l’importanza della ‘giornata della memoria per il popolo rom

La memoria negata

così il quotidiano on-line delle chiese evangeliche battiste, metodiste e valdesi in Italia:

ancora oggi le popolazioni Rom e Sinti sono oggetto di razzismo e marginalizzazione sociale
perché è importante ricordarli nel giorno della ‘memoria’?

ancora oggi le popolazioni Rom e Sinti sono vittime di processi di marginalizzazione e ghettizzazione perpetrati dalla società maggioritaria. In questo giorno della Memoria è perciò importante considerare la storia delle popolazioni Rom e Sinti come un frammento importante di una Storia Europea condivisa da preservare perché i diritti di tutti vengano rispettati.

Il rapporto delle popolazioni Rom e Sinti con le popolazioni sedentarie è stato sempre problematico e complesso, segnato da rifiuti, rimozioni e violenze. La categoria del «Rom – zingaro – nomade» è stata il frutto di politiche che dal 1400 fino ad oggi hanno cercato di classificare «l’Altro» al fine di dominarlo e controllarlo.

Infatti i Rom, dalla nascita degli Stati nazionali fino ad oggi, sono stati spesso percepiti come non-cittadini, considerati indegni di beneficiare dei servizi che lo Stato poteva offrire loro. Le relazioni tra Rom e gagé (non-Rom) si sono così sviluppate tra pregiudizi e stereotipi, che hanno portato alla separazione, alla marginalizzazione ed in alcuni casi allo sfruttamento dei Rom stessi.

Agli inizi del secolo scorso, la presunta «asocialità zingara» è stata addirittura considerata, come una caratteristica genetica ed ereditaria. Il regime nazista adottando le idee introdotte nel dibattito pubblico dal darwinismo sociale, considerò i Rom e i Sinti come razze deboli e inferiori che avrebbe potuto infettare la Germania. Robert Ritter, Adolf Würth, Eva Justin e altri ricercatori che lavorarono all’interno dell’Unità di Igiene Razziale del Reich diedero seguito a queste tesi arrivando a definire il gene del «Wandertrieb», il gene dell’istinto al nomadismo, come fattore specifico che rendeva i Rom una razza impura.

Di conseguenza, il regime nazista cercò una soluzione adeguata, razionale, pianificata e scientificamente informata per risolvere questa situazione. La risposta venne trovata nel “totale isolamento dei soggetti patogeni ed infetti, attraverso la completa separazione spaziale e la successiva distruzione fisica”. Gli ebrei, gli omosessuali, gli immigrati, i renitenti alla leva (tra cui i Testimoni di Geova) e tutte quelle persone considerate «anti- sociali» (Rom e Sinti, lesbiche, anarchici, senzatetto, alcolisti, malati mentali e prostitute furono così coinvolte nella più grande operazione di ingegneria sociale mai intrapresa nella storia dell’umanità.

Nel 1942 Otto Thierack, ministro nazista della Giustizia introdusse il principio di sterminio attraverso il lavoro come metodo per liberare il popolo tedesco da questi individui. Al giorno d’oggi, determinare la percentuale di Rom che morirono nel Porrajmos (Grande Divoramento) non è facile. Le cifre approssimative stimano che nel corso degli anni morirono da 500.000 a 1.500.000 persone appartenenti alle comunità Rom e Sinti. Nonostante questo solo nel 1982, la Germania Ovest riconobbe lo sterminio sistematico delle popolazioni Rom sotto il regime nazista. Fino a tale data l’atteggiamento del Europa nei confronti delle popolazioni Rom è stata considerata da diversi studiosi come assolutamente inadeguata. Ad esempio, nessun Rom fu chiamato a testimoniare al Processo di Norimberga e nessun riconoscimento economico fu dato ai familiari delle vittime coinvolti nello stermino nazista.

A differenza degli ebrei la cui esperienza dell’Olocausto diede alla luce una rinnovata militanza politica e un’elaborazione anche artistica delle atrocità subite, i Rom furono messi a tacere. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale in Europa le comunità Rom erano un popolo decapitato, alla ricerca di qualcuno che li potesse aiutare a comprendere cosa era appena accaduto. Trovarono invece un muro di silenzio da parte delle autorità. Nessun risarcimento, nessuna scusa, nessun film o narrazione pubblica, nessuna nuova terra dove stabilirsi.

Riprendendo alcune delle riflessioni di Hannah Arendt, esposte, in particolare, nell’opera La banalità del male. Eichmann a Gerusalemme, le atrocità commesse in quel periodo furono portate a termine da persone «terribilmente normali» e non da perversi né da sadici. Da persone calate, semplicemente, nella realtà che avevano davanti: lavorare, cercare una promozione, riordinare numeri sulle statistiche.

