata e altri attentati alla libertà riproduttiva dei Rom in Slovacchia” che è stata realizzata nel 2003 dal Centro per il diritto alla riproduzione e servizio di consulenza per i diritti civili e umani di New York.

Da questa indagine risulta che a partire dal 1989 a oggi ci sono stati ben oltre cento casi di sterilizzazione forzata di donne Rom in ospedali pubblici della Slovacchia orientale. Nel novembre del 2012 la Corte europea per i diritti umani ha affermato in una sentenza che diversi medici operanti in ospedali slovacchi hanno violato il diritto di donne Rom alla riproduzione e alla possibilità di creare una famiglia. Risale a quell’anno una ricerca sulla discriminazione e sui soprusi ai danni di cittadini Rom slovacchi realizzata da diverse Ong che hanno messo in evidenza il problema delle sterilizzazioni forzate.

lacio drom, vita da sinti

Secondo diversi osservatori si tratta di un problema trattato con poca attenzione dalla stampa slovacca. Un problema irrisolto dal momento che, secondo il Comitato dell’Onu per l’eliminazione delle discriminazioni razziali, non vi sono indagini vere e proprie disposte dal governo su questo fenomeno né vi è una situazione soddisfacente sul piano degli indennizzi malgrado due sentenze emesse negli anni scorsi dalla Corte europea per i diritti umani contro Bratislava.

La situazione dei Rom è peggiorata dalla caduta dei regimi, ma sembra che alcuni fenomeni come quello in questione avvenissero anche a quell’epoca. Secondo diversi attivisti dei diritti umani tale pratica ha resistito e il suo scopo sarebbe quello di controllare le nascite. A volte alle donne Rom vengono offerti soldi o regali, come sacchi di carbone o elettrodomestici oppure ancora dei bonus che vengono definiti premi di sterilizzazione. Ma in diversi casi, donne di questa comunità affermano di essere state sterilizzate senza che venisse loro chiesto il consenso. Negli anni scorsi donne Rom ungheresi, slovacche, ceche, romene e bulgare hanno denunciato questi soprusi alle organizzazioni per la difesa dei diritti umani. In effetti non se ne parla tanto e non solo in Slovacchia, ma questo non significa che la cosa non avvenga più.

(Fonte: Radio Popolare)

 

la scortesia di Salvini verso i rom che gli danno il benvenuto

 

cartelli di benvenuto per Salvini al campo rom

e lui: “compratevi una casa e pagate le tasse”


SALVINI

 Tor Sapienza
Per chi non lo ricordasse si tratta del quartiere alla periferia di Roma dove nel marzo scorso i cittadini hanno dato alle fiamme cassonetti e lanciato sassi contro le finestre di un centro di accoglienza per immigrati. È da qui che il leader della Lega Nord, Matteo Salvini, ha iniziato la campagna di ascolto in vista delle amministrative romane e della consultazione di sabato e domenica per decidere se appoggiare o meno il candidato sindaco Guido Bertolaso, secondo il quale “con i rom non vanno utilizzate le ruspe perché sono una categoria vessata”. Invece il leader del Carroccio è stato accolto dai cittadini di Tor Sapienza all’urlo di “ruspe, ruspe. Forza Matteo!”, con tanto di ruspa giocattolo in regalo. “I veri vessati – ha esordito Salvini – sono i romani non i rom. Chi vuole governare con la Lega deve chiudere i campi rom”

Salvini dalla piazza del quartiere, dove ha parlato con i comitati e con le truppe romane organizzate pro Lega Nord (“Qui c’è la prostituzione”, “A mio figlio hanno rubato le scarpe dal passeggino, ci fidiamo solo di te”), si è spostato in via Salviati dove si trova uno dei campi rom più grandi della Capitale. Qui va in scena l’accoglienza che non ti aspetti, alla quale l’esponente del Carroccio replica con toni provocatori. All’ingresso appare una tavola di compensato gigante con scritto in giallo: “Benvenuto a Roma, Matteo”. E una bambina gli urla: “Salvini, ti voglio bene”.

