Capo rom contro C. Stasolla’, presidente della 21 Luglio: “Se parli ancora della Barbuta ti mando in coma”
Minacce dal boss del ‘villaggio’ durante la presentazione del dossier Campo Nomadi Spa, nell’aula consiliare del VII Municipio
Carlo Stasolla: “A preoccuparmi è più il silenzio delle istituzioni”
“Non parli più del campo, se continua lo mando in coma”
così il rom del campo ‘la Barbuta’ si è rivolto pubblicamente, durante la presentazione del dossier ‘campo nomadi spa’, al presidente Carlo Stasolla dell’ ‘Associazione 21 luglio’ la onlus che si batte per la chiusura dei campi nomadi, e in questa presentazione lo fa mostrando, cifre alle mano, quanto il Comune spende per un campo, e quali sono i risultati in termini di inclusione sociale dei rom
di seguito la ricostruzione della presentazione del dossier e della minaccia di Sartana Halilovic così come resocontato dalla stampa e un breve scambio di idee che Marcello Palagi e Agostino R. Martir hanno avuto tra di loro e che non può non condividere chiunque non si limiti ad osservare la realtà dei campi nomadi dal di fuori, per così dire, facendo progetti sulle teste dei rom, ma, conoscendo la realtà dall’interno, costata da sempre che certi cosiddetti ‘beni rari’ suscitino l’interesse e l’appetito non solo di qualche ‘capo’ o ‘rappresentante’ autopromosso del popolo rom ,ma anche di organizzazioni che finiscono per sostituirsi, con altri metodi – ovviamente – a quelli, ma non proprio e sempre per il vero interesse dei rom nel rispetto delle loro modalità di organizzare la vita familiare e comunitaria e dei bisogni di ciascuno:
Per la gestione dei ‘villaggi attrezzati’, il Campidoglio avrebbe speso nel solo anno 2013 ben 24 milioni di euro. Troppe risorse, ma soprattutto gestite male, secondo l’associazione, perché destinate in minimissima parte, l’1%, a politiche di inserimento della comunità. Insomma, dalle cifre sciorinate durante la presentazione, emergono costi stellari per mantenere in vita la “spa”, e progetti di inserimento abitativo, già sperimentati con successo in altre città, che invece se abbracciati consentirebbero di abbattere le spese con maggiori tutele e diritti per i destinatari.
Ma non sono tanto i dati generici a innervosire il boss Sartana, che comunque si schiera in difesa dei campi. Il balzo dalla sedia e l’intervento choc arrivano con l’accenno a un altro studio che riguarda nello specifico La Barbuta e che verrà illustrato nel dettaglio dall’associazione in autunno.
“LA RESISTENZA DEI POTERI FORTI”
“Nessun rappresentante delle istituzioni presente ha aperto bocca, neanche una parola di solidarietà”. Ma non è un fulmine a ciel sereno. “Che ci siano molte resistenze da parte di forze politiche, sedicenti rappresentanti dei rom e associazioni lo sappiamo. Sono poteri forti, che hanno tutto l’interesse economico a far sì che la situazione resti com’è”.
Il boss che ha minacciato di “mandarlo in coma”, ne sarebbe un esponente. “Siamo certi che non parli a nome della comunità rom, si definisce un ‘rappresentante’, ma in un sistema democratico qualunque, per parlare di rappresentanza, serve una votazione, una legittimazione da parte della comunità, che di fatto non c’è”.
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Succede, quando si decide per i rom, sulla loro testa. Allora,se serve, si “scopre” e sputtana anche che esistono i boss del campo e si addossa loro la colpa del fallimento dei nostri progetti. I rom sono sempre buoni se si adeguano a noi, ritornano ad essere brutti, sporchi e cattivi se invece vogliono fare di testa loro. Questo è il volontariato che si inventa il mestiere del protettore. E che si inventa anche una nuova democrazia, assumendosi la rappresentanza dei rom con le istituzioni e altre associazioni di gagé “per i rom” . Nessuno di loro è stato eletto dai rom a loro rappresentante, ma accusano e sputtanano i rom di avere dei boss non eletti: Ma loro , questi volontari, cos’altro sono se non nuovi, veri boss che sanno quale deve essere il bene dei rom e aspirano al potere di decidere per loro? Tanto più potenti, quanto più legati e dialoganti con le istituzioni. Devono invece essere i rom a organizzarsi, quando lo vorranno e ci riusciranno, e a decidere di se stessi, se stare nei campi o se andare nelle case popolari o altro ancora. Il fatto che Stasolla riduca il problema a una questione di soldi – Il comune, risparmierebbe se mettesse i rom nelle case popolari – chiarisce da che parte stia. Sono i soldi che decidono, non i diritti, la propria cultura, il proprio gruppo, l’identità a cui ciascuno tiene. Il cosidetto boss, vuole solo difendere il suo sacrosanto diritto di stare in un campo e di non farsi omologare da volontari e antropologi che hanno deciso che i rom non sono “nomadi” e che il comune deve risparmiare, perchè loro vogliono mettere i rom nelle case popolari… Sempre peggio.
http://m.romatoday.it/politica/minacce-carlo-stasolla-21-luglio-rom.html
Caro Marcello e’ proprio quello che penso anch’io. Volevo commentare anch’io, ma da una settimana faccio il “carrozziere”, sto lavorando sul camper in vista della revisione (tra 5 giorni), e con tutti qs temporali mi ritardano tanto.
Quando qs mattina ho trovato qs notizia, pubblicata solo su Roma..e qs. gia la dice lunga: 21 luglio divulga sul territorio nazionale solo i suoi “successi”.. dando per scontato di essere portavoce e depositario unico dei Rom.I cosidetti “Boss” dentro i campi, che sempre ci sono stati e con i quali le amministrazioni hanno dialogato in svariate occasioni, allora li chiamavano “portavoce” del campo. Li usavano anche per far fare a loro i lavori “sporchi” (controllo, allontanamento, spie..), poi quando non servivano piu’, perche’ subentravano associazioni gage’ ben piu’ affidabili, ecco che i portavoce rom diventano boss, pericolosi e un inciampo.
Che nei campi ci siano dei cosidetti ” boss” e’ vero, ma con caratteristiche e stili completamente diversi dal nostro immaginario usuale.
Ciao ago
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