Ancora oggi le popolazioni Rom e Sinti sono vittime di processi di marginalizzazione e ghettizzazione perpetrati dalla società maggioritaria. In questo giorno della Memoria è perciò importante considerare la storia delle popolazioni Rom e Sinti come un frammento importante di una Storia Europea condivisa da preservare perché i diritti di tutti vengano rispettati.

bambina rom di Milano che deve lasciare la sua casetta per andare in un continer …

lettera dei bambini al sindaco di Milano per intercedere per la loro compagna di classe

Al Sindaco di Milano, Giuliano Pisapia

 

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Gentile signor sindaco,

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siamo i bambini della classe 3A della scuola elementare “Russo-Pimentel” e vorremmo parlarle del problema di una bambina, Elyson.
Elyson è una nostra compagna che vive nel campo di via Idro. Là ha la sua casa, i suoi cagnolini, Nebbia e Fiocco, e un grande pino che il suo nonno aveva piantato quando si erano stabiliti lì, più di 25 anni fa.
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Prima delle vacanze la maestra ci ha chiesto cosa desideravamo per Natale. Ognuno di noi ha detto cosa aveva scritto nella letterina a Babbo Natale, ma poi Elyson si è messa a piangere e così abbiamo saputo che lei stava passando un brutto Natale perché doveva abbandonare la sua casetta e andare a vivere in un container.
Noi abbiamo capito che un container è una specie di grande scatola di metallo…ma Elyson non è una bambola che può stare in una scatola!
Elyson è una compagna gentile, generosa, sempre sorridente e amichevole.Fin dalla prima è diventata la compagna preferita di Christopher, un nostro compagno speciale che non parla, ma che sta volentieri con lei.E quindi se Elyson se ne va, come potrà fare Christopher a stare con noi senza il suo aiuto? Anche lui soffrirà tantissimo!
La nostra classe è come un puzzle: ogni tanto si ingrandisce perché si uniscono nuove tessere, ma se nee perdiamo una, il puzzle non potrà più essere completo.
Abbiamo imparato che nessuno può vivere da solo e allora uniamo le nostre forze e le nostre voci per chiederle di lasciare Elyson e gli altri bambini del campo nelle loro case almeno finché non ce ne sarà un’altra pronta, ma vicina alla scuola, in modo che Elyson possa continuare a crescere con noi.
Signor sindaco ci aiuti, per favore, a mantenere unito il puzzle della nostra classe.

I compagni di Elyson

Sashmitha, Alessandro, Margherita, Jun Jie, Joele, Sarah, Sagar, Davide, Gaia, Biva, Paolo, Dian, Nika, Sunnane, Clyde, Youssef, Virginia, Marim, Mohamed, Lovely, Arthur, Nicole, Christopher.

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Campo rom di via Idro, contro lo sgombero appello delle famiglie: 1000 firme

Lo sgombero del campo regolare che ospita famiglie rom in via Idro a Milano è annunciato per lunedì 11 gennaio. Come soluzione alternativa il Comune di Milano offrirà per tutto il 2016 a ogni nucleo famigliare, formato in media da 4 o 5 persone, un container ampio tra i 12 e i 15 metri quadri. Le strutture sono situate nei Centri di emergenza sociale e nei Centri di autonomia abitativa, che già oggi ospitano diverse famiglie provenienti da campi irregolari. Motivi per cui le famiglie di via Idro, tutti cittadini italiani con nuclei presenti da 26 anni, alcuni dei quali nipoti di internati nei campi di concentramento nazifascisti e i cui figli oggi sono inseriti nelle scuole del quartiere, hanno lanciato un appello online su Change.org, che in poche ore, ha avuto quasi 1000 adesioni.

 

gli zingari … se non esistessero bisognerebbe inventarli!

Vorrei che gli zingari sparissero

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di Matteo Saudino*

Vorrei che per un mese sparissero tutti i rom presenti in Italia. Sarei curioso di vedere contro chi si scaglierebbero gli imprenditori della paura e gli sciacalli della politica per ottenere audience, voti e potere. Contro chi saranno diretti il nostro odio e le nostre paure per celare disoccupazione, salari bassi, tasse elevate, evasione fiscale, corruzione politica, speculazione finanziaria, criminalità organizzata, scarsa innovazione tecnologica, edilizia scolastica pericolante, malasanità?

