una voce così ‘altra’ da interpellare tutti, anche i non credenti
nella chiesa una voce che è “altra”
di Francesco Jori
in “Trentino”
quando Francesco mette costantemente al centro gli ultimi, lo fa perché li conosce da vicino, e perché crede che la dignità della persona di qualsiasi fede e razza venga prima di ogni altra cosa. Non è questa in fondo l’essenza del Vangelo? In realtà, …la Chiesa proposta da Bergoglio interpella in primo luogo un Occidente ripiegato sull’illusoria difesa delle proprie sicurezze, a partire da quelle economiche. E chiama in causa tutti, compreso chi non crede
Tremate fratres. Il Papa venuto dalla fine del mondo porta con sé l’inizio della fine di un piccolo mondo antico proprio dell’Occidente cattolico; e che ha radici robuste soprattutto a Roma, nei palazzi vaticani. Dove c’è chi è rimasto fermo a una concezione di Chiesa molto più vicina alle pur legittime logiche del potere che alle questioni concrete della vita reale; più attaccata alla forma che alla sostanza; più attenta alle regole che alle persone. Il nuovo corso di Francesco evidenzia una distanza profonda da queste prassi. Lasciamo stare le polemiche spicciole, che rischiano di far perdere di vista la questione vera: a confronto sono due visioni non solo diverse ma opposte di essere Chiesa. Per anni, anzi di più, la voce plurale dei vescovi italiani è stata compressa e costretta nella posizione ufficiale della Cei, la conferenza episcopale. I cui vertici hanno scelto come via preferenziale il rapporto con il potere politico, facendosi paladini di un’unità dei cattolici che nei fatti si era dissolta da tempo: già da quando la Dc era ben viva e vegeta, come segnalato dai referendum sul divorzio e sull’aborto. Una linea non necessariamente adottata (salvo malandrine eccezioni…) per riceverne favori o comunque per scopi poco trasparenti, ma nella convinzione che questo corrispondesse alle esigenze del mondo cattolico; con larghi strati del quale i vertici della Chiesa italiana, ma pure non pochi vescovi, avevano peraltro perso la sintonia. E’ una strategia che ha avuto a lungo come interprete principale il cardinal Ruini, ma che non si è certo esaurita con la conclusione della sua presidenza della Cei nel 2007: come conferma l’attuale scottante dibattito sulle unioni civili. Solo che la vecchia unanimità di facciata non regge più, e per la Chiesa non può essere che un bene: c’è una sostanziale differenza tra i Bagnasco e i Bertone da una parte, i Parolin e i Galantino dall’altra. E non solo di stile pastorale. D’altra parte, le recenti scelte di tanti nuovi vescovi ridimensionano sempre di più le vecchie logiche di quella parte della Cei che non a caso nell’elezione del nuovo pontefice si era maldestramente sbilanciata sul cardinale Scola, fino a dare quasi per fatta la sua successione a papa Ratzinger. Anche qui, tuttavia, bisogna stare molto al di sopra delle polemiche di giornata. Non è in gioco solo la fede. Sta cambiando il baricentro del pianeta, con un Occidente in vistosa decadenza e un Sud che sta affacciandosi alla ribalta della Storia: dove c’è un’altra Chiesa, vitale nei numeri ma soprattutto nella sostanza. Che è poi quella più autentica: quando Francesco mette costantemente al centro gli ultimi, lo fa perché li conosce da vicino, e perché crede che la dignità della persona di qualsiasi fede e razza venga prima di ogni altra cosa. Non è questa in fondo l’essenza del Vangelo? In realtà, al di là delle singole e magari controverse questioni, la Chiesa proposta da Bergoglio interpella in primo luogo un Occidente ripiegato sull’illusoria difesa delle proprie sicurezze, a partire da quelle economiche. E chiama in causa tutti, compreso chi non crede. Non è un papa venuto dalla fine del mondo, come si era descritto egli stesso la sera dell’elezione; ma da un altro mondo. Che facciamo fatica a vedere. Ma al quale, che ci piaccia o no, dovremo abituarci.