Dio si è sbagliato? un bel problema!
Dio non fa errori
l’identità transgender vista da una prospettiva cristiana
by Giacomo
Riflessioni di H. Adam Ackley* pubblicate sullo Huffington Post (Stati Uniti) il 10 giugno 2014, liberamente tradotte da Silvia Lanzi
L’imminente proposta di proibire il riconoscimento dell’identità transgender (inclusa quella intersessuale) da parte della Convenzione Battista del Sud, sebbene avanzata da un collegio di professori di etica, non è educativa né comprensiva della complessa biologia del genere, né tanto meno etica. Le persone transgender o intersessuali spesso sono accusate falsamente – semplicemente perché esistono – di sottintendere che Dio ha fatto un errore riguardo al loro genere.
Queste angherie portano spesso le mie sorelle e i miei fratelli transgender e intersessuali non alla “conformità di genere” ma semplicemente all’ateismo o all’isolamento dagli altri “credenti”. Tutto ciò si basa non solamente su una scienza fallace (molti di noi hanno una condizione medica verificabile, che rende il nostro genere più complesso di quello della maggioranza) ma, ancora peggio, su una teologia imperfetta. Come pastore cristiano, teologo e professore universitario io stesso (intersessuale, ma a cui non è stato permesso di vivere apertamente fino ai recenti cambiamenti nelle diagnosi mediche e psichiatriche e nei trattamenti per persone come me) voglio correggere tutti questi fraintendimenti della teologia del genere, che sono fin troppo comuni.
Le persone transgender non sono un “errore di Dio”! Sebbene altre forme di diversità umana siano state ingiustamente portate all’oppressione dalla maggioranza privilegiata (differenze di razza, etnia, classe socio-economica), esse non sembrano causare l’indignazione morale/teologica che causano le persone dal gender diverso: come se solamente con la loro esistenza bestemmiassero Dio. Ma essere nati fuori dal genere binario non è per niente differente dall’essere nati con un’altra forma di diversità. Spiegare agli altri che siamo transgender non suggerisce intrinsecamente che Dio ha fatto qualche errore creandoci così. Anche se cerchiamo qualche trattamento medico che ci aiuti a superare la disforia di genere (che in molti casi è una reazione alle aspettative di conformità alle regole eteronormative del genere binario maschile/femminile) non stiamo suggerendo che Dio ha fatto un errore creandoci, come chiunque altro si sottoponga ad un trattamento medico a causa di una certa condizione.
Per esempio, molte persone religiose non pensano di costringere chi nasce con la palatoschisi, che ha bisogno della chirurgia correttiva, a difendere a livello teologico la loro vita, come se la loro esistenza sul pianeta fosse una specie di ammissione blasfema dell’incompetenza di Dio. Gli attacchi religiosi, che sono ormai una routine, attaccano appunto le persone transgender non solo sulle basi del genere ma anche come eretici, cosa che molti di noi considerano assai doloroso.
Alcune persone sono chiaramente ambigue e non è un ossimoro. “Chiaramente ambiguo” piuttosto può essere una descrizione accurata di alcuni di noi transgender, abbastanza da fare un discorso senza ignorare la grande diversità della differenza delle identità trans* o costringere tutti a rendere nota la loro storia clinica (Janet Mock, LaVerne Cox e gli altri ci ricordano che non è giusto aspettarsi una cosa simile), che le identità transgender, qualunque sia la loro origine, sono reali.
Le esperienze di chi ha un genere ambiguo della malasanità e dell’emarginazione sociale pongono domande significative riguardo al trattamento sbagliato di tutte le persone transgender, perché, per esempio, come si è discusso a spese della mia carriera e della mia capacità di aiutare i miei figli, è stato visto come più “naturale” costringere un uomo intersessuale a prendere ormoni femminili dalla pubertà all’età matura per femminilizzarlo, anche quando facendo in questo modo lo si rendeva cronicamente depresso e portato al suicidio, in modo che terapie e medicine non potevano nulla per farlo stare meglio.