In primis contro tutti i musulmani, poi contro i profughi, i migranti, gli ebrei, i gay, le prostitute, i poveri, gli anarchici, i giocolieri, gli atei, le persone con disabilità e alla fine, pur di non guardare con intelligenza la realtà complessa che vi è intorno a noi, saremo pronti ad indirizzare la nostra rabbia e ignoranza contro un’imminente invasione aliena. È la storia che drammaticamente si ripete uguale e diversa: il marginale come capro espiatorio utile per costruire consenso politico e per indirizzare il malcontento verso minoranze socialmente sgradite, senza che i veri problemi che affliggono i cittadini siano affrontati e risolti.

Chi in questi mesi sta seminando, attraverso ogni forma di media, odio politico e razziale è e sarà il principale responsabile del clima di intolleranza e violenza che si sta creando nelle nostre città e nelle comunità in cui viviamo; clima in cui i cittadini saranno sempre più duffidenti del prossimi e insicuri.

La Lega di Salvini è il fascismo del XXI secolo: con una mano appicca gli incendi e con l’altra si propone come il duro pompiere-sceriffo che spegnerà il fuoco e ripristinerà l’ordine. Un’ordine fondato sulla discriminazione etnica-religiosa e sulla violazione dei duritti umani. L’intelligenza e la violenza di tale progetto politico è pari alla stupidità e alla volgarità morale degli italiani che lo sostengono.

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In una democrazia seria e matura chi parla di ruspe contro campi nomadi ridendo e scherzando non troverebbe editorialisti pavidi e mediocri e giornalisti compiacenti. Quelle frasi e quelle magliette sono pietre lanciate contro chi ogni giorno prova faticosamente a costruire una società più giusta e integrata. Il diritto al razzismo e all’incitamento alla violenza non esistono, non sono libertà costituzionali. Essere silenti di fronte a tale barbarie significa essere complici.

 

P.s. Martedì 2 giugno a Roma due italiani hanno aggredito un rumeno e gli hanno tagliato due dita.

 

* docente di storia e filosofia a Torino

 

un popolo nel mirino … capro espiatorio delle nostre paure

Rom e Sinti, tra sgomberi forzati, parole d’odio e falsi miti

di Andrea Scutellà

‘il rapporto dell’Associazione 21 Luglio’ : “aumentano gli sgomberi per il Giubileo”

 in Italia abita lo 0,25% dei Rom; solo il 3% di loro è nomade. In 40mila vivono nei campi. C’è chi in Tv li definisce “feccia della società”: ma i bambini hanno un’aspettativa di vita è inferiore di 10 anni e all’Università non arrivano mai

Roma – È il 9 luglio 2014, in riva al fiume Aniene. Trentanove  persone di etnia Rom subiscono uno sgombero forzato dal loro accampamento, in via di Val d’Ala. Supportate da Amnesty International e dall’Associazione 21 Luglio chiedono una sistemazione alternativa. “Dopo ore di intense trattative – riporta una nota dell’Associazione 21 Luglio – ai rom viene offerta l’accoglienza all’interno dell’ex Fiera di Roma”. Il 30 novembre, però, arriva la notifica di uno sgombero imminente. I 15 nuclei familiari verranno rimpatriati in Romania. Salvo trovarsi, di nuovo, a fine febbraio 2015, in riva al fiume Aniene. “Lo sgombero forzato ha avuto un costo totale di 168.400 euro, senza che sia stata trovata alcuna risposta adeguata alle famiglie coinvolte”. Ecco un chiaro esempio di “Gioco dell’Oca”, che 21 Luglio denuncia nel suo primo rapporto nazionale: presentato proprio l’8 aprile, nella giornata internazionale dedicata ai Rom, Sinti e Camminanti.

Giubileo in vista: aumentano gli sgomberi. “Dopo l’annuncio del Giubileo, nel periodo compreso tra il 13 e il 30 marzo – spiega Carlo Stasolla, presidente dell’Associazione 21 luglio – si è passati da una media 2 sgomberi al mese a 6 a settimana. C’è un libro di Tano D’Amico sull’evento del 2000, che si intitola Il Giubileo nero degli zingari. Alle istituzioni suggerirei di evitare questo rischio”. Una preoccupazione condivisa da Riccardo Magi, presidente dei Radicali italiani e consigliere comunale di Roma. “Il rischio – precisa – è quello di cedere a interventi di decoro o pulizia della città in netto contrasto con le politiche sociali”. L’esempio della comunità di via Val d’Ala è dietro l’angolo. “Gli sgomberi, lasciando la situazione invariata, muovono tre cose – conclude Stasolla -: i rom, i soldi e i voti”. Cacciare una comunità rom, infatti, è di sicuro appeal elettorale.

