il presepe non si lascia manipolare da sovranismi divisivi
il presepe sovranista è blasfemo
A Giorgia Meloni che con qualche giorno d’anticipo su dicembre ha aperto la tradizionale disputa sul presepe da allestire in difesa della nostra identità minacciata dallo straniero ricordiamo, in pieno spirito natalizio,
la teologa musulmana dell’Università pontificia, Shaharzad Housmand, la quale nel 2005 certificò l’amore dei musulmani per il profeta Gesù, sua madre Maria e di conseguenza per il presepe,
e il presidente della Lega islamica del Veneto, Bouchab Tanji, il quale confermò: “spero per l’ultima volta: il presepe a noi piace”
e, nel frattempo, il presepe regalato dalla comunità islamica di Annone Veneto al parroco,
il presepe regalato da un prete veneto al centro islamico,
il presepe vivente inscenato da profughi dalla Libia a Mondovì,
il presepe vivente con un uomo musulmano e una donna ebrea a Cortona,
il presepe vivente a Chieti con una donna nera nel ruolo della Madonna,
il presepe vivente a Pescara con una studentessa tunisina nel ruolo della Madonna,
il presepe vivente con quaranta figuranti musulmani a Rivisondoli,
il presepe vivente con Gesù, Giuseppe e Maria interpretati da una famiglia nigeriana a Fratta Polesine,
il presepe costruito dai richiedenti asilo musulmani a Bione,
il presepe costruito da ragazzi nigeriani, eritrei e senegalesi alla scuola media di Riace,
gli alunni musulmani che hanno cantato e recitato in un presepe vivente di Almenno San Salvatore,
più altre decine di presepi multietnici che da lustri rallegrano l’Italia,
per cui, cara Meloni, si corre il rischio che l’identità minacciata sia solo quella di tanti buoi e asinelli.