il documento papale ‘laudato sì’ compie un anno
a un anno da “Laudato sì”
di Grazia Francescato
in “l’Huffington Post”
una vera e propria ‘visione del mondo’. Si tratta di una lettura complessiva della realtà di quest’inizio millennio, un’analisi puntuale e profonda dell’intreccio tra crisi ambientale, sociale ed economica nonché un’indicazione precisa e meditata delle possibili vie d’uscita
Buon compleanno, Laudato Si’! Esattamente un anno fa, il 18 giugno 2015, l’enciclica ‘verde’ di papa Francesco veniva presentata al mondo e accolta con favore diffuso e trasversale (ma anche fatta segno di dure critiche, basti pensare agli ambienti conservatori Usa).
Nel primo anniversario, la Chiesa celebra l’evento con una grande conferenza che avrà luogo a Roma il 20 giugno, organizzata dal Pontificio Consiglio Giustizia e Pace e intitolata “Sulla cura della casa comune nell’anno della Misericordia”. A tenere le redini sarà il cardinale Peter Turkson, presidente del Pontificio Consiglio, lo stesso che ha tenuto a battesimo l’enciclica in Vaticano dodici mesi fa.
Anche lo schema del convegno riprende con convinzione il ‘format’ già collaudato il 18 giugno 2015: molta attenzione alla dimensione internazionale, in particolare al dopo Cop 21 di Parigi, con Christiana Figueres, Segretario Esecutivo dell’United Nations Framework Convention on Climate Change; forte ruolo della scienza, rappresentata qui da Maria Cristina De Sanctis, ricercatrice presso l’Istituto di Astrofisica e Planetologia Spaziale dell’ INAF; reiterato accento sul dialogo tra le religioni e sulla ‘alleanza’ con il Patriarca Ecumenico Bartolomeo I (un vero antesignano del verbo ecologista nel mondo cristiano) che ha inviato a rappresentarlo l’Archimandrita Athenagoras Fasiolo; sguardo attento alla ‘gente comune’ e alla vita vissuta, in questo caso quella dello studente Francesco Laureti,del liceo classico D’Annunzio di Pescara.Moderatore: Don Walter Insero, rettore della Chiesa degli Artisti a Roma. Un mix sapientemente dosato per riaffermare ancora una volta che la Laudato Si’ non è soltanto un’enciclica ‘verde’, come è stata frettolosamente liquidata da vari media, ma una vera e propria ‘visione del mondo’. Si tratta di una lettura complessiva della realtà di quest’inizio millennio, un’analisi puntuale e profonda dell’intreccio tra crisi ambientale, sociale ed economica nonché un’indicazione precisa e meditata delle possibili vie d’uscita. Arricchita da una dimensione etica e spirituale che costituisce l’autentica ‘anima’ dell’enciclica e la distingue in maniera netta da migliaia di pur autorevoli e interessanti contributi di scienziati,ambientalisti, esperti della questione ecologica e dalla pletora di documenti ,dichiarazioni e pronunciamenti ai vari livelli istituzionali. Quest’approccio del papa è la chiave del successo planetario della Laudato Si’ e, secondo non pochi commentatori, fa dal papa l’unico vero leader oggi presente sullo scenario mondiale. Se il verbo ‘to lead’, infatti, significa ‘guidare verso’, è indubbio che l’unico in grado di proporre una visione del mondo verso cui condurre l’umanità ,di indicare una stella polare che illumini il tormentato cammino degli esseri umani,sia appunto Francesco. Poi si può essere d’accordo o meno con il sui ”progetto per la polis’ (intesa come comunità dei viventi),ma sicuramente è un punto da cui partire, un riferimento di cui si sentiva il bisogno. Folgorati dall’alto respiro di Bergoglio non sono stati solo gli ambientalisti (che ritrovano ovviamente nel documento papale concetti cardine della cultura ecologista, come la ‘conversione ecologica’ lanciata già nei primi anni novanta dal leader ambientalista Alex Langer). Anche ambienti in teoria refrattari come certe enclaves della sinistra hanno trovato nella Laudato Sì un tema su cui riflettere; non si contano i dibattiti e gli incontri organizzati ad hoc (tra i tanti, ricordo quello promosso dall’Archivio Pietro Ingrao alla Camera il 20 aprile scorso alla presenza di Mons. Marcelo Sanchez Sorondo, cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze e di vari esponenti della sinistra storica). Popolarità trasversale della Laudato Sì che posso testimoniare anche per esperienza personale: almeno il cinquanta per cento degli inviti che ho ricevuto quest’anno da parte di associazioni culturali, movimenti,partiti,sindacati, istituzioni per tenere conferenze e lectures riguardava la