salvini rom

Le contraddizioni si susseguono una dopo l’altra. Disgustato da tutto ciò che vede attorno lui, il leader del Carroccio passa in mezzo alle roulotte, alle case costruite con plastica e legno, scavalca i ferri vecchi che ci sono per terra e fotografa la spazzatura accumulata per poi twittare. Ecco però che appare un lenzuolo bianco con scritto: “Matteo Salvini, prima gli italiani. Pace e amore”. Il concetto che gli abitanti del campo rom vorrebbero far percepire al leader leghista è che loro sono italiani come i romani e come tutti gli altri. Ed è il concetto che gli illustrano quando Salvini sale sul palco allestito in mezzo al campo rom per una specie di comizio, il cui incipit è: “Perché i bambini non sono a scuola? Qui c’è tutto meno che la legalità”. “Va bene – dice il capo del campo rom – tu dici ‘prima gli italiani’, ma gli italiani vengono a mangiare con noi alla Caritas, anche loro non hanno soldi. Noi facciamo la domanda per la casa ma non ce la danno, dicono che siamo sporchi. Noi vogliamo lavorare ma non ci danno lavoro. Come dobbiamo fare? Per forza, dobbiamo vivere qui”. Così Salvini chiede: “Ma tu le paghi le tasse”. E lui: “No”. “E allora – conclude l’esponente leghista leghista – di che stiamo parlando?”. Si va avanti così per oltre mezz’ora.

“Noi non siamo criminali, state mettendo i poveri contro i poveri. State esagerando”, incalza ancora il capo del campo rom. “Ma non puoi vivere così, a Milano – illustra Salvini con l’aria di chi sa e arriva da lontano – la stragrande maggioranza dei rom vive nelle case. L’ha comprata, l’ha affittata. E perché a Milano lo fanno e qua no?”.

Una risposta ovviamente non c’è. Piuttosto c’è qualcuno che non è rimasto convinto da ciò che ha detto Salvini e chiede: “Ma se le case non le hanno gli italiani, perché dovremmo averle noi? Chi ce le dà?”. Intanto arriva la notizia che la Consulta ha bocciato la legge anti-moschee e il leader leghista non perde l’occasione per dire: “Abbiamo una Consulta islamica”. Il Salvini tour si conclude con un contestatore che dice al leader del Carroccio: “Non hai risposto neanche a una domanda, vattene. Ma non ti vergogni?”. E con gli abitanti di Tor Sapienza che urlano a quelli del campo rom cori da stadio: “A lavorare, andate a lavorare”. E loro: “Daccelo tu il lavoro. Nessuno ce lo dà”.

la UE protesta con Renzi per gli sgomberi dei rom

Milano, 19 febbraio 2016 – 15:45

rom

il consiglio Ue scrive a Renzi:

 

“no agli sgomberi violano gli accordi”

il commissario per i diritti umani Nils Muižnieks scrive al premier:

« Preoccupa l’aumento degli allontanamenti forzati nella Capitale»

«Caro Presidente, sono seriamente preoccupato dalle notizie sugli sgomberi di famiglie rom in diverse località italiane, soprattutto a Roma e Milano»

Così cominciala lettera che il Commissario per i Diritti umani del Consiglio d’Europa, Nils Muižnieks ha indirizzato al premier Matteo Renzi, per chiedere il rispetto delle procedure internazionali. «Ogni sgombero effettuato senza le dovute garanzie procedurali e senza l’offerta di soluzioni abitative alternative adeguate rappresenta una seria violazione degli obblighi internazionali da parte dell’Italia. Con dispiacere osservo la continuazione delle politiche del passato».

Le violazioni

In effetti, non è la prima volta che il commissario lettone prende carta e penna contro l’Italia. Nel novembre del 2013, dopo una visita a Roma, aveva già scritto all’allora sindaco Ignazio Marino sempre per denunciare le condizioni di vita di rom e sinti. Non solo: come ricorda Muižnieks a Renzi, il Consiglio d’Europa ha già contestato all’Italia due violazioni (relative al 2005 e al 2010) dell’articolo 31 dell’European Social Charter a causa delle «inadeguate condizioni abitative e degli sgomberi forzati di rom e sinti».

