papa Francesco non è ‘putiniano’

le scandalose parole del papa

di Domenico Quirico
in “La Stampa” del 15 giugno 2022

chi critica il Papa vorrebbe una chiesa che si accoda, che invia aiuti umanitari e prediche. Francesco pronuncia parole di una tale immensità… Frusta la Russia e la sua guerra «imperiale e crudele» e cita i mercenari con cui la conduce, ceceni e siriani. Ma poi impavido sfida anche la nostra verità di Occidente, il nostro sentirci sempre automaticamente dalla parte della ragione

E adesso? Adesso che il Papa dà scandalo? Le sue parole, con il travaglio dei giorni e dei mesi che passano senza pace, sulle colpe, le omissioni, i silenzi sulla guerra scottano e infiammano. E urtano.
Che cosa faranno gli intellettuali immaginari, i politici, quelli che sanno tutto fin dal primo giorno e che pensano che la soluzione alla guerra scatenata dall’aggressione criminale di Putin sia solo la guerra? Metteranno in fila, a loro volta, le parole e diranno: incredibile, il Papa è diventato putiniano! ma cosa conta in fondo quello che dice? È il suo mestiere quello di essere fuori dalla Storia, di pronunciare innocue e paradossali parabole…
I maestri del sospetto, i cacciatori di quinte colonne ed infiltrati, per cui ogni distinguo e ragionamento (che è «il ridurre la complessità alla distinzione tra buoni e cattivi senza ragionare su radici e interessi che sono molto complessi…» come ha detto Francesco parlando ai direttori delle riviste culturali della Compagnia di Gesù) è automaticamente tradimento, diserzione, delitto, non lo attaccheranno frontalmente. Forse faranno come quando Francesco fece riferimento «all’abbaiare della Nato alle porte della Russia…» e lo striminzirono nel silenzio. Francesco procede imperterrito per la strada dei suoi ritmi: vita morte guerrieri vittime deportati e profughi. Dolore si chiama il mistero verso cui ci chiede di camminare. Dall’inizio della guerra la sola cosa che ha un significato per lui è il dolore di una terra coperta di sangue. E per questo rende omaggio agli ucraini «un popolo coraggioso che sta lottando per sopravvivere e che ha una storia di lotta». Se tutti gli uomini avessero operato per il bene e solo per il bene non ci sarebbe la guerra, neppure questa guerra. Ma questa verità al Papa impone la domanda: se questo male sono gli atti degli uomini o il non fare degli uomini di chi sono le colpe, tutte le colpe? Pronuncia parole di una tale immensità che, a ripensarle una ad una, paiono osatissime. Frusta la Russia e la sua guerra «imperiale e crudele» e cita i mercenari con cui la conduce, ceceni e siriani. Ma poi impavido sfida anche la nostra verità di Occidente, il nostro sentirci sempre automaticamente dalla parte della ragione.
Un errore che ci è costato guerre perdute, vittime tradite e abbandonate al loro destino, isolamento  all’Iraq all’Afghanistan. Il 24 di febbraio è l’inizio di tutto e Putin ha imposto con la violenza questo inizio su cui dobbiamo come democrazie, obbligatoriamente, fare la nostra scelta: aiutare l’Ucraina e fermare l’autocrate. Il Papa lo conferma, non ci chiede certo di restare vuoti e inerti. Ma aggiunge: ci può bastare? Non rischiamo di «vedere solo una parte e non l’intero dramma che si sta svolgendo dietro questa guerra che in qualche modo è stata provocata o non impedita»? Non è una domanda teologica o apocalittica, è una domanda politica. E forse è proprio questo lo scandalo.
Chi critica il Papa vorrebbe una chiesa che non dà scandalo, che si accoda, che fa la crocerossina della Storia, che invia aiuti umanitari e distribuisce prediche. Le si ingiunge di essere giudiziosamente savia e non più di portare la distruzione e il sovvertimento di una verità folle, di ripetere stancamente che tutto quelle che si può fare è attendere che la grande quaresima del dispotismo, per miracolo, alla fine arrivi. La tollerante rassegnazione che rende la vita più sopportabile è il porto dove approdano, purtroppo, tutti i fallimenti anche quelli della fede. Il Papa deve imporci semmai lo Scandalo di mettere insieme nella processione russi e ucraini, di non mettere segni sulle bandiere della Nato, di incontrare chissà! gli aggrediti di Kiev e Kirill, «il chierichetto di Putin».
Le scandalose parole del Papa sono una riflessione sulla natura della guerra, di questa guerra. La si può fare per odio, per desiderio di preda, per rovesciare un avversario che diventa pericoloso, per pazzia e sadismo, per amore del potere, per mestiere. Si può fare la guerra per obbedienza, perché sei stato aggredito e non hai altra possibilità o per un progetto di unificazione e di gloria o per il desiderio di vendicare una ingiustizia. O come dice il Papa per «l’interesse di testare e vendere armi… e alla fine è proprio questo a essere in gioco». Tutte queste ragioni, prima o dopo, vi sono mescolate, si confondono e talora si corrompono reciprocamente Il Papa ci impone di ricordare che la guerra giusta non esiste, è un mito insipido che non dobbiamo condividere con le bugie dei prepotenti. E che alla fine, rende tutto, anche il dolore, insignificante.