A Milano si sgombera per l’Expo. “Lo sgombero come metodo è legittimo” precisa Carlo Stasolla “ma diventa forzato quando non si rispettano i parametri stabiliti dalle organizzazioni internazionali”, cioè quando manca un preavviso sufficiente e le giuste alternative alla vita in strada per le famiglie. A Roma, lo scorso anno 34 sgomberi forzati hanno coinvolto circa 1.135 persone, secondo i dati forniti da 21 Luglio. A Milano, invece, 191 sgomberi hanno riguardato oltre 2.200 persone. Secondo le Associazioni Naga e Errc vengono chiamati “allontanamenti medio-grandi” quelli eseguiti per opere legate all’Expo e “micro-allontamenti” quelli “frutto della pressione di cittadini” che spesso non rispettano “la normativa vigente”.

Il sistema dei campi e i flussi di denaro in aumento. “Dal 2000 l’Italia è stata definita il Paese dei campi”. L’Associazione 21 luglio nel suo rapporto denuncia con forza “la politica segregante volta a gestire e a mantenere un sistema abitativo parallelo per soli rom, ovvero su base etnica“. Un sistema che è costato alla sola città di Roma circa 22 milioni di euro nel 2013, secondo “Campi Nomadi spa”, un documento prodotto da 21 luglio nel 2014, che aveva anticipato la collusione tra politiche sociali e malaffare emersa con l’inchiesta Mafia Capitale. L’Associazione annuncia un “Campi nomadi bis” in uscita il 6 maggio, focalizzato sullo scandalo dei centri di raccolta “temporanei” dei rom. Stasolla non si sbottona troppo sui flussi di denaro diretti verso i campi, ma anticipa che “non sono diminuiti, anzi sono aumentati rispetto al passato”.

La longa manus della Cooperativa 29 giugno. Il solo “villaggio” di Castel Romano, su cui era stesa la longa manus della Cooperativa 29 Giugno, sarebbe costato, secondo le stime di 21 Luglio, oltre 5 milioni di euro. Ancor più preoccupante diviene il fatto se paragonato “con quanto il Governo italiano ha dichiarato di avere destinato a politiche di inclusione rivolte ai rom nel documento presentato in sede di Revisione Periodica Universale presso le Nazioni Unite (senza specificare l’arco temporale): 19.830.000 euro”.

?Dall’emergenza all’inclusione.? Erede della sciagurata stagione della “emergenza nomadi” (2008-2011)  –  che permise di agire in deroga a diverse leggi nella gestione dei campi  –  la Strategia nazionale di inclusione dei Rom, Sinti e Camminanti  (2012) “ce l’ha chiesta l’Europa” ed è imperniata su 4 cardini: alloggio, salute, impiego e istruzione. La stagione “emergenziale” si è conclusa a suon di sentenze, considerata illegittima dal Consiglio di Stato nel 2011, con conferma della Cassazione nel 2013. Ad oggi, nonostante i buoni propositi, l’attuazione del nuovo piano vive di ritardi e confusioni.

I rischi della discrezionalità dei Comuni. La discrezionalità degli enti locali non solo nei confronti delle istituzioni nazionali, ma anche nei rapporti reciproci, per l’applicazione dei provvedimenti “può condurre a situazioni in contrasto con la Strategia”, sottolinea 21 Luglio. “I Comuni possono attivare misure proprie a prescindere dagli orientamenti delle Regioni (…) come di fatto avviene”. Le politiche figlie delle vecchie logiche emergenziali, come la costruzione di nuovi campi, sono costate dal 2012 ad oggi, secondo i calcoli di 21 luglio, circa 13 milioni di euro. Inoltre l’attivazione dei tavoli regionali, fulcro del piano, procede a rilento: a febbraio 2015 erano operativi appena 10 su 20 previsti. Regioni con una consistente percentuale di popolazione rom, come Lombardia e Veneto, sono ferme al palo. Il tavolo del Lazio, invece, pur istituito, non è ancora stato convocato.

Numeri di una percezione sballata. Gli organismi internazionali hanno spesso sottolineato come in Italia manchino adeguati strumenti di monitoraggio per valutare l’inclusione dei Rom, Sinti e Camminanti. I pochi numeri che ci sono, frutto di stime e non di censimenti, bastano a confutare alcuni luoghi comuni. Non solo l’Italia non è “invasa” dai rom, ma, tra i paesi europei, è quello che ne ha le percentuali più basse: appena lo 0,25% sul totale dei residenti. Metà di loro ha la cittadinanza italiana. Le stime del Consiglio d’Europa oscillano tra le 120mila e le 180mila persone, di cui 40mila vivono nei “campi nomadi”. A proposito di nomadismo, c’è un altro mito da sfatare: appena il 3% dei rom continua a viaggiare, secondo il Rapporto Conclusivo dell’indagine sulla condizione di Rom, Sinti e Camminanti in Italia diffuso dalla Commissione Diritti Umani del Senato nel 2011.