 

L’allarme a Roma

Nella lettera Muižnieks si dice «particolarmente allarmato dall’incremento del numero degli sgomberi forzati a Roma, dove ben 64 allontanamenti sono stati condotti dopo il 13 marzo del 2015 (giorno dell’annuncio del Giubileo della Misericordia, ndr) secondo quanto sostiene l’Associazione 21 Luglio». Sgomberi che, in molti casi, «vengono portati avanti senza una notifica formale o sufficiente preavviso e, fatto ancora piu’ grave, senza un reale dialogo con i diretti interessati – scrive ancora il Commissario -. Ho ricevuto notizie di famiglie rom diventate homeless visto che non è stata offerta loro nessuna alternativa oppure che l’unica soluzione offerta è stata il ricollocamento e segregazione nei campi per soli rom».

Basta con la logica dei campi

Proprio la onlus 21 Luglio – che si occupa di difendere i diritti delle comunità rom e sinti della Capitale e che ha lanciato l’appello internazionale #PeccatoCapitale per chiedere lo stop degli sgomberi durante il Giubileo – aveva accompagnato Muižnieks in giro per i campi nomadi romani, quelli «regolari» e quelli del tutto abusivi. «Durante la mia visita ho potuto osservare in prima persona le condizioni al di sotto degli standard in cui vivono i rom nei dintorni di Roma, sia negli insediamenti informali che nei “villaggi attrezzati” autorizzati. La segregazione che caratterizza questi ultimi – si legge nella lettera – mina seriamente le possibilità per gli abitanti di ricevere istruzione, avere accesso al lavoro, interagire con persone non rom e integrarsi nella società. Per questo, i “villaggi attrezzati” non possono essere considerati delle alternative abitative adeguate nel contesto degli sgomberi forzati».

nasce il Tg dei rom contro i pregiudizi

sul web nasce il Tg dei rom

Tg ROM Piemonte

l’associazione IdeaRom: “contrasterà il pregiudizio e aiuterà l’inclusione sociale”

 12/02/2016
maria teresa martinengo
torino

per la prima volta in Italia i rom avranno voce attraverso una propria web tv. Potranno esprimere pareri sui progetti pensati per loro, raccontare successi lavorativi e scolastici, momenti artistici e culturali, dire che cosa serve per facilitare l’inclusione sociale. Tutto questo è TgROM Piemonte, web tv finanziata con 21 mila euro dalla Compagnia di San Paolo insieme con altri 15 progetti selezionati tra 155 attraverso il Bando Giovani e finanziati complessivamente con un milione di euro

«Da molti anni sosteniamo iniziative – ha spiegato il presidente Luca Remmert – per contrastare le diverse forme di disagio giovanile e per stimolare la partecipazione attiva dei giovani nella vita delle loro comunità. Il nostro obiettivo è quello di far sì che i giovani siano protagonisti del cambiamento». Così, tra mini «start-up» guidate per la cura di spazi abbandonati, per il trasporto di anziani e disabili nelle valli montane meno servite, progetti contro il cyberbullismo e molto altro ancora, si è inserito l’inedita proposta dell’associazione torinese IdeaRom, da anni impegnata per i diritti, l’inserimento scolastico dei bambini, il lavoro, il superamento dei campi.  

«L’idea è di offrire informazione via web con focus specifico sulle comunità rom. Ci sarà – spiega Vesna Vuletic, presidente dell’associazione, mediatrice culturale – una fase di formazione in video-giornalismo per il gruppo di giovani coinvolti, inizialmente una dozzina, autocandidati a partecipare e provenienti da diverse condizioni abitative. Poi si realizzerà un numero zero e infine partirà il Tg». L’iniziativa è in collaborazione con Nuovasocietà, il direttore responsabile sarà il giornalista Andrea Doi.  

«Esperienze di web tv di questo tipo ci sono in vari Paesi europei. L’informazione di TgROM – dice Vuletic – avrà l’obiettivo di contrastare il pregiudizio, i conflitti, con notizie provenienti dal mondo rom raccolte dai giovani, facilitando l’auto-rappresentazione pubblica delle comunità. I contenuti avranno una doppia direzione: rom-territorio e viceversa. Questo servirà a superare la condizione attuale: si fa di tutto sui rom e per i rom, ma senza di loro, senza mai ascoltarli. Dare voce ai rom servirà anche a verificare l’effettiva efficacia delle azioni pianificate per loro».  

