caro papa: c’è speranza anche per noi?
seicento ergastolani italiani scrivono al Papa in vista del Giubileo straordinario della Misericordia, denunciando che il carcere a vita “è disumano”. L’iniziativa è stata presa dall’ergastolano Giovanni Lentini, 41 anni, un calabrese di Crotone, che sta scontando la pena per omicidio a Fossombrone
insieme a Lentini, hanno apposto la firma centinaia di persone, detenute in diversi carceri della Penisola, sul cui certificato appare il “12/12/9999” come fine pena: praticamente mai
la lettera, con le adesioni raccolte con l’aiuto di un altro ergastolano, Carmelo Musumeci, è stata recapitata a papa Francesco, che ha risposto tramite l’ispettore generale dei cappellani del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, don Virgilio Balducci. Il sacerdote, rivolgendosi al cappellano di Fossombrone, don Guido Spadoni, ha così scritto: “Testimonia a Giovanni Lentini che papa Francesco prega per lui, perché la giustizia migliori, anche per lui sarà possibile gustare la misericordia del Padre
Nella lettera i carcerati esprimono tutta la loro amarezza:
“Neanche se riuscissimo a sopravvivere per altri cinquant’anni e quindi per i prossimi Giubilei – scrivono – potremmo avere la possibilità di partecipare personalmente all’indulgenza plenaria poiché siamo condannati ad una pena perpetua. La cosa peggiore è che nelle condizioni in cui ci troviamo non possiamo offrire opere meritorie per ottenere l’indulgenza, ma nonostante i nostri limiti, le nostre debolezze, vogliamo partecipare seppure a distanza a questo evento straordinario inviandoti questo nostro scritto, questa nostra preghiera”.
Gli ergastolani concludono con un appello:
“Santo Padre – scrivono – auspichiamo che nell’anno del Giubileo, tu possa rinnovare l’invito agli uomini del potere affinché aboliscano questa pena assurda che si espande anche a chi ci sta vicino, i nostri figli e i nostri familiari. Secondo noi non esiste un male maggiore ed un male minore, uno da punire ed uno no. Il male è male, è una caduta, un distacco dall’amore divino, tutti cadiamo in un modo o in un altro. La cosa più importante però è riuscire a rialzarci con la certezza che siamo già stati salvati da Cristo”.