l’incapacità di stare in silenzio nel tempo del caos e del rumore
di Fabrizio D’Esposito
in “il Fatto Quotidiano” del 20 marzo 2017
Il 17 marzo scorso, terzo venerdì di Quaresima, cioè del periodo cristiano che precede la Pasqua di Resurrezione, papa Bergoglio si è confessato come un comune credente durante la tradizionale liturgia penitenziale nella basilica di San Pietro, intitolata “Ventiquattro ore per il Signore”. Come ha però notato Vatican Insider, il sito “vaticanista” della Stampa, il pontefice ha rinunciato a pronunciare un’omelia, rispetto alle passate Quaresime. Francesco è rimasto volutamente in silenzio “in un momento di tanti e continui rumori”. Un silenzio per Dio, un silenzio spirituale nel segno della Misericordia. Già, il silenzio. Non solo in chiave religiosa. Viene in mente la battuta finale del felliniano La voce della luna, tratto dal Poema dei lunatici di Ermanno Cavazzoni, protagonisti Roberto Benigni e Paolo Villaggio. È quando Benigni alias Ivo Salvini dice: “Eppure io credo che se ci fosse un po’ più di silenzio, se tutti facessimo un po’ di silenzio, forse qualcosa potremmo capire”. In questi giorni, per Einaudi, è uscito Il silenzio di Erling Kagge (112 pagine, 12), venduto in venti Paesi. Norvegese di Oslo, Kagge è un esploratore solitario che ha cercato il silenzio in tre posti remotissimi: il Polo Sud, il Polo Nord, una cima dell’Everest. Kagge descrive la sua esperienza di silenzio laico: “Il silenzio arricchisce di suo. Possiede questa qualità intrinseca, esclusiva e preziosissima. È una chiave che ci consente di accedere a nuovi modi di pensare. Per me il silenzio non è un abbandono, non è qualcosa di spirituale, bensì uno strumento pratico per arricchire la vita”. Solo che viviamo un tempo di caos, di rumore senza sosta, soprattutto a causa dell’innovazione tecnologica. Qui, Kagge, declina la celebre frase di Blaise Pascal: “La disgrazia degli uomini proviene dal non saper starsene tranquilli in una camera”. È l’incapacità non solo di stare in solitudine ma di non riuscire a sopportare il silenzio. L’esploratore scandinavo cita i risultati di un’inquietante ricerca universitaria della Virginia e di Harvard: in pochissimi, tra i 18 e i 77 anni, sono stati capaci di rimanere chiusi in una camera dai 6 ai 15 minuti, senza aver accesso a uno smartphone. È la tragica assenza del silenzio.