giornata dei Migranti 2016
contro falsità e chiusure antievangeliche
Tratto da: Adista Notizie n° 29 del 05/09/2015
“Migranti e rifugiati ci interpellano. La risposta del Vangelo della misericordia”
sarà il tema della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 2016, che si celebrerà il prossimo 17 gennaio e che è stata creata nel 1915, quando da noi la situazione – pur sempre drammatica – era capovolta e ad emigrare erano gli italiani.
La notizia del titolo scelto da papa Francesco, pubblicata lo scorso 20 agosto sul sito del Vaticano, è stata poi accompagnata da un comunicato del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, che inquadra l’evento nell’ambito del Giubileo straordinario – Anno della Misericordia (dall’8 dicembre 2015 al 20 novembre 2016) – indetto dallo stesso Francesco con la Bolla Misericordiae Vultus dell’11 aprile scorso.
Alto è il rischio che, nell’attuale convulso dibattito, si dimentichi «la drammatica situazione di tanti uomini e donne, costretti ad abbandonare le proprie terre», per questo il comunicato sottolinea con forza che quella dei profughi è «una realtà che ci deve interpellare» e rilancia le parole del papa contenute nella Bolla: «Non cadiamo nell’indifferenza che umilia, nell’abitudinarietà che anestetizza l’animo e impedisce di scoprire la novità, nel cinismo che distrugge. Apriamo i nostri occhi per guardare le miserie del mondo, le ferite di tanti fratelli e sorelle privati della dignità, e sentiamoci provocati ad ascoltare il loro grido di aiuto». L’invito pressante del papa è dunque a «spezzare la barriera di indifferenza che spesso regna sovrana per nascondere l’ipocrisia e l’egoismo».
Ma c’è dell’altro. Il Dicastero riflette sulle risposte messe in campo di fronte ad un fenomeno tanto drammatico e richiama il popolo di Dio al dovere evangelico di annunciare la liberazione agli oppressi: tra le opere di misericordia c’è anche «quella di accogliere i forestieri. E questo senza dimenticare che Cristo stesso è presente tra i “più piccoli”, e che alla fine della vita saremmo giudicati dalla nostra risposta d’amore».
Tra le altre cose, in coda al comunicato, il Pontificio Consiglio invita tutte le comunità cristiane a sensibilizzarsi sul tema e a celebrare la Giornata mondiale vicino ai nuovi venuti; propone che l’evento principale del Giubileo coincida con il 17 gennaio, così da rafforzare il messaggio sull’accoglienza; invoca infine un’attenzione verso i migranti quotidiana e concreta.
Chiamati a liberare
Ma in questo travagliato agosto di evangelico c’è stato ben poco. E anzi, con i muri di Ungheria e Macedonia, le “guerre” di confine tra Italia e Francia o tra Francia e Inghilterra, le ferme dichiarazioni di chiusura di molti premier europei, fino ad arrivare alle sempre colorite esternazioni leghiste di casa nostra, le risposte del mondo politico e dei cittadini europei sono parse ben poco ispirate ai valori cui sovente hanno richiamato Francesco e la Chiesa europea.
«Io credo che sia normale avere paura», è il commento, a margine della pubblicazione del tema della Giornata 2016, rilasciato a Radio Vaticana dal presidente del Dicastero per i Migranti, card. Antonio Maria Vegliò. Consapevole che la paura è «nella natura umana», il cardinale ribadisce però che i muri non hanno senso e che le misure estreme non vanno mai bene: «Bloccare tutti, mandare via tutti, rompere trattati internazionali, per difendere la propria identità nazionale, non è ragionevole». E qui entra in gioco il ruolo della Chiesa, aggiunge Vegliò: «La Chiesa in fondo ci aiuta a non dimenticare che Gesù è presente tra i più piccoli, tra i più sofferenti, tra quelli che hanno più bisogno degli altri. La Chiesa, essendo discepola di Gesù, è chiamata a liberare, ad annunziare la liberazione di quanti sono prigionieri delle schiavitù della società moderna». Ma la Chiesa ha anche il compito di sollecitare il mondo politico e le istituzioni internazionali a mettere in campo politiche coraggiose e lungimiranti. Un esempio su tutti: queste persone arrivano in Europa perché scappano da povertà e soprattutto da guerre. Ma «le guerre si fanno con le armi». E, conclude Vegliò, «chi sono quelli che vendono le armi? Sono in genere i Paesi ricchi», che oggi fanno di tutto per chiudere le porte alle vittime delle loro economie.
Onestà intellettuale
Il 24 agosto, in un approfondimento per l’agenzia Sir, anche p. Giulio Albanese – missionario comboniano, giornalista, fondatore dell’agenzia missionaria Misna, collaboratore di Avvenire – è tornato sul tema proposto dal papa. Molti cittadini europei «manifestano grande insofferenza di fronte all’acuirsi del fenomeno migratorio». Si tratta di una sfida, sottolinea il missionario, «rispetto alla quale vi è un forte condizionamento da parte di chi specula, manipolando le coscienze e seminando zizzania», diffondendo falsità e pregiudizi, al fine di vedere accresciuto il proprio consenso mediatico o elettorale. «È un problema di onestà intellettuale», accusa Albanese, ricordando che «sono decenni, soprattutto nel nostro Paese, che passiamo da un’emergenza all’altra, tutte segnate da fibrillazioni ansiogene»: prima i marocchini, poi gli albanesi, poi i rumeni, e così via. Per questo motivo, commenta ancora Albanese, il papa «invita le nostre comunità ad operare un sano discernimento, interpretando uno dei più significativi “segni dei tempi” della nostra storia, quello della mobilità umana, alla luce del Vangelo».
In calce al commento, il comboniano aggiunge un preciso richiamo: «Quanto pesa nel nostro discettare, spesso a vanvera, la miseria di quei popoli, quasi mai mediatizzati, ai quali abbiamo imposto oneri a non finire affinché l’azione predatoria nei confronti delle loro risorse passasse indisturbata? Poco importa che l’oggetto del contenzioso siano minerali pregiati o fonti energetiche, la verità scomoda, che molti vorrebbero davvero non trapelasse, è che il nostro mondo civilizzato (o presunto tale) continua ad imporre il primato del business sul sacrosanto valore della persona umana creata ad immagine e somiglianza di Dio». E questo – conclude Albanese puntando il dito contro i “Salvini” di turno che amano accusare il papa e gli ecclesiastici di scarso senso della realtà – «non è chiacchiericcio intriso di “buonismo”, ma Vangelo».
* Recinzione in “difesa” del confine tra Spagna e Marocco a Melilla. Fotografia di Ongayo, tratta dal sito Wikimedia Commons. Licenza e immagine originale