Laudato Si’. E dopo aver pubblicato un mio commento sulle analogie tra il pensiero ambientalista e l’enciclica in un libro “Laudato Si’- Un aiuto alla lettura”, appena uscito per la LEV (Libreria Editrice Vaticana), la percentuale si é ulteriormente impennata. Ma convegni e dibattiti non bastano: nelle dichiarate intenzioni di Bergoglio,che saranno sicuramente riaffermate in quest’anniversario dal Cardinale Turkson, vero e proprio ‘padre’ della Laudato Si’, il documento non è stato redatto per restare a dormire in un cassetto o raggelarsi nell’iperuranio delle teorie,ma per essere tradotto in pratica e diventare strategia operativa nella Chiesa e nella società. Un esempio tra i tanti: a fine aprile scorso i vescovi dello Zambia hanno organizzato a Lusaka una grande conferenza sulla Laudato Si’, dal significativo titolo “Care of our common home in the context of large scale investments – Mining and Agricolture”, indirizzata quindi a due settori,attività minerarie ed agricoltura,in cui si riversano in Africa grossi investimenti delle grandi compagnie,con impatti spesso negativi sull’ambiente e sulle comunità coinvolte. Il documento finale, frutto di un confronto serrato con i dirigenti delle compagnie minerarie,con le autorità dello Zambia e con la società civile,non lascia dubbi fin dall’esordio, che riporta una frase della Laudato Si’ quantomai esplicita: “È imperativo promuovere un’economia che favorisca la diversificazione produttiva e la creatività del business. Occorre promuovere i sistemi produttivi alimentari di piccole dimensioni che nutrono la stragrande maggioranza dell’umanità, usando una limitata estensione di terra e producendo minor spreco”. Per essere ancora più chiaro, l’appello dei vescovi esprime forte solidarietà ai poveri,su cui pesano gli effetti nefasti dell’attuale modello di sviluppo e lancia una sfida al settore minerario “affinché inizi a praticare un’attività estrattiva responsabile, che prenda in considerazione le esigenze dell’ambiente e delle comunità coinvolte”. E rivolge identica sfida alle grandi compagnie del settore agricolo indicando nella promozione dell’agricoltura biologica e sostenibile la rotta da seguire nello Zambia e nel continente africano. Ma la Laudato Si’ sta ispirando,oltre che una quota delle alte gerarchie, anche molti movimenti di base della Chiesa: per esempio, la Repam (rete ecclesiastica amazzonica attiva in nove paesi che coinvolge diocesi e realtà locali impegnate nella difesa della foresta e della biodiversità) ha fatto dell’enciclica la sua bandiera nella battaglia per tutelare le etnie indigene e gli attivisti che si oppongono al taglio del legname e ad un’attività estrattiva priva di scrupoli.Tutela quanto mai urgente,visto l’incremento allarmante degli indigeni assassinati nel disperato tentativo di strappare la loro terra ancestrale dalle grinfie delle multinazionali (un caso per tutti: 138 indigeni uccisi nel 2014 soltanto in Brasile,secondo i dati del Consiglio indigenista missionario). Certo, la strada è ancora tutta in salita: che la visione di Francesco si sintonizzi profondamente con la ‘cosmovisione’ dei popoli indigeni e delle comunità rurali in tante parti della terra è un dato certo (basti pensare al rispetto per la Pacha Mama, Madre Terra) ma ovviamente non basta. I meccanismi della globalizzazione sono spietati: “Sto lavorando sul settore agrario e vedo un’agricoltura campesina ed indigena completamente abbandonata. Sto visitando l’Amazzonia in vari paesi e sono rimasto impressionato dalla sua distruzione sistematica e dalle conseguenze che ciò comporta” lamenta Padre François Houtart, sociologo novantunenne che vive a Quito e che è una delle voci più lucide di denuncia ed analisi della ‘crisi multidimensionale’ del mondo odierno. ” E’ un bene che l’enciclica di Francesco parli di questi temi, ma non so quanti l’abbiamo veramente letta”. E messa in pratica,poi……. Ce n’est qu’un debut, insomma…per rispolverare il vecchio slogan sessantottino.E ‘le combat’ si annuncia durissimo. Ma, sempre per citare l’enciclica : “Che le nostre lotte e le nostre preoccupazioni per questo pianeta non ci tolgano la gioia della speranza”. Amen.