una svolta nella chiesa
La svolta «pastorale» necessaria alla Chiesa di Fulvio De Giorgi
in “l’Unità” del 10 aprile 2013 C’è una grande svolta a cui la chiesa appare oggi vicina: se ne hanno ormai tanti segnali. E tuttavia, pur chiara nel suo profilo di fondo (c’è chi la chiama «nuova evangelizzazione», chi «vangelo vissuto»), questa svolta appare difficile da mettere a fuoco, se non si rimanga sul piano astratto della dottrina ma se ne vogliano individuare i contorni nei vissuti comunitari. Cosa implica la svolta, sul piano pastorale? Questa la domanda, ormai ineludibile, che deve ricevere risposta. E dal tipo di risposta che si darà deriveranno conseguenze, non solo ecclesiali e religiose, bensì anche sociali, di bene comune, di fratellanza. La Chiesa italiana da tempo è in ricerca ma, insieme, sembra fare molta fatica a liberarsi da schemi pastorali dell’altroieri, che hanno dominato incontrastati la scena per un lungo periodo e si sono rivelati, alla fine, inadeguati, da più punti di vista. Non si tratta però di mera «ingegneria pastorale», da tecnici delle strategie di una sorta di marketing religioso. Non serve alla Chiesa una migliore strategia di mercato, e neppure un governo dei tecnici del «sacro», che stilino a tavolino schemi e progetti culturali. In questa fase è importante avere chiaro, soprattutto, il sentimento di fondo: lo «stile» se si vuole. Cioè quell’insieme di atteggiamenti, di comportamenti spontanei, di linguaggi e di sensibilità, che fanno capire bene, attraverso la forma, il contenuto di cui si parla. Perché questo è il rischio che – almeno dalla seconda parte del pontificato di Giovanni Paolo II – la Chiesa sta vivendo: una sorta di «dissonanza cognitiva», che naturalmente disorienta e impedisce, in via preventiva, ogni dimensione pedagogica reale. In altri termini, non si percepisce la coerenza tra forma e contenuto, tra medium e messaggio. Pur articolandosi in tante subordinate specifiche, la dissonanza cognitiva di fondo è tra Concilio e non-Concilio: con un paradossale acuirsi del problema, proprio durante il pontificato di Benedetto XVI, che pure voleva a suo modo sanarlo. È chiaro che la dissonanza cognitiva lega, paralizza i movimenti, blocca ogni passo, rallenta tutto, in perfetta buona fede. Papa Francesco ha suscitato un grande e rapido consenso proprio perché ha, da subito e in maniera chiara ed efficace, indicato il passo per superare la dissonanza cognitiva. Ancora, in realtà, non ha compiuto grandi scelte di governo, non ha nominato gli uomini delle posizioni-chiave, non ha promosso riforme né pubblicato encicliche. Eppure è innegabile che abbia messo in moto una spinta – liberatoria – al cambiamento. Si può meglio capire il senso di tutto ciò e le difficoltà non piccole che, almeno in Italia, ci sono, riflettendo sulla diretta televisiva che Tv 2000 – cioè l’emittente dei vescovi italiani – ha condotto della messa del Papa in Laterano, domenica scorsa. L’omelia di Papa Francesco chiariva benissimo la direzione di marcia, lo «stile»: «Questo è lo stile di Dio: non è impaziente come noi, che spesso vogliamo tutto e subito, anche con le persone. Dio è paziente con noi perché ci ama, e chi ama comprende, spera, dà fiducia, non abbandona, non taglia i ponti, sa perdonare (…) Gesù ci mostra questa pazienza misericordiosa di Dio perché ritroviamo fiducia, speranza, sempre!». Lo stile della Chiesa, rispetto a chi si è allontanato (e non sono pochi), non deve tagliare i ponti con impazienza, ma avere sguardi di misericordia, di perdono e di speranza. Ebbene, proprio dopo l’omelia papale, nella diretta di Tv 2000, i commentatori inserivano brani stralciati dal De ecclesiae catholicae unitate di S. Cipriano di Cartagine, che ammonivano: «Chi, allontanatosi dalla Chiesa, si unisce a un’adultera, si separa dalle promesse della Chiesa, né perviene ai premi di Cristo chi abbandona la Chiesa di Cristo: è un estraneo, un profano, un nemico». Cioè il senso trasmesso era proprio l’opposto di quello che aveva detto il Papa: chi si allontana dalla Chiesa è un nemico. Siamo in piena dissonanza cognitiva. Vedremo se questa svolta pastorale si realizzerà compiutamente e con un’efficacia tale da dissipare ogni residuale dissonanza. La Chiesa recupererebbe quella scioltezza di movimenti che è così necessaria per ridare slancio e riconoscibilità alla sua testimonianza del vangelo.