Baraccopoli e magazzini. I luoghi in cui abitano i rom rientrano spesso nella definizione di baraccopoli stabilita dall’Un-Habitat delle Nazioni Unite. Gli abitati “sono spesso delimitati da recinzioni” e “videosorvegliati”, si legge nel rapporto di 21 Luglio. Sono “al di fuori del tessuto urbano e distanti dai servizi primari, come scuole, ospedali e supermercati” tantoché “l’isolamento spaziale spesso si traduce in isolamento sociale”. Le “condizioni igienico-sanitarie” sono “critiche” e le “unità abitative sono temporanee, solitamente bungalow, container o roulotte”. Il “Best House Rom”, il discusso centro di raccolta temporaneo di Roma senza luce e aria naturale in cui vivono 300 rom ormai da 2 anni, è accastato come magazzino. La segregazione sulla base dell’origine etnica, inoltre, potrebbe costare all’Italia l’ennesima procedura di infrazione da parte dell’Unione Europea.

I minori rom. Oltre il 60% dei rom presenti in Italia hanno meno di 18 anni, secondo Opera Nomadi. Di questi “almeno 15mila” sarebbero “a rischio apolidia”. La condizione, cioè, di inesistenza di fatto per la burocrazia italiana, che ha ripercussioni gravissime sulla vita quotidiana: l’impossibilità di avere un pediatra o un medico di famiglia, di iscriversi a scuola, di contrarre un prestito, un mutuo, di prendere la patente di guida, di iscriversi alle liste di collocamento. Di vivere, insomma.

Un bambino ha  possibilità di laurearsi prossime allo zero. Un bambino che vive in un “campo nomadi” in Italia, secondo le stime raccolte da 21 Luglio, ha possibilità prossime allo 0 di intraprendere un percorso universitario e neanche l’1% di frequentare le scuole superiori. Tra la scuola primaria e la secondaria di primo grado abbandonano il 50% dei minori rom e sinti. Circa il 95%, invece, getta la spugna tra le medie e le superiori. Infine un bambino appartenente alle minoranze zigane ha un’aspettativa di vita di 10 anni inferiore rispetto a un collega gagè. E dire che i progetti di scolarizzazione dei rom, nel solo Comune di Roma, sono costati 3,2 milioni nell’anno solare 2014.

E tocca pure sentire quello della Lega: “Sono la feccia della società”. “I rom sono la feccia della società” dice in diretta Tv l’europarlamentare della Lega Nord, Gianluca Buonanno. Un’affermazione dell’arguto deputato che ha scatenato l’applauso del pubblico di Piazza Pulita, immediatamente stigmatizzato dal conduttore Corrado Formigli. Nel 2014 altri 442 discorsi d’odio  –  calco dell’inglese hate speech  –  hanno afflitto il dibattito pubblico italiano, “di cui 204 ritenuti di particolare gravità”. L’87% dei questi discorsi sono stati pronunciati da uomini politici. Ne risulta un bombardamento quotidiano da parte di alcune forze politiche contro i Rom, i Sinti e i Camminanti.

Sentimenti antizigani. Non deve stupire, allora, il triste primato risultato dal sondaggio del Pew Research Centre, secondo cui l’85% degli italiani esprime sentimenti antizigani. Per ogni Buonanno che parla c’è una folla pronta ad applaudire. Una volta acclamata, la parola, non fatica a trasformarsi in azione: da parte dell’istituzioni  –  Borgaro, provincia di Torino: un sindaco Pd e un assessore ai trasporti di Sel hanno pensato a una linea bus dedicata esclusivamente al servizio tra il campo rom e il capolinea  –  della società civile  –  “È  severamente vietato l’accesso agli zingari” recitava il cartello appeso all’ingresso dell’esercizio commerciale romano  –  e dei singoli individui, probabili autori dei numerosi incendi che hanno interessato molti “campi nomadi” nel 2014.

Roma e i rom: si cambia verso?