lo scandalo delle migrazioni denunciato da papa Francesco, l’unico che abbia il coraggio di farlo

 «la migrazione di oggi uno scandalo sociale dell’umanità»


La catechesi dedicata a “San Giuseppe come migrante perseguitato e uomo coraggioso”. “Vediamo in Gesù ognuno dei migranti di oggi”. Le parole della preghiera per “coloro che fuggono”
Papa Francesco all'udienza generale in Aula Paolo VI

“Giuseppe è l’opposto di Erode: prima di tutto è ‘un uomo giusto’; inoltre si dimostra coraggioso nell’eseguire l’ordine dell’Angelo”. Lo ha detto papa Francesco nella catechesi dell’udienza generale di stamani. Riprendendo il ciclo di catechesi su San Giuseppe, ha incentrato la sua riflessione sul tema: “San Giuseppe, migrante perseguitato e coraggioso”. IL TESTO

“Erode e Giuseppe sono due personaggi opposti, che rispecchiano le due facce dell’umanità di sempre – ha osservato il Pontefice -. È un luogo comune sbagliato considerare il coraggio come virtù esclusiva dell’eroe. In realtà, il vivere quotidiano di ogni persona richiede coraggio per affrontare le difficoltà di ogni giorno”.

Guardando alla storia, il Papa ha poi ribadito che “in tutti i tempi e in tutte le culture troviamo uomini e donne coraggiosi, che per essere coerenti con il proprio credo hanno superato ogni genere di difficoltà, sopportando ingiustizie, condanne e persino la morte”.

“Il coraggio è sinonimo di fortezza, che insieme alla giustizia, alla prudenza e alla temperanza fa parte del gruppo delle virtù umane, dette ‘cardinali’”.

E, ancora, la lezione che “ci lascia oggi Giuseppe”, cioè che “la vita ci riserva sempre delle avversità, e davanti ad esse possiamo anche sentirci minacciati, impauriti, ma non è tirando fuori il peggio di noi, come fa Erode, che possiamo superare certi momenti, bensì comportandoci come Giuseppe che reagisce alla paura con il coraggio di affidarsi alla Provvidenza di Dio”.

“Erode e Giuseppe sono due personaggi opposti, che rispecchiano le due facce dell’umanità di sempre. È un luogo comune sbagliato considerare il coraggio come virtù esclusiva dell’eroe. In realtà, il vivere quotidiano di ogni persona richiede coraggio. Il nostro vivere, il tuo, il mio, di tutti noi: non si può vivere senza coraggio, coraggio per affrontare le difficoltà di ogni giorno. In tutti i tempi e in tutte le culture troviamo uomini e donne coraggiosi, che per essere coerenti con il proprio credo hanno superato ogni genere di difficoltà, sopportando ingiustizie, condanne e persino la morte”.

Papa Francesco conclude la sua catechesi invitando tutti a pregare per i migranti di oggi, per i perseguitati e quanti sono vittime di circostanze avverse.