Per amore della mia Chiesa e della mia famiglia umana transessuale mi spaventa che letteralmente nessun cristiano abbia dubitato dei trattamenti medici di femminilizzazione che hanno ritardato la mia naturale pubertà maschile fino all’età matura per motivi teologici o morali. Chiaramente la transfobia non ha nulla a che vedere con il fatto che si prendano o meno ormoni sessuali, come se prendere estrogeni o testosterone implichi la mancanza di controllo di Dio sul corpo di qualcuno ed Egli avesse fatto un errore permettendo a qualcuno di invecchiare in modo naturale o funzionare per la riproduzione. (Sono abbastanza certo che alcuni uomini cristiani cisgender – cioè a loro agio con il proprio sesso – possano aumentare il loro testosterone per varie ragioni e che donne cristiane cisgender facciano terapie sostitutive a base di ormoni o usino metodi di controllo delle nascite sempre a base ormonale)
Il fatto che esisto sicuramente non implica che Dio abbia fatto un errore nel crearmi quando mi sono reso conto che, sebbene fin dall’infanzia esternamente apparissi una bambina, la mia particolare configurazione transgender è tale che durante la pubertà ho sviluppato qualità fisiche di entrambi i generi e ci sono voluti trentacinque anni di trattamenti con dosi massicce di ormoni femminili per funzionare passabilmente come una donna cisgender e che la mia ambiguità fisica si è riaffermata quando mi è stato permesso di vivere come me stesso, un uomo, dai recenti cambiamenti in campo medico, diagnostico e dei trattamenti.
Senza il trattamento ormonale sono ambiguo, complesso, androgino e capisco di essere maschio. Credo davvero che Dio mi abbia creato così, spaventosamente, meravigliosamente e con propositi infinitamente e incondizionatamente amorevoli e non ho rimpianti. Ciò di cui mi rammarico è la transfobia delle altre persone, un odio e una paura indescrivibili e incomprensibili verso ciò che non capiscono essere la gloriosa e creativa immaginazione di Dio quando ci ha creati sessuati: le molte espressioni di genere e di sessualità che troviamo tra gli uomini ci sono in tutte le specie. La diversità nella creazione è divina e negarlo è mettere in dubbio il potere dello Spirito Santo, che Gesù una volta ha insegnato essere il solo peccato imperdonabile (Matteo 12:31-32).
Come pastore ed educatore cristiano cerco di usare ogni occasione per insegnare, predicare, scrivere o parlare per aiutare le persone a capire che nulla nella Bibbia nega l’esistenza dei transgender o li qualifica moralmente o teologicamente (come “peccato”). Infatti, i passaggi sugli “eunuchi nati così” in Isaia, Matteo e Atti, come l’originario essere umano bigenere (ha-adam) che Dio dichiara buono (il genere binario non è creato fino al versetto 22 del secondo capitolo della Genesi) sembrano suggerire l’accettazione di Dio delle identità transgender, sebbene esse non siano poi così comuni.
In entrambi i casi sono sicuro che Dio non odia né mette in dubbio l’esistenza di qualcuno o qualcosa che ha creato, non importa quanto possa essere inusuale tale creazione. Come mi ha ricordato recentemente un amico transgender, noi sappiamo che un albero con un un ramo innestato non è odioso perché “innaturale” o blasfemo; per esempio, quando innestiamo insieme un lime e un limone, entrambi possono fare frutti. Questa diversità, sebbene insolita, può essere un dono grande e gradito. Così mi sento come un uomo che ha partorito e allattato due bambini. Cos’altro posso vedere se non che la creazione di me e degli altri con un genere poco comune, che altro non è se non un dono prezioso di Dio, per quanto strano possa essere?
* H. Adam Ackley, attualmente è responsabile della formazione per una hotline di aiuto per persone transgender ed è un agente di sicurezza privata. Un tempo era un professore di Studi Religiosi e ministro ordinato, attualmente insegna yoga. Prima di ritirarsi dal lavoro universitario, era un professore ordinario, direttore di dipartimento e di una facoltà. E’ stato politicamente impegnato ed ha pubblicato diversi libri, capitoli e articoli con editrici universitari e in riviste accademiche, ed è un blogger sullo Huffington Post USA per la sezione Religione e Voci gay dal 2013.