Sergio Bontempelli ha postato questa ricostruzione dell’incontro tra il sindaco Marino e l’associazione 21 luglio da anni molto coinvolta nel sostenere i diritti dei sinti e i rom in contrapposizione, spesso durissima, con le varie amministrazioni che si succedono e ne far fronte a denunce puntuali e documentate su gesti di razzismo e intolleranza nei loro confronti

personalmente si dice molto soddisfatto per come si è svolto questo incontro, anzi per il fatto stesso che si sia tenuto questo incontro, segno di disponibilità e buona volontà: è il caso di dire: staremo a vedere, o ‘se son rose fioriranno’, lo speriamo molto:

Rom, la “svolta” di Marino

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L’Associazione 21 Luglio è stata, in questi mesi, una vera e propria spina nel fianco per il primo cittadino della Capitale, Ignazio Marino: il medico prestato alla politica, infatti, è stato più volte accusato di violare le garanzie più elementari delle persone rom e sinte. Cosa che non deve aver fatto piacere a un uomo conosciuto proprio per la sua sensibilità al tema dei diritti civili delle minoranze.

Per il gruppo animato da Carlo Stasolla, però, i ripetuti sgomberi dei campi (diciassette da settembre ad oggi, con una media di uno ogni quindici giorni) sono stati effettuati violando le normative internazionali in materia di diritto all’abitare. E la struttura di accoglienza per rom e sinti di Via Visso, progettata dalla passata amministrazione ma mantenuta in vita dalla giunta Marino, rappresenta – sempre secondo la “21 Luglio” – una forma di segregazione abitativa: un luogo riservato ad un solo gruppo etnico, per di più sprovvisto degli standard minimi di abitabilità e di sicurezza. Le accuse mosse dall’associazione alla Giunta Marino, insomma, sono tutt’altro che tenere.

È per questi  motivi che l’incontro tenutosi Sabato pomeriggio al Campidoglio rappresenta, o può rappresentare, una svolta nelle politiche capitoline in materia di rom. Già, perché il Sindaco ha deciso di parlare faccia a faccia con i suoi “contestatori”, di ascoltarne le ragioni e di capire il loro punto di vista.

Alla Sala delle Bandiere, sabato, c’erano proprio tutti. Ignazio Marino era accompagnato dal vicesindaco Luigi Neri, dal Comandante della Polizia Municipale e da diversi consiglieri comunali. Dal canto suo, la delegazione della 21 Luglio era composta dai dirigenti dell’associazione, ma anche da un nutrito drappello di rom provenienti dai principali campi della città, nonché da esperti del settore: architetti, urbanisti, sociologi, studiosi di “buone pratiche” locali per l’integrazione dei rom e dei sinti.

L’incontro, rigorosamente a porte chiuse, si è protratto per diverse ore, ed ha assunto la forma di un vero e proprio “seminario di studi”: i tecnici della 21 Luglio, muniti di presentazioni powerpoint, hanno illustrato la condizione dei rom e dei sinti nella Capitale, e hanno formulato proposte e ipotesi per il superamento dei “campi nomadi”. E gli amministratori – Sindaco, assessori e consiglieri – hanno preso appunti, hanno ascoltato, hanno fatto domande, chiesto chiarimenti, sollevato obiezioni. Il Campidoglio, insomma, è stato il teatro di una sorta di “lezione universitaria”, con degli “studenti” sicuramente un po’ insoliti…

Circa i contenuti concreti emersi nella discussione, le bocche, all’indomani dell’incontro, sono cucite. Ma la soddisfazione trapela da entrambe le parti. «È stata una riunione molto utile e concreta» – ha dichiarato Marino alle agenzie – «basata su un dialogo aperto e, soprattutto, propositivo. Abbiamo analizzato la situazione dei Rom, Sinti e Camminanti a Roma e ci siamo confrontati sulle buone prassi da mettere in campo, prendendo come esempio gli altri Paesi Europei, per allineare Roma sulla strada dell’integrazione e dell’inclusione sociale nel rispetto dei diritti di tutti e della legalità. Sono convinto che sia l’inizio di un ottimo cammino che faremo insieme per migliorare il volto della città».

Di analogo tenore il commento di Carlo Stasolla: «Siamo soddisfatti che il sindaco Marino voglia iniziare a prendere in mano la cosiddetta “questione rom”. Il nodo centrale resta il superamento dei “campi nomadi” e per questo obiettivo prioritario e urgente occorre l’impegno di tutti, delle autorità locali, dell’associazionismo e delle comunità rom. Adesso alle parole dovranno seguire i fatti e l’Associazione 21 Luglio è pronta a fare la sua parte».

È ancora presto per sapere se questo incontro produrrà effetti concreti nelle scelte del Campidoglio. E del resto, i nodi da sciogliere sono tanti: la “21 Luglio” chiede di superare i campi, di avviare una vera e propria politica abitativa, di sospendere gli sgomberi indiscriminati e senza tutele. In una parola, chiede di voltare pagina rispetto a venti anni di politiche capitoline in materia: non proprio una robetta da niente.

