a Venezia si vorrebbe creare un ghetto dei poveri per nasconderli dal resto della città

Venezia vuole nascondere i poveri

“Spostiamo le mense dal centro”

di Lorenzo Padovan
in “La Stampa”

Il Chilometro della cultura da una parte, la «Cittadella della povertà» dall’altra. In mezzo, una città, Mestre, da sempre sorellastra di Venezia, che si interroga sul proprio futuro e assiste allo scontro tra il sindaco Luigi Brugnaro e il Patriarca Francesco Moraglia sulla collocazione delle mense per gli indigenti, ora a due passi dalla zona dello strùscio.

A Mestre una serie di iniziative promozionali sta faticosamente cercando di garantire nuova linfa e opportunità socio-culturali ad un centro perennemente offuscato dalla Perla della laguna. È stato il vulcanico primo cittadino Brugnaro a lanciare la provocazione: «Spostiamo le tre mense che sono ricettacolo di disperazione: dobbiamo armonizzare la presenza di queste persone, liberando quell’area, comunque centrale, da un assembramento ormai insostenibile. Non solo refettori, ma ipotizziamo anche altri servizi complementari. Insomma, una “Cittadella della povertà” che concentri le opportunità per i senza tetto e offra solidarietà, non a scapito dei residenti». Un esercito di clochard che conta su almeno 200 unità: italiani e stranieri, con contaminazioni della delinquenza comune, che nel degrado sguazza e camuffa meglio i propri affari loschi.

Nessuna indicazione sull’ubicazione del «Quartiere dei poveri», ma numerosi indizi lo collocherebbero nei pressi del nuovo ospedale dell’Angelo. Peccato che le strutture in odore di trasloco siano di proprietà della Diocesi, che ha subito intimato l’altolà al progetto: «Sono rimasto un po’ sorpreso da questa iniziativa che immagino abbia buone intenzioni – è il pensiero del Patriarca di Venezia Moraglia -. Portare tutto in un luogo deputato alla carità, quasi come se ci fossero barriere divisive all’interno della comunità civica-sociale, non è solo nascondere la verità, è creare una disparità tra una società che crede di aver eliminato la sofferenza e una realtà che, per i suoi bisogni primari, vive ai suoi margini e la vede come un mondo proibito».
C’è apertura al dialogo, ma nessun preludio ad accordi che possano anche solo minimamente portare al rischio di ghettizzazione dei senzatetto: «Una riorganizzazione delle mense ci vede favorevoli, per scongiurare difficoltà anche a chi vive nel quotidiano», ha sottolineato il presule. Ma ha aggiunto: «Nello stesso tempo, dobbiamo prendere atto che la società è un corpo che comunica tra i suoi membri. Ci sono ricchezza, povertà, bambini, nonni, adulti, sani e malati e bisogna cercare, nel rispetto, di offrire servizi migliori a tutti, rimanendo attenti all’uomo concreto, alle sue stagioni e sofferenze».

Se la Chiesa stoppa il Comune, l’idea di Brugnaro – che a Mestre ha il suo feudo elettorale – è stata accolta dai residenti come un principio rivoluzionario: «Abito in zona da 50 anni – fa sapere Luciano Niero, portavoce del Comitato di via Querini, che già dieci anni fa chiese, invano, un intervento all’allora sindaco Massimo Cacciari -, ma adesso siamo al limite. Non si può uscire di casa senza imbattersi in chi urina sulla soglia, defeca sullo zerbino, bivacca per ore avvolto in qualche straccio. Nessuno più investe nel quartiere e le attività commerciali stanno scomparendo. Le parole del Patriarca mi sorprendono perché nel nobile sentimento della carità cristiana non ci sentiamo ricompresi: tutti protesi a stare vicini agli ultimi, ci si scorda dei cittadini invisibili che vivono una sofferenza silenziosa, in un’area che di fatto non è più casa loro».

thérèse poisson al c.c.i.t. 2014: marianna

 