“Pensiamo a tutti i perseguitati, – ha aggiunto a braccio – a quanti sono vittima di circostanze avverse, siano politiche, storiche o personali. Pensiamo a tanta gente vittima delle guerre che vuole fuggire dalla sua patria e non può; pensiamo ai migranti che incominciano quella strada per essere liberi e tanti finiscono sulla strada o nel mare; pensiamo a Gesù nelle braccia di Giuseppe e Maria, fuggendo, e vediamo in lui ognuno dei migranti di oggi. È una realtà, questa della migrazione di oggi, davanti alla quale non possiamo chiudere gli occhi. È uno scandalo sociale dell’umanità”.

Infine il Papa recita una nuova preghiera a san Giuseppe per chiedere la sua protezione su “coloro che fuggono a causa della guerra, dell’odio, della fame”, perché li sostenga e perché possano trovare accoglienza e solidarietà:

San Giuseppe,

tu che hai sperimentato la sofferenza di chi deve fuggire

tu che sei stato costretto a fuggire

per salvare la vita alle persone più care,

proteggi tutti coloro che fuggono a causa della guerra,

dell’odio, della fame.

Sostienili nelle loro difficoltà,

rafforzali nella speranza e fa’ che incontrino accoglienza e solidarietà.

Guida i loro passi e apri i cuori di coloro che possono aiutarli. Amen.

papa Francesco scandalizza solo per il fatto che parla e vive da cristiano

un papa scandalosamente cristiano

il suo crimine: predicando il vangelo uccide la civiltà cristiana occidentale

di Christine Pedotti
in “Témoignage chrétien” n° 3712 del 19 gennaio 2017
Non abbiamo più dubbi, la frangia della destra che si considera disinibita non ha in effetti più alcuna inibizione, osa di tutto, si permette di tutto, sicura com’è di avere dietro di sé un ampio consenso popolare. Forse però ha fatto una mossa sbagliata attaccando papa Francesco. Già da tempo, i siti reazionari che si autoproclamano cattolici e di “controinformazione” avevano lanciato l’allarme: questo papa non è cattolico. Ma si trattava di covi oscurantisti, immersi in atmosfere di discarica e cloaca. Questa volta, a scrivere è il direttore capo di Valeurs actuelles, e non per un editoriale, ma in un libro, il cui titolo e sottotitolo sono ultrachiari:

“Église et immigration, le grand malaise – le pape et le suicide de la civilization européenne” (Chiesa e immigrazione, il grande disagio – il papa e il suicidio della civiltà europea

Nessuna precauzione oratoria, il papa è decisamente accusato di trucidare la civiltà. E con quale mezzo? Quello del Vangelo, molto semplicemente, in nome del quale invita i cattolici ad accogliere i migranti. Incriminata, la lettura del testo del Giudizio nel Vangelo di Matteo: “ero straniero e mi avete accolto” (Mt 25,35). Con queste parole il Figlio dell’Uomo, venendo nella sua gloria, designa coloro che, avendo praticato l’accoglienza dello straniero – o nutrito un affamato, vestito un misero, dato un bicchiere d’acqua ad un assetato, visitato un prigioniero – scoprono che quel piccolo, quel povero, quel debole, quello straniero, è Cristo stesso. E sono fatti entrare nella gloria di Dio. Da duemila anni, è lì che batte il cuore del cristianesimo: ogni essere umano è il mio prossimo. La fraternità non è preferenza per qualcuno ma apertura all’universalità: ogni essere umano è per me un fratello o una sorella. In questo modo, papa Francesco si inserisce in una lunga tradizione di eminenti figure della santità cristiana.

È in questo humus millenario che affondano le famose radici cristiane dell’Europa. Ed ecco che le stesse persone che ieri vi facevano riferimento, tutt’a un tratto le rinnegano. Perché, attenzione, questa opinione non è quella di un uomo solo. Il papa ha cominciato ad irritare seriamente le coscienze delle “brave persone” che credevano di essere dalla parte giusta, difensori dell’ordine. Fin dalla sua elezione, quasi quattro anni fa, Témoignage chrétien ha sempre affermato il suo sostegno a papa Francesco e, anche se capita a volte di avere divergenze su alcuni punti, gli esprimiamo qui di nuovo la nostra fedeltà e la nostra riconoscenza.

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