Torino, arriva il TgRom. Una web tv per i nomadi con i fondi della Compagnia di San Paolo

il campo nomadi  smantellato di Lungostura Lazio 

un doppio canale per raccontare cultura e tradizione dei gitani e, al contempo, per dare informazioni specifiche

di MARIACHIARA GIACOSA 

partiti da una “call”, ad aprile dello scorso anno, a cui hanno partecipato 155 soggetti scesi a 46 dopo una preselezione. I prescelti sono stati poi accompagnati in un percorso di “capacity building” al termine del quale sono state formalizzate le richieste di contributo dei 16 progetti vincitori. “La progettazione condivisa – sostiene la Compagnia – ha stimolato la nascita di collaborazioni trasversali e di partenariati in vista della selezione finali”. 

i rom protagonisti del proprio futuro

i Romanì

da popolo dimenticato a protagonisti del proprio futuro

rom

tra ricerca storica e attivismo, l’impegno della comunità romanì in Europa per farsi conoscere, al di là di stereotipi e pregiudizi, a favore dell’integrazione

“per i politici siamo una campagna elettorale; per le istituzioni e le organizzazioni pro-rom rappresentiamo una risorsa economica; la società maggioritaria non sa chi siamo. Noi Romanì sappiamo bene chi siamo ed è giunto il momento di dirlo a tutti”

di Elisa di Benedetto

RomanìLi chiamano nomadi, zingari, gitani, ma chi sono i Rom? Dove e come vivono? A risposte vaghe, pregiudizi e stereotipi è affidata l’identità di un popolo spesso dimenticato insieme ai luoghi e alle vicende legate alla sua storia. Come la deportazione di Rom e Sinti, quando almeno 500mila Rom e Sinti – la metà della popolazione romanì allora presente in Europa – furono sterminati, seviziati, imprigionati, utilizzati per esperimenti medici, nei campi di concentramento e nei rastrellamenti nazisti.

Una tragica pagina della loro storia, che rivive nella mostra “Porrajmos. Genocidio Rom e Sinti, segregazione di ieri e di oggi”, inaugurata sabato 13 febbraio a Mel, in provincia di Belluno dalla sezione ANPI “La Spasema” e dall’Isbrec per celebrare la Giornata della Memoria, e realizzata da Seo Cizmic, mediatore, artista e attivista del movimento “Na Bistar!” – Non dimenticare!”, insieme ad un gruppo di giovani rom.

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“I Rom ci sono, ma non esistono. Non vengono riconosciuti”, commentano Seo Cizmic, di RomAnticamente Network di Genova, e Graziano Halilovic, presidente dell’associazione Romà onlus di Roma e membro della rete ternYpe. “Per i politici siamo una campagna elettorale; per le istituzioni e le organizzazioni pro-rom rappresentiamo una risorsa economica; la società maggioritaria non sa chi siamo. Noi Romanì sappiamo bene chi siamo ed è giunto il momento di dirlo a tutti”.

L’esigenza di un’informazione corretta su un popolo tuttora vittima di razzismo di matrice etnica ha rafforzato l’attivismo sviluppatosi a partire dal 2008, quando la campagna d’odio che dipingeva i Rom come “mostri” ha portato la comunità a organizzarsi. Sono partiti dalla loro storia, spesso raccontata da altri e sconosciuta ai più, anche fra i Romanì. Hanno cominciato a parlare con i loro anziani del Porrajmos, la persecuzione e lo sterminio subiti da Rom e Sinti, avviando un lavoro di ricerca a cui presto si sono affiancate altre attività e iniziative di informazione e sensibilizzazione.

“In pochi sanno che abbiamo una bandiera e un nostro inno, che siamo presenti in Europa almeno sei secoli e oltre 50% dei Rom in Italia vive nelle case e conduce una vita come quella degli italiani”, raccontano i due giovani. “Altri, soprattutto quelli giunti in Italia con le ultime migrazioni, vivono nei campi, con notevoli disagi per la comunità locale e per la stessa comunità romanì”. E’ per questo che Cizmic e Halilovic, insieme ad altri attivisti in tutta Europa, lavorano per superare i pregiudizi attraverso l’impegno costante dentro e fuori la loro comunità.