Intanto, però, sembra essersi rotto un tabù. Quasi sempre, le politiche locali in materia di rom e sinti sono promosse senza alcuna consultazione con gli interessati: sono politiche fatte “per” i rom, “sulla pelle” dei rom, in assenza dei rom. Almeno in questo caso, i rom, i sinti, le associazioni hanno trovato ascolto. Vedremo cosa accadrà.

Sergio Bontempelli

Rom e sinti, l’informazione scorretta sotto la lente dell’Osservatorio

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                Ogni giorno 1,86 episodi di informazione scorretta nei confronti di rom e sinti: “I media influenzano i processi di inclusione e discriminazione della minoranza rom”. Secondo l’Osservatorio 21 luglio, una soluzione c’è: monitoraggio costante e interventi puntuali            

 Ogni giorno, in Italia, si registrano 1,43 casi di incitamento all’odio e discriminazione nei confronti di rom e sinti, per lo più attraverso dichiarazioni di esponenti politici riprese da giornali, siti web e social network. Stereotipi e pregiudizi verso tali comunità, del resto, sono alimentati da una media giornaliera di 1,86 episodi di informazioni scorretta a opera di giornalisti di testate locali e nazionali. Sono questi i dati principali che emergono dallo studio Antiziganismo 2.0, il rapporto dell’Osservatorio nazionale  sull’incitamento alla discriminazione e all’odio razziale dell’Associazione 21 luglio, presentata pochi giorni fa a Roma nella sede della Federazione Nazionale della Stampa.

Dal 1 settembre 2012 al 15 maggio 2013, il monitoraggio dell’Osservatorio 21 luglio, effettuato su circa 140 fonti, ha rilevato 370 casi di incitamento all’odio e discriminazione e 482 casi di informazione scorretta in grado di alimentare il cosiddetto fenomeno dell’antiziganismo, definito dalla Commissione Europea contro il Razzismo e l’Intolleranza come “una forma di razzismo particolarmente persistente, violenta, ricorrente e comune che viene espressa, tra gli altri, attraverso violenza, discorsi d’odio, sfruttamento, stigmatizzazione e attraverso le più evidenti forme di discriminazione”.

“La particolarità del nostro lavoro non si esaurisce qui – spiega Carlo Stasolla, presidente del consiglio direttivo dell’associazione –: noi non ci limitiamo a monitorare, ma interveniamo”. L’area legale dell’Associazione 21 luglio ha intrapreso 135 azioni correttive, tra cui 75 segnalazioni all’Unar (Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali), 29 lettere di diffida, 10 esposti al Consiglio dell’Ordine dei Giornalisti, 7 segnalazioni all’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori di Polizia di Stato e Carabinieri (Oscad).

“L’intervento puntuale può dare ottimi risultati – continua Stasolla –, ma non è sufficiente. Servirebbero organi istituzionali predisposti. Oltre che, ovviamente, a una rivoluzione culturale. Considerato che quest’ultima sembra di là da venire, noi proviamo a provvedere nell’immediato con i mezzi che abbiamo a disposizione”.

I risultati non si sono fatti attendere. Le segnalazioni dell’Osservatorio 21 luglio hanno portato alla chiusura di due siti web: viairom.wordpress.com e bastazingariinitalia.myblog.it che, con modalità differenti, diffondevano contenuti lesivi della dignità delle comunità rom. Nel marzo 2013 l’équipe dell’Osservatorio ha ricevuto la rettifica, da parte di Edizioni White Star, dei contenuti di un paragrafo della guida National Geographic su Roma che criminalizzava indistintamente le comunità rom. Durante la campagna elettorale romana, a seguito dell’invio tempestivo di una lettera di diffida, il candidato del Movimento 5 Stelle ha provveduto a rimuovere dalla sua pagina Facebook un’immagine in cui accusava tutti i rom che si erano recati alle primarie del Partito Democratico di aver ricevuto 10 euro. Al momento della chiusura dello studio, tutti gli esposti al Consiglio dell’Ordine dei Giornalisti presentati dall’Osservatorio risultano ancora pendenti, ma dall’attività di monitoraggio è emerso che 4 giornalisti (Luca Casciani de Il Giornale d’Italia, non professionista curatore di una rubrica periodica; Maria Cristina Lani e Antonio Marino di MilanoPost.info; Michele Mendolicchio di Rinascita.eu) non hanno più proposto articoli dai contenuti lesivi.

