la grande ‘delusione donna’ nella chiesa di papa Francesco

papa Francesco gela il mondo cattolico femminile che chiede parità di genere

«donne prete non previste»

di Franca Giansoldat

 Colpo basso di Papa Francesco alle donne cattoliche tedesche e a quella ampia fetta di sacerdoti e vescovi favorevoli al diaconato femminile, tra cui anche i vertici della conferenza episcopale. «Il principio petrino non prevede che una donna possa accedere al ministero ordinato» ha chiarito il Papa in una intervista ad America, il mensile dei gesuiti americani. Esattamente come hanno fatto i suoi predecessori – da Wojtyla a Ratzinger – anche Bergoglio ha sbarrato la strada ad ogni tipo di riforma, gelando le tante attese che le donne cattoliche tedesche si aspettavano dal pontefice definito sin dall’inizio un riformatore.

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Papa Francesco ha anche motivato: «La Chiesa è donna. La Chiesa è una sposa. Non abbiamo sviluppato una teologia della donna che rifletta questo. Il principio petrino è quello del ministero. Ma c’è un altro principio ancora più importante, di cui non parliamo, che è il principio mariano, che è il principio della femminilità nella Chiesa, della donna nella Chiesa, dove la Chiesa vede uno specchio di se stessa perché è donna e sposa».

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Da tempo in Germania diversi vescovi, teologi, associazioni di cattolici sono decisi a portare avanti questa istanza all’interno del processo di riforma avviato tre anni fa con il cammino sinodale.  

Il presidente dei vescovi tedeschi, monsignor Georg Baetzing ha rassicurato che continuerà a fare pressioni affinchè il ruolo della donna nella Chiesa si possa rafforzare. Si tratta, ha detto, di una questione centrale per il futuro. «Ammettere le donne ai ministeri ordinati dovrà essere facilitato in qualche modo altrimenti il futuro della Chiesa in Germania è difficile da immaginare». Il riferimento di Baetzing riguarda l’emorragia dei cattolici che ogni anno lasciano la Chiesa, motivando questa decisione per la scarsa trasparenza delle strutture ecclesiali, per come sono finora stati affrontati i casi di abusi e per come vengono marginalizzate le donne senza che sia stata una vera parità.

In questo contesto piuttosto acceso c’è anche chi non ha mancato di fare affiorare le contraddizioni di questo pontificato. Per esempio la responsabile dell’organizzazione cattolica Bibelwerk, la teologa Katrin Brockmoeller, che analizzando il modo di predicare di Francesco e i suoi interventi non ha dubbi sulla sua misoginia di fondo. Brokmoeller, per esempio, ha ricordato che spesso il Papa, quando si rivolge al mondo religioso, tira in ballo le donne in modo che da far risuonare «automaticamente un’associazione negativa nei confronti del genere femminile».

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«Siete uomini, comportatevi da uomini, non da zitelle». Un «linguaggio sprezzante nei confronti delle donne» ha affermato la teologa Brockmoeller. «Il pettegolezzo non è una caratteristica specifica del genere, ma ha a che fare con il carattere personale. Se voleva essere divertente, lo scherzo funzionava attraverso la svalutazione e la discriminazione e quindi non era divertente. Questo paragone è patriarcale e indegno del ruolo del Papa».

A dare manforte al mondo femminile tedesco c’è anche il vicepresidente della Conferenza episcopale tedesca, monsignor Franz-Josef Bode. L’obiettivo a lungo termine è di aprire il dibattito sull’ordinazione sacerdotale delle donne, ha aggiunto il vescovo.

p. Fedele assolto dal tribunale ma non dalle suore

La Cassazione ha confermato l’assoluzione di padre Fedele Bisceglia, il cappuccino sospeso “a divinis” dopo le accuse di violenza sessuale avanzate da una suora. Nel primo processo d’appello, padre Bisceglia era stato invece condannato a nove anni e tre mesi di carcere, e per questa vicenda era stato anche  arrestato. “Mi sento rinascere, oggi è davvero un bel giorno”, ha detto padre Fedele all’Agi. “Giustizia è fatta – aggiunge Eugenio Bisceglia, difensore di padre Fedele – dopo 11 anni di calvario viene ristabilita la verità”.

Il religioso chiede ora che lo Stato gli riconosca i danni subiti e dalla Chiesa vuole una completa riabilitazione. L’Ordine dei Cappuccini – però – dopo la prima assoluzione in appello aveva fatto sapere che i provvedimenti canonici presi a carico di padre Bisceglie non erano comunque legati alla vicenda giudiziaria.

Nel doveroso rispetto della sentenza emessa dal Tribunale più eminente, non si può tuttavia non notare che restano alcune zone d’ombra emerse nell’inchiesta. Ad esempio la condanna di un laico, il segretario del religioso, Antonio Gaudio, che a quanto pare resta confermata: 3 anni e 4 mesi per un altro episodio di violenza su una ospite dell’Oasi francescana. Poi ci sono le intercettazioni telefoniche davvero sconcertanti, che si possono leggere qui, si tratta di conversazioni hard di padre Fedele con le donne, in genere immigrate, alle quali il frate avrebbe dovuto offrire sostegno e conforto, non mugolii e proposte erotiche… Infine la certificazione medica per la quale padre Fedele sarebbe stato in cura per l’impotenza… Una diagnosi che conferma l’inclinazione a costumi non certo propri della vita religiosa.

Queste le accuse di suor Tania contro Padre Fedele, accuse che non si sono potute provare: “Sono stata violentata da lui quattro volte” , “una volta erano in tre”, “Padre Fedele mi legò i polsi alla sponda di ferro del letto con dei lacci emostatici perché così non mi sarebbero rimasti i segni. Sono stata bendata. Non ho visto la persona che mi ha violentata”. Padre Fedele replicò con un grido: “Pentitevi!”, urlato contro le suore dell’ordine a cui appartiene la vittima, anch’esse presenti al processo per dare sostegno alla religiosa.

di seguito la nota delle Suore Francescane dei Poveri, l’Istituto del quale fa parte la presunta vittima:

“Noi tutte Suore Francescane dei Poveri esprimiamo rammarico per questa pagina di storia che oggi si è scritta per la nostra suora e per tutte le donne. Questa dolorosa esperienza, che si conclude dopo un lungo e faticoso percorso, ci sprona  a proseguire con coraggio il nostro impegno a favore della vita, per condividere le ferite di tante donne e restituire dignità ad ogni persona abusata, chiunque essa sia, ovunque essa sia. Come donne consacrate ci sentiamo confermate nel continuare a lavorare con coloro che vivono in condizioni vulnerabili nella società: poveri, donne – specialmente quelle invisibili – e l’intera comunità della vita, promuovendo l’educazione, l’advocacy e la prevenzione, e agendo in difesa delle vittime di ogni tipo di violenza. Rinnoviamo il nostro grazie a tutte e tutti coloro che ci hanno accompagnato e che continuano a sostenerci lungo questo percorso. Ringraziamo in particolare le nostre avvocate e il Centro Antiviolenza ‘Roberta Lanzino’ di Cosenza, che ci sono state accanto durante questi 10 anni”.

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