“Puntiamo molto sui giovani, poiché 75% della nostra comunità ha da 0 a 22 anni. Siamo il popolo più giovane al mondo, il popolo dei bambini”, spiega Halilovic, che si reca regolarmente nei campi rom per scoraggiare i matrimoni in giovane età. “I risultati ci sono e le ragazze non si sposano più tanto presto”, conferma, ricordando anche il Progetto “casa”. “Organizziamo dei campi estivi per i bambini e ragazzi tra i 10 e i 25 anni, in vere case, perché capiscano cosa significhi vivere in una casa e diventino consapevoli dei sacrifici dell’importanza dello studio e del lavoro”.

Alla lotta ai pregiudizi si aggiunge la battaglia contro quello che Cizmic definisce Rom-business. “Oggi, tutti vogliono occuparsi dei Rom, sfruttando le politiche di inclusione sociale. Ma non bastano la casa e il lavoro per l’integrazione. Sono indispensabili il dialogo e il coinvolgimento diretto del popolo romanì e dei giovani rom. Na Bistar! è un modo per ricordare il nostro passato tragico e costruire il dialogo, ma anche una riflessione verso il futuro, per la creazione di un’identità giusta insieme ai giovani”.

at: http://www.ghigliottina.it/romani-popolo-dimenticato-protagonisti-futuro/#sthash.MUDiuK32.dpuf

quella dei rom per la Lega non è una lingua

polemiche sulle lingue minori

la Lega contro il riconoscimento di quella dei rom

Boni: “Il Pd è contro la lingua lombarda ma intanto a Roma si presenta una proposta per tutelare la minoranza linguistica rom”

Guerra di minoranze linguistiche? Sarebbe auspicabile di no, ma Davide Boni, segretario milanese della Lega Nord, va all’attacco: da una parte, afferma, non si riconosce quella lombarda, dall’altra si vuol riconoscere quella rom.

Il sunto della polemica sta nel fatto che il consiglio regionale lombardo sta discutendo il progetto di legge per la tutela e promozione della lingua lombarda, che l’Unesco definisce tra quelle a rischio estinzione. «Il Partito democratico – afferma Boni – ha aspramente criticato questo progetto di legge, ma a livello nazionale viene addirittura presentata una proposta per il riconoscimento della minoranza linguistica di rom e sinti», in riferimento ad una proposta presentata da Sel e dal Pd.      

«Un mondo totalmente alla rovescia – conclude Boni – perché non si comprende per quale ragione da un lato si voglia impedire la diffusione e l’utilizzo della lingua lombarda, anche nelle istituzioni, e dall’altro si fa di tutto per riconoscere inflessioni linguistiche, a noi totalmente estranee, che non fanno in alcun modo parte del nostro tessuto sociale e culturale».

«Io mi metto sempre dalla parte dei più deboli e i rom sono una categoria che è stata vessata e penalizzata»

Disastro di Bertolaso. Quella sua frase sui rom, e il centrodestra esplode

Guido Bertolaso

È pur vero che Silvio Berlusconi l’ha mandato in campo con la missione di «recuperare» l’elettorato di centro, il famoso “generone romano” che, di volta in volta, decide i sindaci di Roma, ma Guido Bertolaso, forse, ha un po’ esagerato. «I rom? Sono una categoria vessata e penalizzata»; «io non ho mai votato Berlusconi, sono un vecchio dc…».

L’ex capo della Protezione civile, già sottosegretario a Palazzo Chigi all’epoca dell’ultimo governo del Cavaliere, ha accettato di essere il candidato di Forza Italia, Fratelli d’Italia e Noi con Salvini giusto venerdì, ha gettato un po’ di ottimismo nel fronte conservatore, ma già ieri è entrato in rotta di collisione con il successore di Umberto Bossi. A causare lo “strappo”, una intervista del neo-candidato del centrodestra a RadioCapital: «Roma è ridotta a un immondezzaio, una groviera. Contro questa tragica situazione ci vuole un sindaco con esperienza e gli attributi. Io gli attributi me li sono dovuti costruire sul campo, alla luce dei mestieri che ho fatto», ha attaccato, parlando di sè.