Carlo Stasolla interviene, oggi,  sabato 5 ottobre alla tavola rotonda Comunicazione e Rom in Europa organizzata a Ferrara in occasione del festival  di Internazionale, per capire quanto i mass media influenzino i processi di inclusione o, al contrario, di discriminazione della minoranza rom nel Vecchio Continente. Insieme con lui, Nicu Dumitro, giornalista rumeno; Dimiter Kenarov, giornalista e scrittore bulgaro; Marcello Maneri, ricercatore presso il Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università di Milano-Bicocca; Nazzareno Guarnieri, fondatore e presidente della Fondazione Romanì Italia. (ambra notari)

 

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‘antiziganismo 2.0’

 

Presentazione di “Antiziganismo 2.0”: il rapporto dell’Osservatorio 21 luglio sulla discriminazione attraverso i media e il web

Da secoli i rom e i sinti sono percepiti in Italia come un “problema” e attorno ad essi si sono diffusi e consolidati stereotipi e pregiudizi che ne alimentano un’immagine “negativa” nella pubblica opinione. Ma che ruolo giocano i discorsi di rappresentanti politici e istituzionali nel disseminare un clima di ostilità verso le comunità rom e sinte? E in che modo i media, nuovi e tradizionali, possono alimentare l’antiziganismo?

Giovedì 26 settembre alle ore 11 presso la sede della Federazione Nazionale della Stampa Italiana (corso Vittorio Emanuele II 349, Roma), l’Associazione 21 luglio presenta “Antiziganismo 2.0”, il primo rapporto annuale dell’Osservatorio nazionale sull’incitamento alla discriminazione e all’odio razziale dell’Associazione.

“Antiziganismo 2.0” illustra i risultati del monitoraggio di giornali locali e nazionali e di blog e siti web, su scala nazionale, condotto dall’Osservatorio 21 luglio tra il 15 settembre 2012 e il 15 maggio 2013 al fine di individuare e segnalare articoli, interviste, comizi e dichiarazioni che possono ascriversi come incitanti all’odio razziale e alla discriminazione, in particolare verso le minoranze rom e sinte. Nel rapporto sono inoltre elencate le azioni correttive e legali intraprese dall’Osservatorio nei suddetti casi.

Interverranno alla presentazione di “Antiziganismo 2.0”: il presidente della Federazione Nazionale della Stampa Italiana Giovanni Rossi, il responsabile dell’Osservatorio 21 luglio Enrico Guida e il curatore del rapporto Roberto Mazzoli.

Nel corso della presentazione saranno letti stralci di discorsi politici e trasmissioni radiofoniche realizzate rispettivamente dal politico e dal giornalista che, più di tutti, si sono resi autori di dichiarazioni in grado di alimentare sentimenti di ostilità, discriminazione e odio razziale nei confronti di rom e sinti.

i rom in Italia e in Europa

 

 

 

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I rom, quanti sono e dove vivono in Italia

Secondo i dati del Viminale quelli che vivono nel Paese sono 160 mila di cui 100 mila non censiti. Il record a Roma: 7.100 nomadi

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LA COMUNITA’ ROM IN ITALIA E IN EUROPA
I rom che vivono in Italia sono 160 mila di cui 100 mila non censiti che si muovono all’interno del territorio italiano, la metà ha meno di 14 anni. Circa il 60% dei residenti ha la cittadinanza italiana, secondo gli ultimi dati del Viminale. Per l’Opera nomadi i dati sono leggermente diversi: in Italia vivono 180 mila rom, 70 mila italiani e 110 mila provenienti dai Balcani. Una quota del 60-80% ha una casa e la parte restante vive nei campi.

Tra gli stranieri 30 mila sono cittadini ex jugoslavi e 30-40 mila sono romeni o di altre nazionalità appartenenti all’Unione europea.

Il Lazio ha il numero più alto di rom in Italia, 10.160 con il record a Roma. La Capitale ospita la comunità più grande con 7.100 rom, di cui 2.500 abitano nei campi nomadi abusivi. Il piano del sindaco Gianni Alemanno prevede dai 10 ai 12 campi attrezzati da realizzare fuori al Grande raccordo anulare con una capienza di 6.000 posti.

In Lombardia vivono 7.157 cittadini di etnia rom: a Milano, invece, vivono 3.500 rom di cui 1.500-2.000 in 10 insediamenti regolari e 1.500 in campi abusivi. Le altre regioni dove è registrata una notevole concentrazione di comunità nomadi sono l’Emilia Romagna e il Piemonte (entrambe con 3.585 cittadini rom). (Apcom)

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