MARIANNA

Thérèse Poisson

rom

“Con mio padre e mia madre e l’uomo che ci ha aiutato a passare il confine di nascosto abbiamo camminato tre giorni e tre notti nella foresta, senza mangiare né bere … avevo molta paura . Ci ha portato a Nanterre nella baraccopoli. Abbiamo ritrovato i Rom del nostro villaggio. Poi sono andata a chiedere l’elemosina per strada. Non ero abituata, ma eravamo in miseria e bisognava mangiare. Nel villaggio sono andata a scuola … Qui in Francia ho sposato mio cugino, ci vedevamo da quando avevamo 12 anni e ho avuto mio figlio Gimmy. Presto ho capito e mi sono vestita come una gagé e chiedendo l’elemosina ho incontrato tanta gente, donne che parlavano con me e ho chiesto un lavoro come domestica … E’ a Nanterre (in Francia ) nel 1992, che ho incontrato Marianna, di 14 anni, la prima volta. Spontaneamente, mi ha messo suo figlio Gimmy tra le braccia. Successivamente, Marianna pur essendo molto gracile si è sempre mostrata energica, volitiva e determinata, come la sua famiglia: “Abbiamo scelto di vivere qui e faremo di tutto per riuscirci”. La baraccopoli di Nanterre si é formata con l’ arrivo a scaglioni di Rom negli anni 1989/1990. Era enorme ed era composta da diversi quartieri. Una strada fatta da tante piccole roulotte una incollata all’altra, che formavano un budello. E’ lì che Marianna abitava con tutti i suoi parenti . In un’altra zona, i Rom avevano costruito con materiale di recupero delle piccole capanne; il loro allineamento formava delle strade. Al calar della notte, i topi si infilavano dappertutto e bisognava proteggere i bambini per tutta la notte. E ‘ in una di queste strade che ho incontrato Della con i suoi due figli. Più tardi, ha sposato Alexandre Romanes, un circasso. Un’altra area fatta da grandi roulotte era difficilmente accessibile perché pericolosa. Ad ogni visita alla baraccopoli di Nanterre diciamo il ” Padre nostro ” e apriamo la Bibbia tradotta da Padre Barthélémy, Yoska. Che emozione leggere la Parola di Dio nella loro lingua! La famiglia di Marianna è ortodossa, ma non abbiamo trovato nessun Pope disposto a fargli visita. Avevano un grande desiderio di offrire il loro figlio a Dio e sono andati con tutta la famiglia alla Chiesa del Sacro Cuore a Monmartre. All’epoca, il governo francese vedendo arrivare tutta quella gente si è posto il problema di come rimandarla indietro! Una mattina, tutti i capi di famiglia sono stati arrestati e rimpatriati il giorno successivo in Romania, con un volo charter … Il governo pensava che le donne e i bambini li avrebbero seguiti, ma loro sono rimasti ed hanno aspettato …che gli uomini tornassero! Il terreno di Nanterre era destinato alla costruzione di case, le espulsioni sono cominciate e tutto è stato distrutto con grande violenza. E’ stata una prova terribile! Tutto ciò che era stato iniziato: la scuola per i bambini, i documenti in via di regolarizzazione, ecc … tutto da ricominciare! Ma i Rom non abbassano mai le braccia, espulsi da un luogo, si sono messi alla ricerca di un nuovo posto. Ed é così che la famiglia di Marianna, con molti altri, è venuta a stabilirsi con le sue piccole roulotte su un grande terreno abbandonato vicino alla metro di LIEUSAINT. Su questo terreno sì sono radunate circa 700 persone. ( Rom recentemente espulsi e nuovi arrivati dalla Romania).  Dopo aver ricevuto molti inviti, abbiamo deciso di andare a passare il fine settimana del 15 agosto in roulotte, nel campo di LIEUSAINT. Jean-Marie e sua moglie Michèle, anch’essi incaricati pastorali dei viaggianti di Francia, sono venuti con me. Non sapevamo come sarebbe andata a finire! Appena i bambini si sono accorti di noi, ci sono corsi incontro e subito dopo il nostro arrivo al campo la nostra roulotte è stata sistemata, in un attimo, vicino ai genitori di Marianna. Ci hanno preso sotto la loro protezione e hanno capito pian piano che noi eravamo andati lì per tutti.