Poi Bertolaso è andato all’attacco di Alfio Marchini, candidato civico e di Ncd, che potrebbe rubargli voti: «È uno perbene, ma ho perplessità; non bastano entusiasmo e soldi», ha aggiunto. I due passaggi “sensibili” sono i successivi, sul ruolo del Cavaliere e, sopratutto, sul problema dei rom. «Mi definisco un vecchio democristiano, non ho mai votato Berlusconi», ha rivelato. Qualche giorno fa, in un’altra intervista, aveva ricordato una sua collaborazione con Francesco Rutelli. L’ex sottosegretario ha parlato di Matteo Salvini: «Ci siamo parlati al telefono. Lui è uno concreto, bada al sodo e in questo mi ritrovo. Poi magari su alcuni problemi specifici abbiamo idee diverse», ha sottolineato. Sulle differenze, però, Bertolaso è stato fin troppo chiaro. Così, alla domanda sull’eventuale uso delle “ruspe”, l’ex numero uno della Protezione civile ha risposto così: «No, userei più diplomazia, più tatto, più cautela». Fin qui, tutto bene. «Io mi metto sempre dalla parte dei più deboli e i rom sono una categoria che è stata vessata e penalizzata», ha aggiunto, esagerando forse col “buonismo”. Il neo candidato ha parlato bene del suo avversario piddino, Roberto Giachetti e addirittura dei grillini, «animati da buona volontà, forse troppo aggressivi». Uniche due concessioni alla realpolitik, la promessa di risolvere lo «scandalo di affittopoli» seguendo la ricetta «fuori tutti, tranne quelli veramente indigenti, che sono un’assoluta minoranza» e la lotta ai fannulloni capitolini che, a suo dire, «sono troppi e maleorganizzati».

Tanto è bastato che, a meno di 24 ore dal vertice di domenica sera, ad Arcore, tra Berlusconi, Giorgia Meloni e Salvini, quest’ultimo prendesse le distanze dal candidato unitario. «Chi vuole correre in alleanza con Noi con Salvini e non condivide le nostre politiche sulla sicurezza, sul contrasto alla illegalità, sulla lotta contro il degrado e sulla chiusura di tutti i campi rom abusivi, cambi strada perchè ha sbagliato compagni di viaggio», ha gelato tutti Barbara Saltamartini, vicepresidente dei deputati della Lega-Noi con Salvini. Secondo lei, che è stata una dirigente di An e poi del Pdl, è «paradossale dire che i rom sono vessati e penalizzati, quando chi invece lo sono i cittadini romani costretti a vivere tra roghi tossici, furti, sporcizia e degrado…». Stessa linea per la compagna di partito, Souad Sbai, ex deputata Pdl, di origine marocchina: «Bertolaso torni sui suoi passi, i romani vogliono che l’illegalità sia estirpata». La tensione tra la Lega e gli altri è dovuta anche alla mancata chiusura dell’accordo a Bologna, dove il Carroccio vuole Lucia Bergonzoni. «Chiuderemo in settimana», ha garantito Meloni, ieri nella città. Anche Gianfranco Rotondi, ex ministro e leader di Rivoluzione cristiana, ha dubbi: «Se i tre leader di questa Casa delle libertà bonsai non la completano con qualcosa di cattolico democratico, perdiamo», avverte. «Bertolaso? Così non arriva al ballottaggio…», aggiunge. A difendere il candidato solo l’azzurro Francesco Giro: «È una polemica inutile; Guido è in prima linea contro il degrado sociale da 30 anni».

di Paolo Emilio Russo

correzione di tiro dopo le critiche:

Floris: Cosa dice sui rom?
Bertolaso: Gli italiani innanzitutto!
Floris: Molti di loro sono italiani
Bertolaso: Si, ehm, …. si… comunque fanno parte di una organizzazione…diciamo di una famiglia, di una società che si distingue nettamente…. rispetto agli italiani…

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