l’umanità perduta nella la violenza istituzionale – ecce homo

George Floyd: l’umanità persa nella violenza

di Eletta Cucuzza 

 da: Adista Documenti n° 24 del 20/06/2020

 L’uccisione di George Floyd da parte della polizia di Minneapolis ripropone la sempiterna questione sull’umanità degli umani. Come combattere questa disumanità? Con l’educazione alla nonviolenza attiva, risponde il teologo spagnolo José Arregi nell’accorata riflessione comparsa su Redes Cristianas, e riportata qui perché «una scintilla di umanità» brilla in ogni essere umano e perché «siamo uno, e solo insieme ci possiamo salvare»

 

Ecco l’uomo!

di José Arregi

 da: Adista Documenti n° 24 del 20/06/2020

 

Minneapolis (Stati Uniti), 25 maggio 2020, 8 e 20 di sera. Un uomo di colore è legato, sconfitto, buttato a terra, e il suo collo è schiacciato dal ginocchio forzuto di un ufficiale di polizia bianco in uniforme. Ecco l’uomo. Sono due, sono uno? Sono nemici, sono fratelli? Ecco l’uomo, nella sua gloria e nella sua rovina, nella sua dignità e nella sua umiliazione, nella sua grandezza e nella sua miseria.

«Non riesco a respirare, amico, per favore», ansima l’uomo nero, se sa ancora con chi sta parlando o se è un uomo cui sta parlando. Un povero ansimante implora un povero prepotente ancora più povero, perché implorare è più dignitoso e più umano che schiacciare. Mentre l’ufficiale di polizia tiene il ginocchio sul collo dell’uomo nero, i suoi due compagni guardano la scena masticando gomme. «Mamma!», si sente dire in un sospiro l’uomo di colore che cerca il riparo dell’utero benedetto da cui sarebbe stato meglio se non fosse mai uscito nelle tenebre di questa umanità. Non era armato, non ha cercato di fuggire. Aveva superato il coronavirus, aveva perso il lavoro. Forse il suo crimine è aver comprato un pacchetto di sigarette con soldi falsi? No, è più serio il suo crimine, molto di più. Il suo crimine è essere nero. Ogni giorno un uomo nero disarmato viene ucciso dalla polizia negli Stati Uniti. «Non riesco a respirare»: fino a 16 volte l’ha ripetuto l’uomo di colore prima di morire asfissiato. È stato ucciso. Si chiamava George Floyd, aveva due figlie e una bellissima nipotina di 6 anni. Forse ha potuto alleviare il momento ultimo del suo soffocamento ricordandole tutte e tre, mentre chiamava sua madre. Quattro donne sostengono la sua vita nel terribile esodo, come quelle cinque donne nel libro biblico dell’Esodo che salvarono Mosè. Ma da sole non sono bastate a salvare George né basteranno per riportarlo in vita, né per impedire che questa povera specie umana muoia di affissia o perché nasca veramente e risusciti tutti i morti, incluso l’assassino, la cui vera umanità, libertà e coscienza erano già morte molto prima che il suo ginocchio strangolasse la vittima. Solamente tra tutti potremo salvare l’umanità, e la salveremo solo quando sapremo che tutti siamo uno, incluso l’assassino.

Anche l’assassino? La vastissima reazione popolare statunitense e l’impatto mediatico planetario – tutto tanto ambiguo ed effimero, ma è lì che l’umanità lotta per nascere – hanno indotto il procuratore ad accusare la polizia di omicidio di secondo grado (omicidio preterintenzionale) in cui, tuttavia, c’è intenzionalità. Così potrà essere condannato all’ergastolo, così l’ordine verrà ripristinato, così si restaurerà la giustizia, così si salveranno le apparenze, così tranuillizzeremo la nostra coscienza. E continueremo allo stesso modo.

Così non salveremo l’umanità. Cos’è l’umanità? È essere umile, libero, fratello. È compassione, attenzione, cura. Salvare. Respirare e dare respiro, ricevere e dare animo. L’umanità è humus, argilla, terra animata dal Respiro vitale. L’argilla è la stessa e il respiro è lo stesso. Siamo uno, e solo insieme ci possiamo salvare. Non salveranno l’umanità gli ordini dettati da Donald Trump ai suoi governatori tramite videoconferenza, per soffocare le proteste: “Dovete dominare. Se non dominate, starete perdendo tempo. Avranno la meglio e sembrerete un branco di coglioni. Dovete arrestare la gente, giudicarla e che vadano in carcere per molto tempo”. Ecco il potere, l’umanità soffocata boccheggiante. Non salveranno l’umanità tutti i dolori del mondo, né il potere, né la repressione, né la carcerazione – per quanto perpetua possa essere: più carcere meno umanità – né l’odio, né la vendetta, né nessuna violenza istituita dal potere o ispirata dal rancore. E non predico il buonismo o la permissività irresponsabile o un qualche tipo di tolleranza verso l’ingiustizia e il disordine accertato. Non è questo.

Credo nella nonviolenza attiva, nella resistenza non violenta e nel potere dell’educazione, dell’intelligenza, della scienza, della coscienza educata dalla compassione spirituale e politica. Credo che «nessuno nasce odiando un’altra persona a causa del colore della sua pelle, della sua origine o della sua religione» (Nelson Mandela). Credo nel potere della bontà. Credo nella bontà di George Floyd e credo che ha perdonato il suo assassino con tutto il cuore. Sinceramente credo di non essere migliore del suo assassino. Credo nella scintilla di umanità che brilla nel suo profondo come nel mio, e che vorrebbe nascere, rinascere, lasciarsi perdonare e dare la mano e continuare a camminare. E questo significa per me “credere in Dio”, cioè crearlo creando noi stessi più umani.

Matthias Stom, Ecce homo (1630-1650), Rijksmuseum, Amsterdam – foto [ritagliata] di Frans Pegt tratta da Picryl

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