Siamo stati bombardati da domande: la scuola, il lavoro, le cure mediche, un parto che doveva avvenire di lì a poco, richieste di aborti … le vessazioni della polizia , ecc :Un pomeriggio, ho incontro una donna nella sua roulotte. Era stesa su una panca e non poteva più alzarsi . Allora ho preso dell’olio sul tavolo e l’ho massaggiata lungamente. Durante tutto il tempo, lei parlava. Quando si è seduta mia ha detto: “Mi hai guarito ! “Quanta sofferenza e quanta miseria nascoste! La sofferenza per il rifiuto, per la disumanità, per il disprezzo, per l’angoscia delle espulsioni, per le situazioni senza soluzioni.. .ascoltandola, mi sono venute in mente le parole:

“Erano come pecore senza pastore” “Mc 6,34

“Sappiamo bene infatti che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi per le doglie del parto ” Rin 8 ,22

Il tempo passa tra visite, caffè, ascolto e finisce molto tardi, ognuno racconta la sua vita. Una sera è arrivato un uomo; parlando ad alta voce mi chiede “Tu, Gagè che parli la nostra lingua, aiutaci a pregare ! “Improvvisamente un gruppo mi circonda. Presa alla sprovvista con la mia voce fioca e timida, ho sentito intonare il “Padre Nostro” in Romanes. Allora li ho visti alzare le braccia e ho sentito un mormorio che mi sosteneva e mi accompagnava, siamo veramente un cuore solo!

Il giorno successivo, parliamo dell’Assunzione, una grande festa ortodossa in Romania. La nostra roulotte diventa il TM.onastero’,é così che lo chiamano. ‘La vigilia del .15 agosto, da noi, dice una donna, preghiamo tutta la notte davanti l’icona con tante candele!. Allora mettiamo l’icona fuori sotto la tenda con le candele e l’incenso. Minaccia un temporale, gli uomini vanno in fretta nel bosco per costruire dei ripari; Adrian si prepara a leggere il Vangelo in Romanes, in quel momento arriva un vicino pentecostale, che ci rimprovera di pregare con delle immagini e degli idoli. ‘E’ l’amore di Dio e dei nostri ,fratelli che ci ha riunito qui su questo terreno’ abbiamo ribattuto. Subito dopo sono sgorgate invocazioni per una vita migliore e per le famiglie rimaste in Romania. ‘Non ci sono quelli di qui e quelli di laggiù’, fa allora notare il capofamiglia: “Siamo un solo popolo !”

Ho rivisto Marianna lo scorso ottobre. Che gioia ritrovarsi e ascoltarla mentre mi racconta: Sai, contrariamente a quanto pensano i Gagé, noi .Rom lavoriamo duramente per sopravvivere. Molto presto ogni mattina, prendevo la metro per fare le pulizie ad ore nelle case e ritornavo al campo solo nel pomeriggio. Dopo diversi anni ho avuto un contratto di lavoro per ,fare le pulizie nel supermercato e anche mio marito Gimmy e gli altri bambini sono andati a scuola.

lo non nascondo mai la mia nazionalità, e dico che sono zingara . Sono orgogliosa di essere zingara • Ho fatto delle lezioni di francese ed ho chiesto la nazionalità francese. Attraverso il mio lavoro mi sono fatta degli amici. Quelli dove facevo le pulizie prima sono invecchiati e continuo ad andare a trovarli. Sai che Ginmly lavora ed è padre di due bellissimi bambini che vanno a scuola?’

La storia di Marianna, è una storia che assomiglia sicuramente a quella di molte altre storie plasmate da tante lotte e piene di energia. lo non faccio che riportare qualche momento, qualche aspetto, qualche frammento di vita … non so se questo potrà rispondere alle grandi domande sollevate dalla signora Suzana Jovanovic ?

Per quanto mi riguarda, lo considero una grande opportunità aver potuto condividere dei momenti di vita con Marianna, con la sua famiglia e con molti altri Rom dei campi dì Nanterre, LIEUSAINT ed altri campi. E’ stata anche una grande opportunità aver potuto vivere questi momenti con altri membri della Chiesa e delle associazioni. Quando ci ripenso mi rendo conto che l’incontro con l’altro è una grande ricchezza. E’ anche più di una ricchezza, é una Grazia. E’ la Grazia di costruire insieme una’ fraternità’ autentica. Grazia di riconoscere che Dio è sempre davanti a noi e la certezza che è Lui che noi incontriamo nell’altro. Sì, io credo di poter dire che attraverso gli incontri con i Rom, ho visto e riconosciuto la presenza di Dio. Ho avuto come l’impressione di ‘toccare Dio. Inoltre, il contatto con loro, la loro energia e la loro capacità di risollevarsi mi ha sempre incoraggiato e stimolato ! E’ un popolo che guarda avanti, che guarda in avanti e in questo senso, credo che abbia qualcosa da dire alla società e alla Chiesa

 

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