ex sindaco leghista denuncia la segregazione degli alunni sinti
I bambini italiani sono stati trasferiti dalla scuola del comune di Landiona, in provincia di Novara, nell’elementare di un comune limitrofo. Mentre i bambini sinti non potrebbero farlo per un vincolo di residenza. L’ha denunciato al fattoquotidiano.it il consigliere comunale per la Lista civica, Francesco Cavagnino. La deputata del Pd Franca Biondelli prepara un’interrogazione parlamentare
Per una ventina di bambini sinti che frequentano le scuole primarie di Landiona, piccolo comune nel Novarese, il nuovo anno scolastico è iniziato con una polemica. Una quindicina dei loro compagni di classe, tutti bambini italiani, saranno trasferiti nella scuola di Vicolungo, un altro comune in provincia di Novara. La decisione è stata presa ancora nel maggio scorso, quando si è tenuto un incontro a cui hanno partecipato i sindaci dei rispettivi comuni insieme ai genitori di tutti gli alunni e al direttore vicario dell’Istituto comprensivo statale “Guido da Biandarate”, che raggruppa le scuole di 10 piccoli paesi situati alla periferia di Novara. Alla riunione era presente anche l’ex sindaco leghista di Landiona, Francesco Cavagnino, che è uscito dal Carroccio ed ora è consigliere comunale di minoranza per la Lista civica. Lui stesso parla di un suo avvicinamento al Pd. E’ stato proprio Cavagnino a denunciare il caso.
Nel corso della riunione è stato specificato che non tutti i bambini potevano essere trasferiti a causa del numero limitato dei posti nel plesso scolastico di Vicolungo, e che la preferenza andava data a coloro che avevano la residenza a Landiona. Il requisito al quale la maggior parte dei bambini sinti non corrispondeva. Così il tutto è finito in una specie di segregazione degli alunni non italiani. Questi ultimi, tra l’altro, venivano accusati di non pagare le rate per la mensa e il doposcuola. La cosa che non corrisponde alla verità dei fatti, come sostiene il consigliere Cavagnino, che aveva verificato tutto di persona. Secondo lui, la gravità dell’accaduto sta nel fatto che nella Regione di Piemonte non ci sia nessuna norma che definisca la residenza come un fattore vincolante ai fini scolastici.
Le radici della controversia sono lontane nel tempo. Una decina di anni fa, per tenere aperta la scuola del paesino, le famiglie sinte erano state invitate a portare i loro figli a scuola. L’elementare era stata così salvata dalla chiusura. La prima cittadina di Landiona, Marisa Albertini, sostenuta alle elezioni del maggio 2012 dalla lista Landiona nuova spiega così il caso: “I bimbi rom iscritti sono 25, ma quelli che frequentano le lezioni sono molti di meno. Gli italiani, se vogliamo definirli così, sono una dozzina. Avevamo tentato di accorpare le classi con quelle di Sillavengo, altro paese della zona, per favorire una maggiore integrazione, ma non è stato possibile”. Non si esprime, invece, il direttore dell’Istituto comprensivo statale “Guido da Biandarate”: “Ho ricevuto l’incarico da una settimana, ho sentito qualcosa, ma non posso dire nulla”. Sulla vicenda Franca Biondelli, deputata novarese del Pd, ha annunciato un’ interrogazione parlamentare. Mentre il consigliere Cavagnino che nei prossimi giorni dovrà verificare l’evolversi della situazione sul posto dichiara: “Questa storia getta discredito su tutto il paese, ma noi non siamo razzisti“.